DIECI

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Alla fine, aveva approfittato dell'inaspettata gentilezza dell'Agente Wagner solo per strappargli una cena.

E non una cena qualunque. D'asporto sì, ma si era rimpiazzato di ogni prelibatezza, scegliendo le ordinazioni direttamente da un menù online, per un totale di quasi centoventi euro.

Aveva rischiato di far prendere un colpo al poliziotto, ma per rimediare al suo rapimento, Reik aveva serrato le labbra e pagato.
Con grande godimento da parte di Abel.

Però non era rimasto a dormire da lui e quindi aveva rinunciato al suo letto scomodissimo e al suo cuscino scomodissimo.

Con la pancia piena tutto gli era parso improvvisamente più accettabile – o forse era impazzito per davvero – e aveva deciso di recarsi al lavoro.

-Sei in ritardo- lo accolse Hauke.

Abel fece una smorfia e oltrepassò l'ingresso senza degnarlo di un saluto.

-Sei ancora arrabbiato?- gli urlò dietro, ma lui continuò imperterrito a scendere la stretta scala che conduceva all'interno del MoonClan.

-Abel!- lo chiamò ancora Hauke.

Si fermò davanti l'ingresso e si girò a guardarlo dal basso.

Hauke stava fermo in cima alla scala, rigido, le braccia conserte e leggermente proteso in avanti. Furioso.
-Ero preoccupato per te-

Abel gli rivolse il dito medio di una mano ed entrò nel locale. Si chiuse la porta alle spalle con un tonfo, trovandosi al buio, nell'ingresso.

Dalla sala principale arrivavano risate, musica, voci confuse. Aggrottò la fronte e si mosse a tentoni, girando a destra lungo il corridoio che conduceva nel suo camerino. Il neon ronzò e lampeggiò un paio di volte. Si accese.

Abel si fermò a fissarlo per una manciata di secondi: magari era stato posseduto da un qualche spirito benevolo. Lo spirito in questione doveva aver captato il suo malumore e aveva tentato di rallegarlo con un po' di luce.

O forse restava solo un neon.

E gli effetti benefici della cena con Reik si erano già esauriti.

Sospirò e udì la porta dell'ingresso aprirsi e richiudersi con violenza dietro di sé.

-Abel-

Hauke. Non si girò a guardarlo, anzi, corse in direzione del proprio camerino nella speranza di evitarlo il più possibile. Hauke lo raggiunse in un battito di ciglia, lo afferrò per un polso e lo strattonò verso di sé. Abel finì per trovarsi contro di lui. Sopraffatto dal suo profumo e dalla sua irruenza. Le palme delle mani premute contro il suo petto.

Fece un balzo e gli si aggrappò al collo, nascondendo il naso sotto un suo orecchio. Hauke rimase interdetto, ma, quando Abel gli cinse la vita con le gambe, lo strinse a sé. Sospirò e iniziò a muoversi.

-Sei diventato un koala?- gli chiese con voce morbida.

-Non sono un animale. Sono stato cresciuto dai lupi, ma mi mancano coda e pelo per essere abbastanza lupo-

-Tu sei sempre stato abbastanza lupo-

-Cazzate-

-Hai litigato con Saul-

E anche se quella di Hauke non fu affatto una domanda, Abel rispose lo stesso. -Sì. Da quando è tornato non abbiamo fatto altro che litigare. Oggi è stata una brutta giornata-

-L'ho sentito a pranzo. Mi ha detto che eri stato convocato su un'altra scena del crimine-

-Sì-

ARABESQUE Where stories live. Discover now