Capitolo 7

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Aprii gli occhi.
Mi ritrovai a osservare un soffitto familiare, steso su qualcosa si comodo. Il cervello elaborò velocemente tutto quello che era accaduto: l'ufficio, la pistola, l'hard disk, il bossolo... mi si fermò il respiro in gola «Il video da vedere.» Mi diedi qualche secondo per prendere coraggio e presentarmi dai miei amici con delle scuse valide. Mi ero comportato da vero stronzo ma non sapevo come reagire a quella notizia: dovevo ringraziarli? Dovevo dimostrare apatia? Dovevo forse interessarmi? No. Il mio cuore non resse a quella notizia. "Un video recente di mio padre" era impossibile. Mi aveva dato lui stesso un video in cui annunciava che se mai l'avessi ricevuto voleva dire che era morto. Si era scusato con me nel video precedente dicendomi che era davvero dispiaciuto nel non esserci stato durante la mia crescita.
Sbuffai cercando di non pensare troppo, mi dovevo alzare e andare a scusare con il dottore e la ragazza. Dovevo farlo quando ancora nulla influiva sul mio umore o sarebbe stato difficile fare qualsiasi cosa. Mi alzai e per il corridoio Brice mi venne incontro «Come va? Hai dormito bene? Ti sei svegliato per...» non lo feci finire che una risata breve e molto bassa mi sfuggì. «Tranquillo, sto bene. Qualsiasi cosa tu abbia fatto non ho avuto neanche gli incubi.» gli posai una mano sulla spalla, per lo più cercando qualcosa su cui appoggiarmi ancora un po' intontito dal sonno «Quanto è durato?» Chiesi piano e confuso sul tempo, non sapevo se fossero passate solo alcune ore o se fossero passati giorni anche se improbabile. «Non importa. L'importante è che ti senti riposato.» annuii rispondendogli silenziosamente.
«Andiamo da Shelley.» Dissi infine togliendo la mano dalla sua spalla e incamminandomi verso il salone.
Una volta raggiunta lei si girò con le braccia conserte e non disse nulla. Dovevo scusarmi, quindi feci un respiro profondo e pronunciai le mie parole «Mi spiace, non metterò delle scuse che giustifichino il mio comportamento, sicuramente non sapevo come gestire la notizia e ho scelto il modo peggiore per reagire. Mi dispiace veramente, io...» Shelley corse da me e mi abbracciò così all'improvviso che mi servirono alcuni secondi per metabolizzare. Ricambiai l'abbraccio un po' a disagio all'inizio ma poi capii che non era male abbracciare qualcuno a cui tenevo ma che non fosse mio padre. Mi accorsi che fino a quel momento sentivo la mancanza di quel contatto confortevole con le persone, quel semplice abbraccio che poteva riscaldare l'animo della gente e che poteva disintegrare la solitudine di una persona. «Mi hai spaventata, idiota» Disse tra le mie braccia ed io annuii «Lo so. Lo so e mi dispiace molto.» poco dopo si aggregò all'abbraccio anche Brice «Ora è tutto tornato come prima.» Disse sereno ma lo dovetti correggere. «Non come prima.» sorrisi guardando entrambi «Ma meglio. Per quanto mi importi di mio padre, voi in questi anni siete diventati la mia famiglia. Ora guardiamo quel maledetto video e lasciamo questa casa.» restammo abbracciati ancora qualche secondo prima di rompere quel legame. Erano anni che non abbracciavo qualcuno e in quel momento mi sentivo pieno di vita, pieno di nuove speranze di riuscita al piano. Shelley aprì il file video e come fermo immagine c'era mio padre con le mani fra i capelli e la testa china. Il mio volto si indurì di colpo. Avevo una teoria abbastanza severa nei suoi confronti, ma aspettai di avere più informazioni per poterne essere certo. Mi avvicinai alla tastiera con un dito spinsi lo spazio per far partire il video.
