Le cose cominciarono a cambiare {anno I}

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I giorni passarono sfuggenti e veloci, susseguendosi in un circolo continuo di sole e oscurità, di luce e buio di notte e dì, finché non fu passato quasi un mese.

Akaashi aveva vissuto la sua adolescenza fino a quel momento tra studio e pallavolo, dovendosi abituare ai nuovi ritmi della scuola. Non aveva avuto nemmeno un attimo di tempo per uscire con dei potenziali amici o per costruirsi una parvenza di vita sociale, e le uniche persone che vedeva erano i compagni di pallavolo, anche se solo per qualche metro fuori dalla palestra.

Con la squadra, comunque, si trovava più che bene: i ragazzi erano affiatati e giocavano con un'armonia che le sue scuole medie si potevano anche scordare. Bokuto, poi, era esattamente come aveva sempre creduto che fosse: perfetto. Le sue schiacciate erano sempre più precise e, man mano che si conoscevano, la loro affinità in campo aumentava, anche se il loro rapporto era sempre rimasto a cavallo tra due semplici conoscenti e due amici.

Keiji, però, sentiva che qualcosa, almeno per lui, stava cambiando, ma non aveva ancora compreso come.

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Durante uno dei numerosi allenamenti, quando tutti si erano riuniti vicino alle panchine per bere e riprendere fiato, Kotaro, con la borraccia in mano e un asciugamano sulle spalle, chiese:-Qualcuno può uscire oggi? Mia sorella invita i suoi amici a casa e non voglio stare lì ed essere escluso.

Il corvino si guardò intorno mentre Konoa diceva:-Io no scusa.

-Nemmeno io riesco mi dispiace.- affermò Sakuri.

-Neanche io.- Si unì al coro Washio.

Uno dopo l'altro, tutta la Fukurodani rispose allo stesso modo e, piano piano, l'umore di Bokuto si afflosciò sempre di più. Mancava solo una persona.

-oh...- Disse Kotaro, abbassando la testa. -E tu, Agaashi?- Chiese poi, guardandolo in viso.

Dovrei fare i compiti... Si disse l'alzatore. E doveva farli davvero! Il giorno seguente probabilmente sarebbe stato interrogato e lui odiava non saper rispondere a qualsiasi domanda. Era fermamente intenzionato a declinare l'offerta, ma poi, vide l'espressione dello schiacciatore.

Il labbro inferiore era leggermente sporgente in avanti, le mani giunte in segno di supplica e si era letteralmente inginocchiato ai suoi piedi. Lo guardava come se fosse l'unica persona che potesse salvarlo, come se solo lui fosse in grado di renderlo felice.

Non poteva accettare, non aveva tempo! Però...-Io- Cominciò a dire. -Sì, io sono libero.

Maledizione Bokuto, a te e al tuo faccino adorabile. Pensò, mentre Kotaro gli gettava le braccia al collo, urlando:-Grazie, grazie, grazie!

-Evviva!- Esclamò poi, quando si allontanò da un Akaashi completamente paralizzato.

-Usciamo direttamente dopo scuola, va bene?- Chiese, battendo le mani come un bambino.

Il corvino annuì borbottando:-Va bene.

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Il resto dell'allenamento passò molto più lentamente della parte precedente, forse perché l'alzatore, dentro di sé, non vedeva l'ora di uscire da solo con Bokuto. Le uniche conversazioni che avevano intrattenuto, eccetto quella avvenuta il suo primo giorno di scuola, riguardavano la pallavolo, oppure i pochi professori che avevano in comune.

Ogni tanto Kotaro cadeva nei suoi brevi periodi di depressione, durante i quali, la squadra tentava in tutti i modi di farlo tornare entusiasta come prima, ma ci volevano spesso molti più minuti di quelli che avevano a disposizione, perciò in quelle occasioni il ragazzo rimaneva giù di morale e basta. Keiji, però, non prendeva mai parte ai tentativi di aiutare lo schiacciatore, perché gli sembrava di non essere entrato abbastanza nel gruppo per quello e di non avere così tanta confidenza col ragazzo che più stimava. Tuttavia, quando osservava da lontano i suoi compagni tentare di aiutare Bokuto, sapeva che non era quella la giusta modalità.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Where stories live. Discover now