XIV

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(Ibbie Graves)

Presi a lavorare per i Graves in quel periodo. All'inizio erano mansioni semplici, sorvegliavo o presenziavo come portavoce in altri clan o istituti privati di magia. Non facevo niente di importante, parlavo poco dato che la mia presenza in tutti i luoghi fosse non voluta e superflua. Tutti i clan mi conoscevano come la figlia bastarda di Anselm Graves che era stata addestrata da Balthazar, il grande mago sopravvissuto, e sopportavano la mia presenza solo per lui.

A mano a mano imparai le mansioni e tutti i doveri che portavano con sé, e gli incarichi divennero più difficili ed estenuanti. Appostamenti lunghi giorni su probabili maghi ribelli o fuggitivi del Consiglio, cacce agli Eretici, per non parlare dei Demoni che vagabondavano nei territori confinanti. La parte più noiosa era assistere alle riunioni del clan come testimone, duravano ore intere e spesso erano confusionarie, piene di insulti e urla a sfavore o favore di qualche nuova legge o proposta.

Dopo le missioni mi toccava redigere i rapporti ed era sempre compito mio. A parte i lavori la mia vita rimase la stessa con Balthazar e nessuno dei Graves mi dette più sostanziali problemi. A volte Cody e Gage, ubriachi, venivano nel nostro orto a dare fastidio. Bastava far grandinare o evocare qualche feticcio mostruoso per farli fuggire via. Balthazar mi teneva sempre occupata in qualche modo, seppure non avesse più cose da insegnarmi si inventava nuovi giochi e ci divertivamo.

Un giorno d'autunno venne da me. Stavo preparando il pranzo con le patate selvatiche e la carne, proprio come piaceva a lui.

«Ho una notizia da darti» disse.

«Buona o cattiva?»

Battuta. Non c'erano mai buone notizie. Non per me.

Balthazar si strofinò la leggera barba scura non rasata sul mento. «Sono stato dai Graves, questa mattina. Ho portato i rapporti che hai compilato.»

Posai il mestolo, preparandomi a sentire le nuove lamentele di Catelyn sul mio atteggiamento o abbigliamento. L'ultima volta che ero stata a Vancouver insieme ad Alex e mio padre a una riunione del Concilio mi ero beccata numerosi rimproveri per via del vestito troppo aderente che portavo.

«Ti ricordi il clan russo, i Medvedev?» domandò.

Roteai gli occhi. «Gli orsi che volevano scambiarmi per un Demone? Oh, sì.»

«Catelyn ha venduto tuo cugino Liam a loro.»

Mi bloccai, convinta di non aver sentito molto bene. «Venduto?»

Balthazar ci rifletté, poi si corresse. «No, un momento. Lo hanno scambiato per un Demone. Il mago di famiglia di Medvedev è morto poco tempo fa e hanno richiesto a uno dei clan di fornirgliene uno nuovo. Hanno mandato Liam.»

«Lo hanno venduto! Che bastardi!» strillai fuori di me, conficcando il coltello nel tagliere. Mi pulii le mani e mi mossi. Balthazar mi bloccò, fece scomparire il pomello della porta e rimasi segregata, senza via di fuga. «Lasciami uscire subito!»

«So cosa vuoi fare» fece. «Non servirà.»

«Era mio cugino!»

Ed era un bastardo, per quello Donovan lo aveva proposto. Non lo voleva tra i piedi. Avrebbero potuto mandare Diana o Randall, se non Grace, erano molti i ragazzi che facevano esperienze all'estero e di sicuro cambiare aria le avrebbe fatto bene, specie per me.

«Liam era un mago, Emily, e sai che i maghi in questo mondo non hanno molta scelta. Ai Medvedev ne serviva uno. Sono una famiglia all'antica, ma sanno ricompensare chi li serve e li aiuta. Qui non aveva niente, almeno là potrà costruirsi un futuro e vivere.»

Ero conscia che il suo ragionamento fosse giusto. Nessun bastardo nella casa natia aveva possibilità di successo, bene o male se fosse restato avrebbe servito i Graves allo stesso modo per molto meno. Liam era un ottimo mago e uno splendido ragazzo, era venuto a mangiare a casa molte volte con il fratello.

The falloutWhere stories live. Discover now