Lo sentii sbuffare mentre si teneva la testa. «Oddio» pronunciò e seguirono altri secondi di silenzio. Poi alzò la testa e guardò la telecamera «Woah, certo che invecchiando è diventato ancora più figo.» Disse Brice accertandosi che mio padre non dicesse nulla.
«Chissà com'è Sam.» Sospirò distogliendo lo sguardo «Negli ultimi giorni ho sentito parlare di un ragazzo ricercato per aver rubato cose importanti ad aziende, FBI... Avevo il dubbio che fosse Sam ma ogni speranza che non lo fosse crollò quando una mia conoscenza mi ha confermato che tutto ciò che ha rubato erano tutti gli indizi che gli avevo lasciato. Cielo in che casino l'ho cacciato.» si allontanò dalla telecamera e solo allora notai l'ambiente. Era una stanza malconcia quasi non la riconoscevo, si trattava della camera dei miei genitori. «Aspetta, ferma il video.» Shelley prontamente lo fermò, infine si girò. «Dovrebbe essere la stanza dei miei genitori... ma è completamente andata. Perché qui allora è rimessa a nuovo?»
«Davvero molto strano.» intervenì Brice.
«Potrebbe essere un effetto della scarsa qualità della telecamera. Oppure un filtro.» Ipotizzò Shelley.
«Per quanto probabile non penso sia così.» riflettei. Doveva esserci una spiegazione e intanto la mia teoria si ramificata sempre con più convinzione. «Chi metterebbe a nuovo una casa, se non per coprire qualcosa?» domandai esponendo il mio dubbio. Gli altri riflettevano ma non mi aspettavo davvero una risposta. «Quanto recente è questo video?» domandai curioso.
«Un mese fa.» Mi rispose Brice. Dopo altri secondi di riflessione riferii «Ci penseremo poi. Intanto guardiamo il video fino alla fine.» così Shelley si protese verso il computer e fece partire di nuovo il video.
«Tutto perché quella strega mi aveva assicurato che sarebbe andato tutto liscio.» si avvicinò di nuovo alla telecamera e continuò «Dio solo sa dove si trova mio figlio ma quello che mi distrugge ancora di più è che a un bambino di sette anni avevo dato un video in cui gli dicevo che ero morto.» abbassò la testa ma non si fermò «Non importa quante buone azioni io abbia fatto, solo per questo io sono diventato un pessimo padre. Abbandonare mio figlio e illuderlo che fossi morto. Tutto questo per tirarlo fuori dal casino in cui lo avevo coinvolto. Che scempio!» Ci spaventammo tutti e tre quando tirò un pugno a qualcosa. Non era da lui essere irascibile, ma probabilmente gli anni e la situazione avevano fatto di lui l'uomo che non potevo riconoscere come mio padre. «Per tirarlo fuori alla fine ho fatto si che crescesse in lui la vendetta. Per vendicare un padre patetico come me, ignaro di quello a cui realmente sta andando incontro.» Dal tono di voce si intuì che si stava calmando «Cielo, Sammy. Mi spiace così tanto. Ero così giovane e sicuro di me, ma anche così stupido da dirti che il paese fosse corrotto. Abbandona tutto questo finché sei in tempo. Tu non sei così, sei e sarai sempre il mio piccolo campione. Ricordi quando andammo al giardino botanico di New York? Ti dissi che volevo che avessi più possibilità di scelta per scoprire quale fosse la tua passione. Il mio desiderio non è mai cambiato. Vai, esplora il mondo, comprendi quale sia la tua ambizione e inseguila. Ti prego. Non voglio che segui le mie orme, bruceresti la tua vita così. Sappiamo tutti e due cos'hai, quale sarà il tuo problema. Spero solo che non ti siano già venuti i sintomi. Sappiamo entrambi quanto poco tempo ci mette per peggiorare. È successo a tua madre troppo giovane. Non voglio che tu passi la stessa pena.»

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