XXXIV

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(Angie Peterson)

Uscimmo in giardino sotto il sole. Tirai Bucky per la mano, sperando di arrivare presto al cottage e spiegare tutto a Balthazar e parlare finalmente con il soldato per sapere le sue vere intenzioni.

Alex mi bloccò. «Dobbiamo parlare di ciò che è successo. Lo hai visto? Era furioso. È palese che è successo qualcosa. Ce l'aveva con te» mi fece notare.

Mi innervosii. «Oh, che novità, benvenuto nella mia vita, Alex. Ce l'hanno sempre tutti con me. Sono il bidone dell'indifferenziato per i vostri malumori.»

Gli girai intorno e ci seguì. «Dico sul serio, Emily. Voi due siete le ultime persone che hanno visto vivo Dijkstra e quel mostro. Il Concilio può decidere di convocarti per un appello ufficiale.» Soffiai esausta. «Hai notato qualcosa di strano in quel laboratorio, magari delle pillole o cose del genere?»

«Era un laboratorio, Alex, era tutto strano!» esclamai angosciata.

«Perché ora fai così?» chiese, non capendo il mio comportamento.

Non ero solo stressata, ero al limite della sopportazione umana in quel momento. Non volevo dargli un pugno, ma lo avrei fatto se avesse ancora insistito.

«Non te ne è mai fregato niente da piccoli della mia opinione, non volevi nemmeno te la dessi» misi in chiaro. «E smettila di seguirmi, ho da fare.»

«Cosa?»

«Cose» sviai rabbiosa e Alex guardò storto Bucky. «Perché te ne frega tanto? È finita. Hai sentito, no? Siamo in punizione, benvenuto nell'angolo dei bambini cattivi. Non c'è più niente da uccidere o proteggere.»

Il ragazzo si umettò le labbra in difficoltà. «Sta succedendo qualcosa di strano, so che l'hai notato anche tu. Papà non avrebbe mai mandato dei mercenari solo per eliminare dei file da dei computer. Conosco papà e gli zii. C'era qualcosa che li turbava, erano agitati» disse. «Ti ricordi cosa ha detto Dijkstra alla fine? Gli ho detto "faremo di tutto per proteggere questo mondo" e lui ha detto "anche noi". E se lo avessimo interpretato male?»

Mi bloccai, ascoltandolo. Ricordavo bene le parole dell'Alain morto, delle strane storie su Valoran, il mondo parallelo, sugli Oracoli e sui due dei. Non mi interessava la profezia, tuttavia ogni persona, persino umana, sapeva che una battaglia tra dei fosse catastrofica.

Bucky corrugò la fronte, meditabondo. «Ha detto che la creatura stesse cercando uno dei due dei perché voleva tornare a casa. Forse la Paladina non aveva idea di cosa avesse fatto e di conseguenza non poteva replicarlo, ma un dio sì. Un dio controlla spazio e tempo insieme, universi e linee temporali all'unisono senza mai intaccarle.»

«Perché imprigionare la creatura allora?» chiesi.

Mio fratello scosse la testa. «Non la stavano trattenendo, ma aiutando. Gli Eretici stavano cercando i due dei per il mondo, nel frattempo stavano scappando da noi. Proteggevano il mondo tenendo l'essere lontano da noi, dal Concilio che voleva sopprimerlo.»

«Questo cambia le cose» mormorò Bucky.

«Alex» lo chiamai. «Perché nostro padre voleva a tutti costi quei file? Di sicuro non per proteggere gli Antimaghi dall'OverTwo o dall'impiccio degli altri clan.»

Non seppe rispondere, però fu chiaro a tutti noi che il problema che insorse era grave. Gli Eretici non erano stati nostri nemici, avevano fatto cose terribili in passato, ma in quel frangente eravamo stati noi ad essere i cattivi; il Concilio aveva fatto credere che il mostro fosse pericoloso, così come tutte le altre agenzie, e che gli Eretici cercassero di sfruttare il suo potere, mentre non c'era alcuna magia. Stavano salvaguardando tutto il mondo e noi in tutto quel tempo stavamo agendo contro il benessere comune, non capendo niente della verità. Mi girò la testa.

The falloutNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