Capitolo 25

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Io e John ci eravamo accampati dietro un furgone e stavamo aspettando che il contatto di Sam arrivasse.
Quello che però non capivamo era che al posto del nostro amico, c'era il padre.
Era lì che ogni tanto faceva un paio di passi in tondo mentre aspettava, sembrava paziente e tranquillo come se avesse fatto quella procedura mille altre volte.
Dopo qualche minuto si presentò un uomo calvo e con qualche chilo di troppo «Allora? Dov'è la roba?» chiese Tyler.
«Tranquillo, è tutta nel portabagagli dell'auto. Tu piuttosto... hai ciò che ti ho chiesto?»
La conversazione andò avanti ma con l'arrivo di Tom persi il filo. «Non sembra esserci nessun altro.» disse a bassa voce a me e John. Mentre ci parlava il suo sguardo balzò alle nostre spalle ed ecco che la sua espressione cambio in un baleno. Esprimeva tristezza, vendetta, rabbia, e chissà cos'altro. Guardai anch'io e ciò che vidi non mi piacque per nulla.
Tyler aveva aperto il furgoncino con cui era arrivato e oltre a un paio di valigette c'era anche un ragazzo disteso, incosciente e, da quel poco che potevamo vedere a quella distanza, non sembrava neanche ridotto bene.
Tom non ci vide più dalla rabbia e con prepotenza prese il cellulare, chiamò un numero e disse «Codice 8, Expo di great falls.» senza neanche aspettarci ne comunicarci nulla si alzò, tirò fuori la pistola e urlò «Ehi stronzo!»
Tyler si girò insieme al tipo calvo che doveva essere S.P.Qu4d. Il primo sorrise beffardo, il secondo scappò a gambe elevate. «Non mi aspettavo la tua visita così presto.» disse poggiando la valigetta nel furgone. «Pensavo che ti sarebbe servito più tempo per trovarmi.» rise malvagiamente.
Io e John restammo riparati, non sapendo cosa fare.
«Lascia andare Sam, o io-»
«Sai Thomas, mi hai incuriosito dal primo momento che ti ho visto.» fece qualche passo in avanti e come avvertimento Tom abbassò il cane della pistola. «Quindi ho fatto qualche ricerca sul tuo conto. I tuoi amici sanno del tuo lavoro?» lo provocò tornando vicino al furgone. Prese i capelli di Sam e li tirò per far vedere il volto ancora incoscente «Sammy lo sa?» rise vittorioso.
«Credi che nascondendolo, i tuoi amici si possano fidare di più di te? E se, invece, stai facendo tutto l'opposto?»
«Stai zitto. So cosa stai facendo. Cerchi di minare la mia sicurezza. Beh vecchio, non ci riuscirai.»
«Andiamo, so che un tipo come te non può crollare facilmente. Ma se io...» estrasse una pistola dalla sua cinta e la puntò sulla testa di Sam ancora sollevata «Minacciassi di uccidere la tua missione?»
Brice ed io ci guardammo confusi. "Missione"? Cosa voleva mai dire con quella parola?
La situazione era precaria e la tensione era palpabile nell'aria, ma questo non fermò Thomas.
«Credi di essere l'unico ad avere qualcosa per cui ricattare?» rise con scherno il ragazzo «Andiamo Tyler, ti conosco meglio di me stesso e so esattamente cosa vuoi ottenere con tutta questa faccenda.»
Il silenzio che seguì dopo dava suspense alla situazione. Tom era a conoscenza del vero piano del padre di Sam? Perché non ce lo aveva mai detto? Perché tenercelo nascosto? Non si fidava abbastanza di noi?
«Illuminami allora ragazzino.» lo sfidò.
«Hai fatto si che la gente che indagava su di te si focalizzasse su ciò che volevi tu, quando, in realtà, facevi altre cose.» disse «Ricordi quando sei stato arrestato per aver "rubato" pezzi dalla SpaceX? So che in realtà il tuo obiettivo era quello di entrare in prigione per incontrare l'unica persona in grado di fornirti dell'unico vero elemento che ti sarebbe servito nel tuo grande piano.»
«Ovvero?» sfidò ancora una volta Tom.
«Al tempo della SpaceX non era ancora nato Sam e quando tua moglie ti comunicò del fatto che era in dolce attesa hai voluto sfruttare l'occasione. Ti servivano cellule staminali e sapevi che un vecchio balordo in carcere sapeva procurarsene in gran quantità.» ridacchiò. «Il tuo piano non era mai stato creare qualcosa che danneggiasse il governo. Sei sempre stato nell'idea di voler diventare il governo.»
Tyler lasciò i capelli di Sam e guardò, anzi, studiò il ragazzo davanti a lui. «Sono stupito. È la seconda persona che riesce a capire il mio piano. E la prima persona non è ridotta bene.» ridacchiò vincitore di quella conversazione. «Probabilmente ha emorragie interne, costole rotte, forse un polmone danneggiato...» disse guardando Sam. «Ma chi può dirlo. Nessuno potrà esserne sicuro se non andrà in ospedale.» il padre di Sam si muoveva come se il fatto che il figlio era sul punto di morire non gli importasse. Voleva solo...
«Salvarti la pelle. È questo l'unica cosa che vuoi?» disse Tom impugnando saldamente la pistola. Poco dopo una squadra della Swat irruppe nel parcheggio dando man forte a Tom.
John mi guardò e sussurrò «Quindi Tom è della... Swat? Ci siamo fidati di lui per nulla. Avrà raccontato tutto a quei bastardi.»
Aveva ragione... tutte quelle volte che lo vedevamo andare per conto suo, saranno state ottime opportunità per fare rapporto.
«Finalmente arriva la cavalleria.» si entusiasmò Tyler. «Forza arrestatemi. Ma tanto sappiamo bene tutti quanti che questo non mi potrà fermare.»
«Questo lo dici tu.» disse vittorioso Tom «Tyler Davies la dichiaro in arresto. Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio, le sono chiari i suoi diritti?» Tom ammanettò Tyler nel mentre.
«Cristallino.» scherzò
«Portatelo via.» disse alla squadra.
«Si capo.» risposero.
A John e me ci fecero alzare e ci fecero domande assurde che non capii perché stavo ancora cercando di comprendere quello che era appena successo. «Tranquilli ragazzi, sono apposto.» disse avvicinandosi.
«Sei un figlio di-» iniziò a dire Brice ma si calmò prima di fare qualcosa di cui pentirsi. «Bugiardo traditore.» diede una spinta a Tom
«Lo so John, lasciami solo...» tentò di spiegarsi ma John non gliene diede il tempo.
«Ci hai usati. Hai usato Sam giocando con i suoi sentimenti, e guardalo! Sospeso sul filo a meta tra vita e morte per colpa tua!» gli diede un'altra spinta che lo fece indietreggiare «Sam si fidava di-» si sentì un urlo strozzato e questo fermò Brice. Guardò il furgone con occhi sgranati e corse lì facendosi largo tra la Swat dichiarandosi un dottore.
«Non muoverti. Hai sicuramente le costole rotte» affermò una volta che alzò la maglietta di Sam e tastò la cassa toracica «Deve andare in ospedale. Subito.» comunicò agli agenti. E subito si attivarono.
Mi sentivo impotente. Pervasa da brividi che mi costringevano a restare ferma, il cuore che mi faceva male per quanto batteva veloce e forte, sentivo quasi i battiti rimbombare nelle orecchie. Una sensazione sicuramente da non rivivere.
Ma ero grata. Sam per quanto male fosse ridotto, era ancora vivo; Tom ci aveva mentito, ma almeno aveva arrestato Tyler; e John, beh... lui si era sempre preso cura di tutti noi e avrebbe continuato a farlo.

