VENTIDUE

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-Voglio sedermi vicino a te- disse e subito Gideon si fece avanti, ma Krista lo batté sul tempo e gli porse un braccio.

Abel roteò gli occhi, ma accettò l'aiuto della lamia. Non aveva avuto bisogno di specificare nulla ed era certo che fosse tutto merito di Magda che, a quanto pareva, aveva messo le tende dentro la sua mente.

Si lasciò cadere con poca grazia al fianco di Reik, percependo su di sé lo sguardo furioso di Hauke, ma, esattamente come in precedenza, continuò a ignorarlo.

-Come stai?- si sentì domandare e si girò di scatto verso il poliziotto.

Lo trovò intento a fissarlo con una tale espressione sofferta da riempirgli il petto di una tristezza immensa.

Lui gli chiedeva come stava.

Lui.

Lui che aveva subito una metamorfosi straziante e violenta di cui si portava ancora addosso le testimonianze, lui gli aveva chiesto come stava.

Era stato il suo primo pensiero.
Non aveva perso tempo per mentirgli.
Non aveva perso tempo accusandolo di essere finito dentro l'ennesimo casino.
Non era colpa di Reik se Abel aveva rischiato di morire, anche se per mano sua. Lo sapeva bene. Avesse avuto la fortuna di essere come Saul o Hauke, Abel era certo che Reik non solo avrebbe adoperato i propri neuroni dieci miliardi di volte meglio di quei due messi insieme, ma era pure sicuro che non si sarebbe azzardato a torcergli un capello.

Se lo sentiva.
Si sentiva ricambiato.
Gli era bastato uno sguardo per capirlo, già la prima volta in cui avevano fatto l'amore. Colpo di fulmine: non vi aveva mai creduto, eppure ne era stato travolto in pieno. Ora era persino pronto ad ammetterlo apertamente con se stesso.

Allungò una mano verso il poliziotto, con il palmo rivolto verso l'alto. Tremava visibilmente. Si sentiva in colpa per la propria debolezza. Era stato incerto di volerlo rincontrare tanto presto, era incerto in quel momento di volerlo toccare. La prima incertezza si era sciolta, dissolta nell'istante stesso in cui lo aveva visto. Si era persino domandato come avesse fatto a dubitare di volerlo rivedere.

Reik indietreggiò istintivamente, ma poi si fermò a fissarlo. Sollevò una mano a sua volta e si avvicinò, titubante, alla sua. Ne sfiorò la pelle in punta di dita, per poi, finalmente, decidersi e stringerla nella propria.
E anche in quel caso, Abel si domandò come avesse potuto dubitare di volerlo toccare ancora. Subito gli parve che il mondo intorno a sé si facesse di colpo meno orribile. Il colorito di Reik gli sembrò già più luminoso, la gamba gli faceva meno male, c'era meno freddo. Dentro e fuori di lui faceva meno freddo se Reik, con la sua mano calda, stringeva la sua.

-Sto bene- disse Abel in un sussurro. -Tu come stai?-

Era imbarazzante dover sostenere quella conversazione dinanzi a tanti testimoni. Dinanzi ad Hauke. Krista e Gideon non li conosceva e non poteva fregargli di meno delle idee che i due si sarebbero potuti creare sul suo conto. Magda, con i suoi pro e contro, restava una delle pochissime persone che poteva considerare ancora amica.
Ma Hauke.

Pareva che i suoi sentimenti per lui si fossero spenti di colpo. O forse erano stati sommersi dalla rabbia, cocente e accecante che aveva nutrito nei suoi confronti, costantemente, senza neanche rendersene conto. Ne prese consapevolezza proprio in quel momento. Non voleva che Hauke fosse lì, che lo guardasse mentre stringeva una mano di Reik, che leggesse in lui, nel suo sguardo, tutta la profondità del sentimento che lo univa al poliziotto. Era una cosa privata, privatissima, di cui aveva preso coscienza da troppo poco tempo, che ancora non era stato in grado di accettare fino in fondo neppure lui stesso. Non voleva che Hauke contribuisse a creare confusione nella sua testa e nel suo cuore con una delle sue solite battute-sentenze da stronzo.

ARABESQUE Where stories live. Discover now