Ritorno {anno I}

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Capitolo lunghissimo scusate.

Suo padre era tornato a casa prima. Era tornato, e lo aveva trovato seduto su un divano a pochi centimetri dal viso di un ragazzo.

Nonostante Bokuto si fosse subito allontanato, anche se solo di poco, le loro ginocchia ancora si toccavano e riusciva a sentire il suo odore riempirgli le narici. Durante quei pochi attimi, aveva davvero creduto che si sarebbero baciati, avvertiva già il respiro dell'altro sulle proprie labbra e i loro nasi sfiorarsi per pochi secondi. Se solo avesse annullato più in fretta quella distanza...Ma temeva che un suo movimento potesse spaventare lo schiacciatore. 

La persona che amava forse lo ricambiava e suo padre doveva irrompere in casa proprio quando tutto poteva farsi reale? Non poteva avere un po' più di tempismo? No, certo che no! Lui era il grande Kirai Akaashi! Arrivava quando gli pareva e piaceva, senza curarsi di nulla e di nessuno! Odiava quell'uomo, lo odiava con tutto se stesso. Certo, gli era grato per non averlo ancora sbattuto fuori di casa, ma ogni volta che era costretto a parlargli, stringeva i pugni e affondava le unghie nei propri palmi, solo per evitare di tirargli un pugno in faccia.

Eppure, vedendo la sua espressione sdegnata, la solita sensazione di paura gli invase il corpo. Il suo cuore batté a un ritmo ancora più elevato, ma non in modo piacevole, come aveva fatto pochi attimi prima a causa della vicinanza con Kotaro, in modo cupo e tetro, come la colonna sonora di un film horror. 

Non aveva dimenticato la sera in cui suo padre lo aveva picchiato, non lo avrebbe mai scordato, e ora riconduceva ogni sua espressione a quell'episodio. E se lo avesse fatto arrabbiare? E se lo avesse colpito di nuovo? Non voleva che lo schiacciatore assistesse a una scena del genere, non voleva che lo vedesse debole. 

-N-niente papà, lui...se ne stava andando.- Riuscì a balbettare infine, mentre si alzava, cercando di rendere il tremolio delle sue gambe meno evidente. 

Bokuto alzò lo sguardo verso di lui, chiedendogli con esso se fosse veramente quello il suo desiderio. La risposta era no. Certo che non lo era: avrebbe desiderato che l'albino restasse ancora con lui, ma quegli occhi severi puntati sulla sua figura lo spaventavano troppo. Lievemente e a malincuore annuì. Così il ragazzo si alzò, farfugliò un saluto rivolto a entrambi, e, dopo aver preso la propria giacca, uscì dalla casa, scambiandosi un ultimo sguardo col corvino.

Era rimasto solo con suo padre, mentre un velato senso di tensione si diffondeva nella casa. Udiva unicamente il ticchettio costante dell'orologio, tentando di mantenere il contatto visivo con l'uomo di fronte a lui.

-Chi era quel ragazzo?- Gli domandò, freddo come sempre, Kirai.

Ohh lui è fin troppe cose. Pensò Akaashi. Ma se tu sapessi la verità sarebbe la volta buona per buttarmi fuori da qui.

-Nessuno.- Disse invece. -Solo un compagno di scuola.

Suo padre alzò uno scuro sopracciglio, mantenendo la linea della bocca dritta come sempre. 

-E perché era qui?- Chiese ancora, sottintendendo ciò che più lo infastidiva: perché era così vicino a te?

Keiji deglutì, cercando di trovare una buona bugia. -Non è molto bravo in matematica, quindi è venuto a chiedermi ripetizioni.- mentì. In fondo era parzialmente la verità, siccome più volte Kotaro gli aveva domandato di aiutarlo.

-Non dovevi essere da lei?- Indagò l'uomo. Ecco come denominavano la madre del corvino in quella dimora: solo con un pronome. Non ne parlavano mai, perciò per l'alzatore era stato sempre piuttosto semplice mantenere il suo alibi.

-Sono tornato prima.- Disse serio. Era stato uno stupido a rientrare così presto, solitamente non era così sbadato, ma il suo dolore doveva averlo proprio confuso.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Where stories live. Discover now