VII

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(Sebastian Graves)

Quella sera, quando gli ospiti se ne furono andati, mi chiamarono nelle cantine. Dopo l'intervento di Balthazar l'atmosfera era cambiata drasticamente, le risate sollazzate o le liti per determinare il più forte erano cessate e si era annidato nei maghi, nelle famiglie dei ragazzi rifiutati, uno strano sentimento.

Rancore, credo.

Nessuno dei Graves capì perché Balthazar avesse deciso di prendere me come allieva, benché meno perché avesse intenzione di prendersi tutte le responsabilità e i pericoli per una come me. Gli ospiti se ne andarono in silenzio, borbottando. Si sarebbe parlato per molto tempo di quell'edizione, il sogno di Catelyn, ma per un motivo diverso.

«Te l'avevo detto che ci stava tenendo nascosto qualcosa, ci mancava soltanto che un mago come Balthazar se ne accorgesse. Quel tipo porta solo guai» sbraitò Catelyn, camminando su e giù. «È ovvio che è successo qualcosa, Anselm, guardale i capelli!»

Me li tirò per mettermi in mostra davanti a mio padre, il quale restò in silenzio. Quando mi lasciò, tentai di mettermeli in ordine da sola, pettinandoli con le dita.

«Non so cosa sia successo, ma sei nei guai anche tu, Alex!» continuò in rimando.

«Io non ho fatto niente!» sentenziò lui aspro.

William si accese un'altra sigaretta, aspirò il fumo e lo mandò fuori. «Balthazar legge le anime altrui, probabilmente non ti avrebbe scelto comunque. Sei fin troppo ottuso e prepotente per prendere ordini. I maghi modellano, se uno studente non è disposto ad ascoltare è inutile.»

«Ne troverò un altro, uno molto più bravo» commentò Alex, scrollando le spalle. «Vero, mamma?»

«Farai il tuo cammino, con o senza di lui» gli diede ragione. «E quanto a lei, no, glielo vieto. La mia parola varrà pure qualcosa.»

Diana scosse la testa. «Non in questo caso, signora. Il cammino è un percorso che deve essere intrapreso solo da allievo e stregone, Emily non è figlia sua. Se il signor Graves approva lei non ha diritto a nulla.»

A Catelyn la risposta non piacque. Guardò Randall, sperando gli dicesse una scappatoia, ma anche lui diede ragione alla collega.

«Non ha reclamato alcun diritto di famiglia fino ad adesso, arrivati a questo punto il mago può assumere il ruolo di tutore» confermò. «Ma un tipo come Balthazar scegliere proprio Emily... mi pare strano.»

William si alzò dalla botte di legno su cui era seduto e spense la sigaretta a terra. «L'ho detto io che stava fingendo. Complimenti, Emily, sei stata molto convincente» si congratulò, dandomi delle pacche sulla testa. «Chissà, magari un giorno sarai tu a fare qualche magia a noi vecchi.»

«Non dire sciocchezze, è un'umana» parlò Donovan severo. «Questo Giudizio...»

«Non cambierà la decisione del mago» giudicò mio padre, sistemandosi i gemelli d'argento della camicia. «Conosco molto bene a Balthazar. Magia o no è testardo, insisterà in ogni caso per tenerla con sé.»

«E non c'è alcun modo per convincerlo?» domandò Catelyn, impensierita. «Non può pensare di venire qui, mettere in subbuglio tutta la proprietà e vantare chissà quale diritto!»

Randall si grattò il mento. «Non senza andare contro le regole. Balthazar non segue il Codice, ma se gli altri maghi sapessero che non avete rispettato le tradizioni perdereste credibilità e rispetto. Se posso darvi un consiglio, signora, lasciategli la bambina. Ci saranno altri maghi disposti a prendere Alex come allievo» cercò di sollevarla.

Il problema principale non era il mago per Alex, ero io. Catelyn non voleva lasciarmi andare liberamente in giro per il mondo, specie con quel matto a insegnarmi la magia. Balthazar non sceglieva mai a caso, ogni sua azione era ponderata in base a una futura condizione e io dovetti sembrargli utile per qualcosa.

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