Capitolo 16

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Tutto quello che riuscivo a sentire era la giacca fradicia, i brividi di freddo e la pressione della sua forza sul mio corpo. «Sam ti prego, voglio aiutarti.»
«Aiutarmi? E come di preciso, Tom?» ringhiai d'istinto.
«Che succede?» chiese Shelley preoccupata tramite la cuffietta. «Lasciami andare.» dissi a Tom cercando di divincolare le mani dalla sua presa.
«Chi è Tom?» sentii nell'auricolare.
Smisi di muovermi e sospirai «Va bene.» urlai rinunciando «Va bene» ripetei sussurrando e chiudendo gli occhi. La pioggia lavava il mio viso ed eventuali lacrime di ricordi passati.
«Sam...» aprii gli occhi quando sentii Tom che si stava alzando. Mi porse la mano per farmi alzare e proprio mentre stavo prendendo la sua mano dei fanali di un'auto si fermarono a pochi metri da noi. «Sam!» Shelley scese subito dalla macchina e mi venne incontro. Era preoccupata, infatti, quando mi raggiunse mi tirò un pugno sul braccio. «Testa d'uovo, perché non rispondi mai quando ti faccio le domande?»
«Scusa... ho avuto da fare...» Mi riferii a Tom che intanto restò fermo accanto a me.
I miei amici lo guardarono un secondo poi collegai i punti: lo avevano già visto ma non sapevano il suo nome. «Beh ora so che ti chiami, Tom.» disse John protendendo la mano per farsela stringere. Tom non esitò.
«Come vi conoscete?» chiese John a Tom. «Oh beh eravamo nello stesso collegio.» confessò ritirando la mano non fidandosi troppo.
«Beh questo era inaspettato.» concluse il dottore.
«Dobbiamo ancora finire il nostro lavoro...» ricordò Shelley dopo lunghi secondi di silenzio.
«Vi prego fatevi dare una mano.» intervenne Tom.
«E perché mai dovremmo accettare il tuo aiuto?» chiesi risoluto.
«Perché so dov'è tuo padre.» mi rispose posando una mano sulla spalla. «Cosa?» chiesi incredulo.
«Ho visto che sei su tutti i giornali e ho cercato di capire cosa tu stessi cercando. Alla fine ho solo fatto due più due e ho capito che eri sulle tracce di tuo padre.» rispose «se vuoi sapere dove si trova dobbiamo solo entrare nel campidoglio.»
Risi sarcastico «Se solo mi avvicino a quell'edificio, mi arrestano come minimo.» evidenziai un aspetto che forse non aveva preso in considerazione. La pioggia che continuava a cadere, mi provocò un brivido che ignoriai. Tom però se ne accorse e poggiò una mano sulla mia schiena come se potesse bastare a tenermi caldo. «Sai del segreto della Casa Bianca, no?» Mi disse avvicinandosi un poco. D'istinto mi allontanai di un passo. «Aspettate... quale segreto?» si intromise Shelley e Tom le rispose «So che Sam lo sa. Ha sempre saputo tutto.» ghignò.
Dovetti distogliere lo sguardo. In tutti quegl'anni ancora non capivo perché mi faceva un effetto del genere. Quindi mi concentrai su Shelley e Brice «La Casa Bianca nel corso degli anni ha realizzato tunnel segreti per uscire in tranquillità e senza essere notati.» lì informai «Il Campidoglio, essendo un edificio del governo, probabilmente avranno fatto la stessa operazione.» conclusi.
«Quindi andiamo?» ruppe il silenzio Tom facendo un po' di passi verso la nostra meta.
«Aspetta.» dissi e le mie parole lo fermarono. «Come facciamo a sapere se possiamo fidarci di te?» chiesi.
«Non potete saperlo. È una vostra scelta.» disse avvicinandosi «Ma al momento sono l'unico che sa dove cercare tuo padre. Non vale la pena rischiare?» lo guardai, poi guardai Shelley e Brice che avevano uno sguardo che diceva "qualsiasi cosa scegli, saremo con te".
Sospirando guardai di nuovo la mia vecchia conoscenza «D'accordo.»
Le mie parole gli accesero il volto e saltò di gioia ma cercò di contenersi difronte a Shelley e Brice.
«Perfetto allora. Andiamo.» Mi prese la giacca tirandomi e invitandomi a seguirlo, ma lo dovetti fermare. «Tom...» lo richiamai posando una mano sulla sua, quando si girò continuai «Abbiamo tutti i vestiti fradici. Dovremmo provare domani quando il tempo si rimette.»
«Cosa importa?» chiese ingenuo. «Importa invece. Lasceremo traccia del nostro passaggio e sarà inevitabile la nostra cattura.» precisai «Dove è finita la tua diligenza?» chiesi facendogli mollare la presa. Mi domandai da dove venisse tutta quella sfrontatezza. Tom era sempre stato un ragazzo che si preoccupava di tutto, da ragazzini diceva che l'unico modo per sopravvivere in un luogo come il collegio era seguire le regole. «Cosa gli avrà fatto cambiare idea?» pensai guardandolo rinunciare al suo piano di agire immediatamente.

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