In ospedale Tom tentò nuovamente di chiarirsi con John e, anche se quest'ultimo rimase comunque molto incazzato con lui, ora sapeva il motivo delle sue azioni.
Tom aveva accettato l'assistenza di arrestare Sam senza sapere che in realtà la situazione era più contorta di come gliela avevano presentata. Si ostinò a fare rapporti per cercare di deviare l'attenzione da Sam e con il passare dei giorni ci riuscì. Anche se la missione non era più lui, Tom decise di continuare a indagare perché sapeva che prima o poi l'avrebbe portato da Tyler.
Thomas era in missione, certo, ma ci tenne a precisare che ciò che è successo tra noi: le amicizie costruite, le risate, le avventure... erano tutte autentiche.
Era difficile credergli dopo che ci aveva tenuto nascosto per così tanto tempo la sua completa identità.
Sam dormiva nella sua stanza all'ospedale e i dottori, che ogni tanto fermavamo nel corridoio della sala d'attesa, ci continuavano a dire la stessa cosa.
«Non si è ancora ripreso, per questo probabilmente resterà incosciente per qualche giorno, ma c'è la possibilità che si svegli prima.»
Vivevamo nella speranza che quel "prima" accadesse il più presto possibile.
Avevamo deciso dei turni per restare con Sam. Il primo volle essere John, poi sarei andata io ed infine Thomas. Ogni volta che tra me e Tom c'era il cambio turno, notavo come quella vista gli spezzasse il cuore. Era devastato nel vederlo ridotto così male e probabilmente si portava sulle spalle il peso della colpa. Era convinto che era stato lui a ridurlo così. Anche se non era così, l'unica cosa che potevo fare quando lo incontravo in ospedale, era quella di abbracciarlo o dargli una pacca di consolazione sul braccio.
In poco tempo però il caso di Tyler uscì dal tribunale e si venne a scoprire che il giudice e la giuria lo dichiararono colpevole ed ebbe da scontare il massimo della pena a Spring Creek in Alaska.
Almeno lì non avrebbe fatto del male a nessuno.

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