QUATTORDICI

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Nel giro di pochi minuti si trovò ancora una volta disteso nel letto scomodissimo di Reik, con la testa poggiata sul suo cuscino scomodissimo.

Senza fiato e con la pelle ricoperta di brividi. Si morse un labbro e inarcò il bacino, andandogli incontro. Reik emise un delizioso suono gutturale e lo fissò con uno sguardo colmo di passione. Abel sorrise. Gli tolse gli occhiali e prese di nuovo il suo viso tra le mani, leccandogli in punta di lingua il mento, fino alle labbra, riappropriandosi della sua bocca.

Reik si sporse di lato, schiacciandolo contro di sé, portandoselo dietro nei propri movimenti. Recuperò un preservativo da un cassetto del comodino, mentre le loro posizioni si invertivano e Abel finiva per sedere a cavalcioni sulla sua pancia. Si appropriò del preservativo, strappandoglielo dalle mani, e lo scartò con gesti volutamente lenti. Sotto di lui l'uomo lo afferrò per i fianchi e si mosse facendogli percepire la propria erezione. Abel rabbrividì e il suo sorriso malizioso si spense.

-Guarda che io sono una prima donna, non puoi rubarmi la scena in questo modo- ansimò e l'altro rise.

Si alzò a sedere e mentre lo baciava, mettendolo a tacere – con grande disappunto di Abel – lo pose sotto di sé. Gli accarezzò una gamba dal ginocchio fino al sedere, palpandogli una natica, spingendolo ancora contro il proprio sesso. Abel ansimò di nuovo e per un attimo fu indeciso sulla possibilità di prenderlo a testate oppure lasciargli carta bianca.

Non lo aveva fatto mai con nessuno prima. Non aveva mai permesso a nessuno di decidere per lui, neppure nel sesso. Gli piaceva il sesso ed era cresciuto all'interno di una comunità che viveva quest'aspetto della vita in tutta naturalità, senza tabù. Almeno fino a quando non avevano compreso che a lui, il sesso, piaceva farlo con gli uomini. E allora i tabù, le cose non dette, quelle nascoste e le espressioni imbarazzate, quasi mortificate di certi umani che si trovavano coinvolti in argomenti piccanti, gli erano quasi mancate. Soprattutto quando Saul partiva con i suoi sermoni, sindancando senza ritegno sul suo personalissimo modo di vivere la propria sessualità.

-Ehi- Reik gli prese il mento in una mano, cercando il suo sguardo. -Ti sei fatto cupo- disse.

Abel tentò di sorridergli e scosse la testa. Lo spinse gentilmente lontano da sé, fino a quando non si trovarono seduti uno di fronte all'altro, vicinissimi. Non aveva alcuna intenzione di condividere quella parte – spiacevole – della propria adolescenza con lui. Voleva godersi quel momento, scaricare la tensione accumulata nelle ultime settimane, rilassarsi e fare sesso.

Lo baciò, aderendo centimetro per centimetro al suo corpo. Accarezzò le sue braccia con gesti sensuali, tornò sulle sue spalle, scese sul petto e in contemporanea prese a baciargli il collo. Scese ancora e ancora con lenti movimenti e baci, piccoli morsi. Reik si tese all'indietro, lasciandogli più spazio, e quando Abel fu tra le sue gambe, l'uomo si distese del tutto. Gli passò una mano tra i capelli, continuando la carezza su una guancia, fino alle labbra. Vi intrufolò un pollice e Abel prese a succhiarlo piano, fissandolo dritto negli occhi, mentre gli faceva indossare il preservativo.

Si alzò sulle ginocchia, accarezzandosi il corpo sotto il suo sguardo attento.

-Sei uno spettacolo- sussurrò Reik con voce roca.

-C'è chi paga per vedermi, sai?-

-Per vederti così?-

-Oh, no. Per vedermi così la cifra è talmente stratosferica che, in pratica, quasi nessuno può permetterselo-

-Diventerò povero-

Abel rise. -Hai vinto alla Lotteria-

-Sul serio?-

ARABESQUE Where stories live. Discover now