TRENTOTTO

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Con grande disappunto di John Caro, Abel aveva rifiutato il suo gentile invito a recarsi al Kalmenhof.

Gli aveva fatto presente di non essere abbastanza consulente, per niente poliziotto e affatto energumeno per poter sostenere una conversazione intenzionalmente intimidatoria per strappare informazioni ai becchini.

Era quasi certo che quelli dell'Associazione, vedendolo, non lo avrebbero preso granché sul serio neppure se avesse puntato loro una pistola. E poi, lui, non possedeva armi al di fuori del proprio fascino.

-Sei stato terribile con l'ispettore- stava dicendo Florian, mentre spadellava davanti la cucina, con l'intenzione di preparargli qualcosa da mangiare.

Aveva parlato dandogli le spalle e Abel si sentì catturato dalla sua voce, ma dovette limitarsi a fissare la sua schiena, visto che il vampiro gli stava nascondendo l'espressione del viso.
Sospirò e fece una smorfia, che l'altro non vide. Tirò le gambe al petto, poggiando i piedi sulla seduta e prese a giocherellare con le dita, osservandole muoversi sotto i calzini.

-Io sono solo un consulente. È vero che li avrei potuti aiutare a leggere determinate cose dietro le loro risposte ambigue, perché so tante cose del Clan, perché ci sono cresciuto dentro e ho avuto modo di studiarne la storia. Reik e John no. Quindi se i becchini iniziassero a rispondergli in modo evasivo...-

-È per questo che ti voleva con loro- lo interruppe Florian.

-È un interrogatorio non autorizzato. Una chiacchierata non amichevole, chiamala come vuoi. Io sono un civile. È stato stupido persino per John, chiedermi di andare con loro-

-Credo che stia tentando di accelerare i tempi, così come aveva già detto di voler fare-

-In che senso?-

Florian si strinse nelle spalle. Abel ne osservò la curvatura, rendendosi conto che gli apparivano più piene, massicce. La prima cosa che aveva notato al loro primo incontro, era stata proprio la fisicità esile che contraddistingueva il vampiro. In quel momento, però, pareva reduce da mesi di allenamenti in palestra. Aggrottò la fronte. -Il tuo corpo sta cambiando- disse in un sussurro, senza riflettere.

Florian si irrigidì visibilmente. Si girò verso di lui, rivolgendosi un sorriso tirato, senza guardarlo negli occhi, poggiando sul tavolo un piatto di salsicce con contorno di verdurine bollite – la gioia in terra.
Non gli rispose.

Abel sbuffò, recuperò una forchetta e prese a giocherellare con le verdure. -Ti avevo detto di essere vegetariano, in questo periodo-

-I würstel sono addirittura vegani- ribatté Florian.

Abel trattenne un'imprecazione.
Non gli piaceva perdere a quel gioco.

Mangiò un po' del cibo che il vampiro aveva preparato, anche se i würstel avevano davvero un sapore disgustoso, troppo speziato per lui.

Trasalì quando l'altro gli sedette accanto, gli prese la forchetta di mano e lo imboccò. Abel lo lasciò fare, stupido dal suo inaspettato gesto. Osservò il suo volto, tentando di leggervi una qualche espressione rivelatrice per quel suo strano comportamento, ma non vi trovò nulla.

Sembrava essersi ringiovanito ancora di più, però.
Erano rimaste delle rughe sulla fronte, intorno agli occhi e sulle guance magre. Ma niente di eccessivo, niente che lo facesse vagamente assomigliare a una mummia. Le sue labbra si erano fatte più carnose e i suoi occhi brillavano di una luce intensa, del tutto nuova. La sua pelle appariva più luminosa, senza più discromie dovute alla vecchiaia, di un caldo color cioccolato.
Forse stava impazzendo, ma gli sembrò che persino i capelli fossero meno brizzolati, più neri e ricci.

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