TRENTA

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Aveva come la spiacevole sensazione di essere una specie di concorrente di un qualche reality show. Costantemente sotto stretta sorveglianza di telecamere. Ma non si trovava affatto all'interno di un reality e gli occhi indiscreti puntati su di lui appartenevano a persone reali, di razze differenti.

Abel si portò una forchettata di pasta alla bocca. I primi bocconi gli erano parsi come un dono sceso dal cielo e aveva avuto modo di poterne apprezzare le infinite sfaccettature del sapore delicato e squisito. Le prime. Quelle subito successive gli si erano già guastate sul palato e tutto per colpa di quella spiacevole sensazione di essere diventato una specie di fenomeno da baraccone.

Aggrottò la fronte e rivolse uno sguardo di sottecchi in direzione dell'Ispettore Baker. -Hai intenzione di starmi con il fiato sul collo a lungo?- chiese e mise in bocca un altro po' di pasta.

L'uomo ricambiò l'occhiataccia, ma tacque. Abel sussultò nel percepire qualcuno al proprio fianco e si accorse di Florian soltanto quando se lo trovò a un palmo da sé, intento a versargli da bere. Non ricambiava il suo sguardo, ma lui poteva ammirarne il profilo, il disegno delle labbra che aveva baciato, e si sentì arrossire.

Era stato solo un bacio, una specie di conforto fisico, ma non riusciva a schiodarlo dai pensieri. Come se avesse la fotografia di quell'attimo piantata negli occhi.
E le parole che gli aveva rivolto. Le sentiva risuonare tra i pensieri e più se le ripeteva, maggiore era la sensazione di essersi vestito di ridicolo solo per... per un po' di calore.
Un bacio.

Se lo venisse a sapere Hauke...

Sbuffò spazientito e l'appetito gli venne meno del tutto. Aveva consumato un po' di frutta e mezza porzione di pasta. Un record se comparato a ciò che aveva mangiato nei giorni precedenti.

-La tua fame è già finita?- domandò Hauke con fare sprezzante.

-Tu non dovresti essere al locale?-

-Ho delegato. La mia presenza è più importante qui-

Abel sollevò un sopracciglio con scetticismo. -Punti di vista- borbottò, indispettito dal fatto che il lupo fosse tornato tanto presto per condividere la sua stessa aria.

-Da Berlino ancora nulla- disse Roberto, comparendo sulla soglia della cucina. Le cuffie calate sul collo e un'espressione stanca dipinta in viso.

-Non penso che ci vorrà ancora molto. Non possono restare rintanati lì dentro pure per Natale-

-John ha ragione- disse Reik con un sospiro, stiracchiandosi.

Sembrava essersi ripreso fisicamente del tutto, eppure si muoveva al rallentatore, come se ogni movimento gli costasse uno sforzo enorme. E Abel non stentava a credere che fosse proprio così. La violenza che lo aveva investito quando era stato faccia a faccia con il mannaro era stata qualcosa di devastante – non solo sul piano fisico. Sì, non era un tipo sportivo e non si dava alle risse da quando era un ragazzino, ma restava di fatto che, ciò che più lo aveva sfiancato, era stata proprio l'ondata di violenza che aveva percepito. Non osava neppure immaginare quanto potesse esser stata terribilmente sconvolgente per Reik che l'aveva vissuta sulla propria pelle.

Sì, aveva ancora paura di lui – ed era persino quasi certo che non sarebbero stati più amanti per un po'. Nonostante tutto, però, gli dispiaceva per lui e gli si era ormai affezionato abbastanza da provare il desiderio di rendersi utile per lui in qualche modo.

Trasse un profondo sospiro e allungò una mano nella sua direzione. Gli accarezzò un braccio e Reik sollevò lo sguardo su di lui, stupito. Poi sorrise stanco, prese la sua mano in una delle proprie e ne baciò il dorso. La trattenne a sé, accarezzandola con un pollice.

ARABESQUE Where stories live. Discover now