VENTI

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Abel tentò di sfilare il proprio polso dalla mano di Reik, ma la presa dell'altro si era fatta ferrea, alla stregua di fascette di metallo che stavano iniziando a incidergli la pelle.

Il suo cuore fece una capriola, il fiato gli si mozzò in gola e la pelle parve farsi di colpo bollente, ma nulla di tutto ciò che stava provando in quel momento aveva a che vedere – neppure lontanamente – con la passione che l'aveva fatto palpitare fino a pochi istanti prima.

-Lasciami andare- sussurrò con voce colma di paura e l'altro reclinò il capo da un lato, come se si stesse ponendo maggiormente in suo ascolto.

Eppure sembrava non averlo compreso affatto. I suoi occhi ebbero un guizzo e le iridi tremarano, mentre il colore giallo che avevano assunto, spazzando via il celeste, si faceva più intenso. Abel fece un passo in avanti e sollevò una mano verso il suo viso. Tentò di richiamare a sé tutto il proprio coraggio e poggiò una mano su una sua guancia.
-Reik- mormorò.

Gli occhi dell'uomo ebbero un altro guizzo, che quella volta terminò con un repentino mutamento di espressione: abbandonò l'aria vaga e assente e divenne d'improvviso confuso, arrabbiato. Le sopracciglia aggrottate, le labbra serrate in una linea sottile, mentre fissava un punto imprecisato su una spalla di Abel – almeno, così gli sembrò e si domandò cosa diavolo ci fosse di così interessante sulla propria spalla destra da aver attirato così tanta attenzione da parte del poliziotto.

Gli sfilò gli occhiali con gesti cauti, posandoli da qualche parte vicino a loro, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso. Si alzò in punta di piedi per cercare di spostare la sua attenzione sul proprio volto. Pronunciò il suo nome un paio di volte, ma l'altro rimase impassibile.

Abel deglutì a vuoto, mentre il suo cervello viaggiava alla velocità della luce tentando di darsi una risposta che non fosse troppo spaventosa.

Un sovversivo che vive fuori dal Clan.

Magari appartiene a una specie di licantropi diversa e per questo motivo non l'ho mai incontrato prima.

Un animale poco spaventoso e poco aggressivo? Magari un leprotto mannaro? In versione umanoide e senziente! Potremmo andare a caccia di uova di Pasqua insieme...

Ti prendi per il culo da solo, Abel?

Se non fosse stato pericoloso me lo avrebbe già detto, sa benissimo chi sono.

Così non ti aiuti, dannazione!

Reik lo strattonò per il polso e Abel sussultò. Di colpo sembrava essere tornato vigile, ma la sua espressione era diventata furiosa. Un brivido gli corse lungo la schiena, mentre con sgomento osservava i muscoli del suo viso, che parvero iniziare a muoversi sotto la pelle, come se stessero diventando liquidi.

Reik si fece sfuggire un gemito di dolore: -Dovresti andartene- disse con voce così bassa e cavernosa che ad Abel parve di sentirla vibrare direttamente dentro il proprio petto.

Subito, pensò con maggior panico, ansimando a causa dell'ansia.

Tentò ancora di sfilarsi dalla sua presa e Reik urlò – sarebbe stato meglio dire che ululò, ma Abel non si sentiva ancora pronto per ammetterlo – e si portò entrambe le mani al volto, chinandosi in avanti, mentre la vestaglia si strappava sulla schiena e il suo corpo pareva dilaniarsi dall'interno come se fosse sul procinto di esplodere.

Era saggio trasformarsi all'interno del proprio appartamento, in centro città, quando i propri vicini di casa erano umani? Vicini umani che avrebbero potuto contattare l'Associazione Sanitaria per la Salvaguardia della Specie?!

Solo un pazzo avrebbe potuto rischiare la propria vita in questo modo.

Un pazzo poliziotto, sembra l'inizio di una cazzo di barzelletta.

ARABESQUE Où les histoires vivent. Découvrez maintenant