Parlami di te {anno I}

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(Kogeta Takeru = il ragazzo che aveva trattato male Bokuto qualche capitolo fa)

Kogeta Takeru era famoso in tutta l'accademia, tutti lo conoscevano per i suoi modi rudi e aggressivi, famoso per i suoi spintoni nei corridoi e gli insulti gratuiti. Ora il suo nome vagava per quei corridoi da un sussurro ad un altro, almeno una volta era passato sulla bocca di ognuno, ma quel giorno non veniva ricordato come un bullo, no, quel giorno veniva ricordato come uno studente che troppo aveva sofferto e che per dimenticare, aveva deciso di trasferirsi.

La sua storia ormai era nota a tutti: viveva solo con la madre e il fratello minore, ma la donna, in seguito a numerose sofferenze, si era data all'alcool, e aveva riversato i suoi dispiaceri picchiando il figlio. Takeru a lungo aveva sopportato, scaricando a sua volta il dolore della sua vita privata sui suoi coetanei, diventando noto per ciò che non era. Quando, finalmente, un amico venne a conoscenza della sua situazione familiare, tentò in tutti i modi di convincerlo ad andarsene, così, dopo qualche mese, prese la decisione di trasferirsi, assieme al fratellino, a casa dei nonni, in un paesino di campagna a qualche ora da Tokyo.

Akaashi stava riflettendo su quella storia, mentre lui e Bokuto passeggiavano in un parco vicino alla scuola. Stavano in silenzio, ognuno dei due immerso nei propri pensieri, finché lo schiacciatore non lo ruppe con una domanda:-Hai sentito di Kogeta?

Loro due non ne avevano ancora parlato, e Keiji si aspettava una domanda simile, specialmente perché quel ragazzo era stata la causa di una delle maggiori crisi dell'albino.

-Sì, certo.- Affermò, senza girarsi verso l'altro.

-Mi dispiace per lui. Deve aver sofferto tanto e io non mi sono accorto di nulla.- Disse Kotaro, abbassando la testa con sincera tristezza.

E' così gentile... Pensò il corvino. Nonostante quel ragazzo lo abbia trattato male e fatto soffrire, lui si preoccupa ancora dei suoi sentimenti.

-Bokuto-san, non potevi saperlo.- Cercò di tranquillizzarlo, mentre continuava ad evitare di guardarlo in viso.

Al suo fianco, sentì un sospiro provenire dallo schiacciatore. -Mi chiedo come sia vivere sempre nella paura...- Rifletté ad alta voce il ragazzo. -Io ho sia la mamma che il papà e, a parte le mie sorelle, nessuno mi ha mai trattato male.

E non sai quanto io sia felice di questo. Pensò Akaashi, mentre immagini della sua infanzia apparivano sfocate tra i suoi più oscuri ricordi. Era felice che Bokuto non avesse mai dovuto affrontare esperienze simili, sapeva che, se fosse capitato, non avrebbe mai potuto perdonare chiunque lo avesse fatto soffrire.

Tutta l'innocenza che tanto amava in Kotaro non esisterebbe, tutta quella gioia innata che il suo sguardo ed ogni suo movimento emanavano, non ci sarebbe. E non avrebbe potuto sopportarlo.

-Agaashi?- Lo chiamò, dopo un po', l'albino. -Io non so niente di te.- Constatò, seriamente. A quel punto la testa del corvino si mosse da sola in quella direzione. Le iridi ambrate lo stavano guardando intensamente, e le guance del ragazzo non tardarono a tingersi della solita sfumetura rosata. Non gli aveva mai detto una frase simile, non si era mai interessato apertamente alla sua vita e, anche se all'alzatore andava bene così, quella novità lo rallegrò. -Perché non mi parli mai di te?

-N-non lo so...- Rispose vago Keiji. -Penso che non ne ho mai avuto l'occasione.

Probabilmente per puro caso, le dita di Bokuto sfiorarono le sue. Lo schiacciatore gli sorrise dolcemente, chiedendogli:-Perché non provi a farlo ora?

Akaashi, per un attimo, smise di respirare. Nessuno, nessuno sapeva nulla della sua vita privata, nemmeno Yukie, ma era pronto per parlarne apertamente? -E-ecco...non ne ho mai parlato con nessuno in realtà.- Disse.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora