XVIII

108 14 0
                                    

(Flynn Graves)

«Sei un Antimago» ringhiò inorridito. «Dio ti odia, essere immondo, figlia delle torture dei Demoni sulla Terra e delle sgualdrine. Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio! Il tuo sangue bagnerà la terra e incendierà i fiumi infernali.»

Accennai a una risatina. «Ehi, questa parte mi mancava!» ironizzai. Tra Demoni e Antimaghi il primato di odio era ancora contestato, i fanatici religiosi disprezzavano entrambi. «Resta dove sei, ho delle domande per te.»

Stetti per chiedergli che cosa stessero nascondendo quando ci fu un'esplosione oltre il fabbricato, sul lato nord, e udimmo delle urla. Tastai il cellulare in tasca. Non aveva vibrato. Significava che Alex stesse bene. Balthazar, al contrario, alzò il naso e si innervosì.

«Qualcuno ha rotto il Velo...» sussurrò nervoso, mordendosi il labbro. «No, qualcosa lo ha attraversato e lo ha spezzato.»

Pessime notizie. Significava che gli Eretici avessero trovato il modo di ostacolare quella tecnica che, di solito, era più stabile e potente se il mago creatore fosse stato nei paraggi. No, mi corressi dopo, non erano stati gli Eretici a mettere in difficoltà Balthazar, bensì la stessa creatura.

Era successo qualcosa.

«Ehi, Bobby, resta dove sei. So cosa state nascondendo. Quella cosa dov'è?» domandai a denti stretti.

L'uomo ondeggiò, cercando di elaborare una tattica per uscire da quell'intoppo. «Sei un abominio della natura! Dio e Angeli sono stati contro di te all'inizio dei tempi, questo mondo è impuro per colpa vostra! Non c'è redenzione per esseri così squallidi.»

Balthazar allargò gli angoli della bocca in un largo sorrisetto. «Intendi il Dio che è morto?»

In preda al panico urlò fuori di sé, afferrò una mitraglietta che teneva nascosta sotto la lunga toga bianca e iniziò a sparare a raffica. Senza scomporsi, Balthazar fermò tutti i proiettili e li lasciò cadere a terra con i bossoli. Mi massaggiai le tempie, udendo quei botti. Il mago aspettò che il caricatore fosse scarico e il pavimento tempestato di bozzoli bronzei, tese la mano verso l'arma e questa volò sul soffitto.

«Rispondi alla domanda e non farci perdere tempo» ripetei nervosa.

In un ultimo gesto disperato, l'uomo tentò di venirci addosso, gridando a squarciagola dei versi sacri. Se fossimo stati dei Demoni o creature infernali avrebbe funzionato, ma quei fanatici religiosi non erano affatto dei geni a distinguere i vari esseri magici. Per loro, oltre l'essere umano, era peccato.

Balthazar mosse le dita, formò una L perfetta con l'indice e il medio, puntando verso l'Eretico. Gli arti gli esplosero e le ossa si accartocciarono su se stesse, come plastilina, le braccia erano rimaste in una strana posizione strizzata e la pelle era squarciata, grondante di sangue. Cadde a terra e strisciò la faccia a terra, piangendo una preghiera.

Balthazar mi guardò preoccupato. «Stai bene?»

«Tutto bene, grazie.»

«Vuoi che lo uccida? Ha tentato di toccarti, dopotutto. Le mani di questi viscidi sono la cosa che meno sopporto in questo mondo. Lo sento dalla puzza della sua anima, ha fatto corse orrende» propose e tenne le dita verso l'uomo inerme.

Sapevo che, anche se l'avessimo lasciato in vita o in qualche ospedale, non avrebbe mai più camminato o usato le braccia. Le ossa erano ridotte in briciole, così come i muscoli, tirati e molli come carne appena squarciata.

Ci pensai su, poi negai. «No, ad Alex serviva un testimone. Ora può essere soddisfatto. E comunque non siamo venuti per lui.»

«Me ne occupo io. Tu vai» concordò.

The falloutWhere stories live. Discover now