XXIX

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La notte prima della partenza non dormii affatto. Rimasi con gli occhi chiusi, stanca e incapace di rilassarmi e addormentarmi. Non feci altro che riflettere su ciò che sapevo sugli Eretici e sulla loro setta, cosa volessero ottenere. Se solo Alex fosse diventato capoclan prima, forse avrei potuto convincerlo a chiamare l'OverTwo e avvertirli. Seppure mio padre non volesse collaborare, tutti si mettevano i bastoni tra le ruote e non sarebbero andati avanti senza gli altri. Sognavo un mondo libero dalle oppressioni di qualsiasi genere e non riuscivo nemmeno a ottenere un aiuto esterno. Persino cercare i due nuovi dei mi parve un'idea allettante a un certo punto.

I Graves però volevano risolverla da soli. O meglio, il Concilio lo voleva. Non volevano creare putiferi o dare nell'occhio, l'OverTwo e l'Esercito erano molto più incisivi sulle questioni di quel potenziale. Quella creatura non avrebbe avuto scampo con loro, lo sapevo di certo. Be', pensandoci nemmeno con il Concilio.

L'unica cosa che avvertivo nel petto fu quello strano senso di vuoto, di impotenza, che mi fece salire le lacrime e la nausea. Mi sentivo come se niente di ciò che facessi avesse un senso, come se la mia vita fosse stata già programmata molto prima e fossi in trappola. Più tentavo di soffocare quei pensieri e più i miei ricordi tornavano a galla.

A un certo punto la pelle mi formicolò così tanto che mi alzai a scatto dal letto, pensando che qualcosa mi camminasse sulla testa e fosse un insetto. Mi toccai i capelli, troppo lunghi per quella stagione estiva e di quel castano scuro, uguale a quelli di mia madre. Risentii la presa di William, lui che mi tirava, uguale a quando ero bambina.

Un brivido mi scosse. Uscii in punta di piedi dalla camera e scivolai in bagno, dandomi una rinfrescata. Bucky e Balthazar ancora dormivano beati e mi chiesi come entrambi facessero a dormire con un clan omicida a pochi passi da noi e una bestia e una setta da sconfiggere. Ne approfittai e mi feci una lunga doccia fredda, in modo tale da togliermi le ultime briciole di sonno, dopodiché presi le forbici e tagliai di netto i capelli. Un grosso ciuffo scuro e bagnato mi rimase in mano, mentre quelli che rimanevano mi colavano sul collo, vispi e corti.

Mi appoggiai al lavabo e cercai di mandar via quella orrenda sensazione che mi affogava le viscere e la gola. A quel punto, le pomate di Balthazar sarebbero state un toccasana per il mio cuore.

Quando uscii dal bagno, i due ragazzi si erano alzati e Bucky mi diede una lunga occhiata.

«Ti stanno molto bene» commentò, provando ad essere gentile.

Feci un sorriso tirato. Balthazar, il quale era rimasto in mutande e con un cono gelato come colazione, uscì dalla cucina. «Che è successo? Che è successo?» cantilenò.

Gli presi la mano e me la misi in testa. Intrecciò le dita tra i ciuffi ancora umidi e li pettinò fino alle spalle. Non mi aveva mai vista, non sapeva che faccia avessi, tanto meno se avessi difetti o se i miei gusti in fatto di vestiti fossero troppo strani. Per un cieco l'apparenza altrui non aveva molta importanza, eppure notai il mago fare una leggera smorfia.

«Non te la toglierai di dosso così» mi rimproverò e io mi morsi il labbro.

«Lo so, ma continuavo a sentire...» Quelle dannate mani su di me, provai a dire e mi disgustai al solo pensiero. «Hai uno dei tuoi unguenti?»

«C'è un modo migliore degli unguenti per far sparire quella sensazione» disse Bucky, corrugando la fronte. «Distruggi chi ti ha fatto del male. Solo così avrai la certezza che non ti toccheranno più.»

Balthazar sospirò esasperato. «Sarai un ottimo papà, ragazzone» lo prese in giro.

«Con il giusto pretesto, ogni donna può uccidere e spesso è perché vogliono sentirsi al sicuro. È il loro istinto di protezione, verso gli altri e se stesse.»

The falloutWhere stories live. Discover now