XIII

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(Waymond Graves)

«Sai usare la magia, ma questo non ti rende affatto forte. Te ne sei andata da piccola a giocherellare nei boschi, io al contrario mi sono allenata e impegnata per anni interi. Ho svolto il mio dovere» affermò Grace fiera. «Tu hai solo giocato. Se fossi la metà di me sapresti che il tuo impegno è inutile davanti al mio.»

Non la presi sul personale e le guardai i rotoli di grasso sui fianchi, sbattendo gli occhi. «Io sono la metà di te» chiarii.

Anche se fu un insulto, Cody e Gage ridacchiarono e Grace non fu affatto contenta di essere presa in giro dai membri della stessa famiglia. Racchiuse dentro il suo pugno una sfera di mana puro e me lo scagliò contro all'altezza del petto. Scattai a lato e lo evitai, approfittando di quel primo colpo per capire il tipo di energia magica.

Non avrei commesso l'errore di sottovalutarla. Grace era brava, fin da piccola aveva dimostrato affinità con la magia. Usava colpi veloci, tuttavia peccavano di intensità. Mirava al fatto di trovarmi impreparata.

Misi le mani dietro la schiena e feci un inchino, invitandola ad attaccare di nuovo. Mi corse incontro e provò a danneggiarmi con colpi imbevuti di energia magica. Studiai il suo gioco di gambe, come muoveva le mani e intuii che Randall avesse evitato di insegnarle le arti marziali e le basi.

Randall era un mago, come tale attaccava da lontano e si muoveva di nascosto nelle ombre. Né lui né Diana avevano impartito un'educazione vasta agli studenti. Alexander era stato l'unico a padroneggiare le arti del combattimento corpo a corpo da solo, capendo la sua debolezza.

Contro Alex forse avrei perso, ma non contro Grace.

Scivolai a lato senza perdere l'equilibrio ed evitai tutti i suoi colpi. I maghi si stancavano in fretta, era una loro pecca sostanziale. C'erano due modi per combattere un mago: a) lasciarli stancare fino a quando le riserve di energia fossero state pari a zero o, b), batterli in attacco e distruggere tutti i loro scudi.

Grace boccheggiò e lanciò una fugace sguardo al padre, il quale la stava osservando torvo, non contento. Non era soddisfatto nemmeno di me, dato che mi stavo limitando a giocherellare ed evitare i colpi, senza pararli. Randall, un'ombra nera di collera accanto a Balthazar, ribolliva.

«Usa le ombre!» le ordinò frustrato.

La ragazza unì i medi e gli indici, focalizzando il suo potere magico sui chakra del Ventre e delle quattro Porte. Assunse una posizione intermedia, piedi paralleli a medesima distanza, busto dritto.

«Tecnica delle ombre: lupo delle nevi.»

Dalle sue mani cadde un liquido azzurrognolo, simile alla gelatina. Colò a terra e si manifestò, prendendo la forma di un grosso lupo albino. Gli occhi della bestia erano completamente bianchi, privi di iride e pupilla, sul pelo aveva il marchio di dominio.

«Oh, un feticcio! Che carino!» esclamai con amore.

Una tecnica interessante, pensai, e comoda. Non sfruttava talismani e ciò la rendeva molto versatile.

Inclinò le dita e le incrociò. L'enorme lupo ululò e mi puntò, seguì i segnali motori della sua evocatrice e corse. Era veloce, molto di più di un animale normale, e tagliò le distanze in pochi secondi.

Appena fu abbastanza vicino sollevai il braccio e ruppi la magia. Quando le dita sfiorarono l'incanto, il lupo si sciolse sotto il mio tocco e il pelo e la pelle esplosero in un denso liquido chiaro. Assorbii la magia intinta nella maledizione, avvertii il potere scorrermi in ogni fibra del corpo e la trattenni, assaporandola.

L'animale perse audacia e guaì con dolore; aveva la faccia sfregiata, la zampa sinistra e metà busto erano distrutti. Non aveva né viscere né sangue, era un simbionte di Grace e doveva aver subito dei danni, a giudicare dal tipo di legame che aveva creato.

The falloutWhere stories live. Discover now