Capitolo 24

6 1 0
                                    

Quen rise «Ormai credo che le tue avventure non possono più stupirmi» la guardai mentre tenevo le ginocchia al petto «Credimi» dissi «Ci sono storie anche più movimentate.» intendendo tutte le avventure con Sam alla ricerca del padre, ma che lei non sapeva. Nessuno in quella struttura era a conoscenza di quello che ero riuscita a fare, solo Tom e John.
«Allora cosa aspetti?» sorrise, invitandomi a parlare dandomi uno schiaffo leggerissimo sul ginocchio.
«A tempo debito Quen. Te lo prometto» dissi con un mezzo sorriso.
«Qualcosa non va?» mi chiese sedendosi meglio al mio fianco. Non potevo nascondere il mio umore.
«Continuo a pensare all'ultimo messaggio di S.D.» dissi stringendomi le ginocchia al petto. «Ormai è passato un mese...»
«Shelley, sono sicura che manterrà la promessa di farsi sentire quando potrà.»
«Non è questo che mi preoccupa.» risposi subito alzandomi. «Mantiene sempre la parola data, ma se gli fosse capitato qualcosa?» guardai l'enorme schermo nella sala centrale con ancora inciso l'ultimo messaggio "Ci sentiamo presto".
«Shelly, tesoro, non possiamo saperlo. Ci ha lasciato dei codici, noi dovremmo capire quelli. S.D. penserà a se stesso.» disse alzandosi e, raggiungendomi, mi prese le spalle.
Mi girai e scontrai subito i suoi occhi chiari e profondi. «Aveva ragione John.» dissi sconfitta.
«Come?» Quen era confusa e non capiva di cosa stessi parlando.
«I codici, distolgono tutti l'attenzione da cose più importanti.» ne aprii uno, quello che aveva la frase senza senso. Mi rivolsi a Quen dicendole che sapevo cosa voleva dire quel codice strano.
«So dove si trova il mio amico.» conclusi infine. Ormai non avevo altre speranze se non quella di poter arrestare quel maniaco, trovare il mio amico e salvarlo dal suo incubo.
Sospirai girandomi verso la stanza isolata dove erano Jhon e Tom. Il primo lo vidi preoccupato, forse più di me. Invece Tom era devastato e si stava lamentando che doveva uscire a prendere aria. Alla fine ci riuscì e scomparve dietro le porte dell'ascensore mentre prese il cellulare e chiamò qualcuno.
Era strano che potesse tenere il cellulare, a me e Brice ce li sequestrarono nel viaggio per arrivare in quel posto.
«Shel?» mi chiamò Quen ma le alzai l'indice dicendo «Scusami torno subito.» Mi avviai all'ascensore ma prima parlai con John «Tom ha un telefono?» chiesi ma lui mi scosse la testa. Chiamai l'ascensore ed aspettai.
Quando si aprirono le porte, Tom era lì a testa bassa. Stava per uscire ma entrai e lo trattenni lì mentre spingevo il tasto per salire.
«Con chi eri al telefono?» chiesi un po' arrabbiata.
«Non essere sciocca, abbiamo dato i cellulari agli agenti.» rispose guardandomi.
«Mi hai preso per stupida? So quello che ho visto. Chi era?» insistetti. Mi guardò ma non disse una sola parola, quindi parlai io «Qualsiasi piano hai in mente devi avere la decenza di dirlo anche a me e John. Non sei l'unico che soffre.» lo guardai con sguardo duro, avevo sempre odiato le persone che facevano tutto per conto proprio anche se c'erano altre persone che volevano aiutare.
«Bene.» disse infine «Allora preparatevi» spinse il bottino per ritornare al piano sotterraneo con un badge probabilmente rubato «Perché io ho intenzione di andare lì e salvarlo.» concluse determinato a fare qualsiasi cosa per riuscire nella sua missione.

John sembrava inamovibile nella sua decisione di non voler intervenire «Assolutamente no!» ringhiò a Tom con tanta rabbia da farmi sobbalzare «Come puoi credere che sia così facile?» chiese infine.
«Il padre agisce da solo, non troveremo resistenze.» affermò determinato mentre era faccia a faccia con John.
Brice sembrò pensarci poi si avvicinò ancora di più al viso di Thomas «Se succede qualcosa a Sam, ti reputerò responsabile.» lo oltrepassò dandogli una spallata mentre usciva dalla stanza. Guardai Tom e lui ricambiò il mio sguardo «Sei sicuro del tuo piano?» chiesi cercando di convincermi che quello di Tom fosse un'ottima idea. Continuava a fissarmi e notai in quegli occhi la sicurezza più totale ed infine lo sentii pronunciare con un tono che mai avrei pensato di sentirlo da lui «Sicuro.»

