Sei sempre stato tu {anno II}

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Il sole era tornato a splendere, sebbene ancora si sentisse l'odore della pioggia. Le strade erano decorate da pozzanghere, sulle quali i raggi del sole provocavano gentili riflessi. L'acqua si increspava e si distendeva, smossa dalla lieve brezza che soffiava quella mattina, portando con sé petali rosa di ciliegio che viaggiavano spensierati nella grande città. Il profumo pungente dell'acquazzone di quella notte, ancora riempiva le narici di Akaashi. Aveva sempre amato quell'odore, gli colmava il respiro e lo faceva sentire leggero, fresco, proprio come se le lacrime del cielo, avessero lo stesso effetto che gli davano le proprie: lo facevano sentire libero, come se si fosse tolto un peso dal petto.

Sulla mano, sentiva la calda sensazione della pelle di Bokuto, le dita del ragazzo intrecciate alle sue, il pollice che ogni tanto lo accarezzava. Stava parlando allegro come sempre, la mente dell'alzatore, però, era da tutt'altra parte.

Poco prima, mentre si preparavano per uscire, Kotaro era andato a lavarsi, così il corvino, rimasto solo, aveva potuto infilarsi la divisa della squadra. Aveva piegato i vestiti che gli erano stati gentilmente prestati, si era chiesto dove riporli e, infine, sperando di fare un favore all'albino, era andato verso la cabina armadio.

Una volta aperta la porta, i suoi occhi furono attirati dalla scatola che la sera prima aveva intravisto. Forse non avrebbe dovuto farlo, forse era stato sleale nei confronti dell'altro, ma in quel momento, la curiosità ebbe il sopravvento: prese l'oggetto tra le mani e lo aprì.

Spalancò gli occhi, il cuore gli batté più veloce e la testa si riempì di pensieri confusi tra loro:  all'interno del contenitore, si trovavano, piegati accuratamente, tutti i biglietti che aveva scritto in anonimato.

Li ha tenuti tutti? Si domandò, lasciando che il proprio polpastrello scorresse libero sulla carta. Non credevo che fossero così importanti per lui...Pensavo che se ne fosse dimenticato.

All'improvviso, udì la porta della doccia chiudersi e la voce dello schiacciatore canticchiare felice. Veloce, richiuse la scatola, raccolse nuovamente gli indumenti e, quando Bokuto tornò, si fece trovare pronto per andare.

In quel momento, si stavano dirigendo verso la palestra della scuola, per l'accesso alla quale avevano ricevuto un permesso speciale a causa dell'allenamento di quel giorno. Kotaro era molto felice di potersi esercitare ancora nelle schiacciate, Keiji lo era perché si sarebbe distratto e siccome vedere l'albino sorridere era una delle gioie più grandi che potesse provare.

Si girò a guardarlo: le labbra morbide increspate verso l'alto, aperte in uno spiraglio che lasciava esposti i candidi denti alla luce del giorno. Stava giocando col borsone, facendolo roteare sul proprio braccio, pericolosamente a rischio di perderne il controllo e farlo cadere. Rideva, provocando in Akaashi quella sensazione di calore nel petto che lo accompagnava ogni volta che udiva quel suono.

Perché gli nascondo ancora qualcosa? Si chiese. Farlo, non è come mentire? Deve conoscere la verità, tutto quanto: lo amo e merita sapere.

Con la brezza che gli scuoteva lievemente le ciocche corvine, osservò ancora i lineamenti che tanto amava, questa volta, anche l'altro si voltò, con la gioia dipinta in volto. Gli sorrise di rimando, un piccolo sorriso di cui solo l'albino aveva potuto apprezzare l'immensa bellezza. Gli strinse più forte la mano e, insieme, continuarono a camminare.

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-Agaashi, non vieni?- Gli domandò lo schiacciatore, fermandosi sullo stipite della porta che conduceva alla palestra. 

L'alzatore portò di nuovo lo sguardo sulla notifica che lo avvertiva di una chiamata persa. Alzò la testa e disse:-Arrivo tra poco, tu vai, tranquillo.

~❀ «Sempre lì per te» Bokuaka ❀~Où les histoires vivent. Découvrez maintenant