John mal volentieri si unì a quel soccorso e, durante il viaggio in macchina, frustrato iniziò la conversazione «Quindi come hai convito a lasciarci andare?»
«Ho detto loro che uno dei codici diceva di andare a un indirizzo e che voleva solo noi.» rispose seccamente mentre guidava. Era insopportabile l'atmosfera di quel momento. Quasi non riuscivo a respirare.
«Hai mentito al governo...» notò John «Sai che conseguenze ci sono per false informazioni?» alzò la voce.
«John per favore!» intervenii io «Tom sta cercando di salvare Sam.»
«Ma a quale prezzo?» domandò, ma il tono fece subito pensare al fatto che non voleva una risposta.
«Abbiamo seguito Sam senza opporci, anche se sapevamo che le nostre azioni avrebbero avuto delle conseguenze, perchè ora è diverso?» chiesi guardando John esigendo una risposta. Lo vidi esitare qualche secondo, ma alla fine sputò il rospo «Tom non è Sam. Non pensa come un genio e di conseguenza abbiamo più possibilità di di farci catturare ancora.» confessò.
«Guardate che sono qui...» disse Tom ma lo ignorammo.
«Davvero John? E quella volta che ci ha detto come entrare nella stanza per prendere il fascicolo del padre di Sam?» feci notare.
«E guarda come è finita: Sam si è quasi fatto scoprire e una volta trovato Tyler si è rivelato un pazzo.»
«Perché parlate di me come se non fossi qui?» chiese Thomas ma ancora non lo ascoltammo.
«Non è colpa di Tom se il padre di Sam è così!» lo difesi «Stai dando la colpa a questo ragazzo per cosa? Eh?» chiesi arrabbiata. «Come poteva sapere che fosse così? Come poteva sapere che la storia avrebbe preso questa piega?» domandai a John.
Non rispose e diede a me la possibilità di continuare «Tom è palesemente innamorato di Sam, ed io mi fido di questo sentimento. Se non lo amasse davvero non farebbe tutto ciò. Ci hai mai pensato?» sbuffai cercando di scaricare la rabbia.
«Grazie Shel» disse Tom dopo qualche secondo. Annuii come per dire "prego".
Eravamo ormai arrivati a Helena nel Montana e già avevo il cuore agitato.
Sam stava bene? Il padre come lo aveva trattato nel frattempo?
Ma un'altra domanda mi baleno per la mente anche peggiore «Come ci difendiamo se dovesse attacarci? Insomma è stato capace di ammazzare la moglie senza battere ciglio...» feci notare. Nessuno mi rispose quindi immaginai che non ci avevano pensato oppure avevano preso qualche precauzione ma non ne volevano parlare.
Eccoci arrivati davanti alla scuola, precisamente sulla botola.
Facemmo tutti due respiri profondi per raccogliere coraggio, nel mio caso, per gli altri probabilmente servivano come speranza di trovarlo lì ancora intero, di poterlo salvare senza conseguenze o senza imprevisti.
John alzò la botola e iniziò a scendere. La luce era spenta e, da quel poco che si riusciva a vedere, non era cambiato nulla a parte che era stata aggiunta una scala a pioli che portava al buco sul soffitto.
Non trovando null'altro che i soliti mobili e attrezzature della volta precedente, e senza traccia di Sam, andammo verso le scale. Uno alla volta salimmo, il primo era John per garantire che fosse una zona sicura. «Da quel che ricordo di là si arriva alla casa.» sussurrò Brice indicando dritto davanti a noi.
«Non abbiamo mai proseguito da questa parte» sussurrò Tom guardando alle nostre spalle e puntando la torcia nel tunnel.
«E quella da dove l'hai presa?» chiesi io confusa.
«L'ho portata» rispose brevemente come se non volesse approfondire la questione. Sospirai piano stanca di queste botte e risposte, ma indorai la pillola e restai zitta.
Proseguimmo verso la direzione data da Tom con lui davanti a fare luce.

Camminammo per un po' e, proprio quando pensavo che il tunnel non avesse più fine, apparvero due porte: una a sinistra e una dritta davanti a noi.
John provò ad aprire quella a sinistra ma era bloccata, allora Tom tentò con l'altra e si rivelò quella giusta.
Era buio, illuminata solo dalle piccole luci lampeggianti dei server eretti su tutte le pareti. Al centro un piccolo banco con un computer vecchio e acceso. Nonostante fosse una stanzetta piccola, aveva molto spazio per muoversi.
Tom in un primo momento restò atterrito ma poi si ricompose, come se stesse pensando al peggio. Puntò la torcia all'interno ed entrammo.
A differenza dei due, andai verso il computer per controllare le varie attività.
Scoprii che Sam stava cercando di deviare l'attenzione del padre con false informazioni e comprando cose illegalmente. L'ultima attività risaliva alla settimana prima quando contattò un certo "S.P.Qu4d" in un sito poco raccomandato.
Lessi alcuni messaggi che si erano scambiati e rimasi sorpresa.
Alcuni chiedevano di materiali così rari da farli pagare diecimila al pezzo. Altri erano messaggi intimidatori. In alcuni voleva maggiori informazioni per alcune operazioni informatiche per realizzare virus o roba del genere.
Sospirai.
Come potevo trovare qualche traccia di Sam guardando la cronologia degli acquisti e delle attività recenti?
Una lampadina mi si illuminò, avevano acquistato spesso al mercato nero. Per ritirare la roba avrebbero dovuto ricevuto un indirizzo.
Dopo qualche minuto di ricerca ecco una posizione:
400 3rd St NW, Great Falls.
Feci una ricerca veloce del posto e scoprii che era l'EXPOPark del Montana.
«Ragazzi, avete trovato nulla?»
«Solo delle piccole-» disse Tom
«Nulla.» si affrettò a dire John poi continuò «Tu?»
«Un indirizzo» queste due parole bastarono a farli avvicinare.
«EXPO Park di Great Falls.» risposi.
«Di quanto tempo fa?» chiese Brice preoccupato e sollevato.
«È di qualche giorno fa, ma l'appuntamento è per questo pomeriggio.» affermai dopo aver letto le informazioni dello scambio.
«Andiamo, ho un brutto presentimento.»

SecretsWhere stories live. Discover now