JIMIN

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Erano i nostri felici, seicento giorni.
Era un'emozione unica e indescrivibile come quella del nostro primo anniversario.
La giornata era iniziata con me al fianco del mio amato Jimin, noi beatamente sdraiati nel nostro letto, avvolti dalle coperte pesanti per il freddo di novembre.

Non fu la sveglia a farmi aprire gli occhi, ma dei dolci baci che sentivo sulla spalla, dei baci che pian piano salirono fino ad arrivare alle mie labbra leggermente socchiuse.
-Giorno dormigliona- disse la voce dolce del mio ragazzo; mi guardava con occhi illuminati da tante lucine, come se fossero stelle, nel mentre si reggeva su un braccio per potermi vedere dall'alto, -Auguri a noi amore- disse ancora lasciandomi tanti piccoli baci sul viso.
-Mmh..- mugolai con un sorriso e gli occhi socchiusi, lo abbracciai ancora un po' imbambolata dal sonno e lo feci cadere su di me, -piccola sta tranquilla, avremo tempo per ogni cosa oggi- sussurrò guardandomi con un sorrisetto malizioso, io risi e lo spinsi leggermente per potermi alzare e andare a preparare la colazione.

Dopo aver cucinato degli ottimi pancake e aver messo sulla moca del caffè, chiamai Jimin dalla cucina, per avvisarlo e farlo scendere per poter mangiare.
Quando arrivò in cucina aveva i capelli tutti scompigliati e indossava il suo bellissimo pigiama color blu notte, sembrava veramente un sogno che quel bellissimo ragazzo fosse il mio fidanzato.

A distanza di due anni, ancora faticavo a capire cosa vi avesse visto uno bello e unico come lui, in una sempliciotta come me.

Non parlammo molto durante la colazione ma subito dopo, mentre stavo lavando i piatti usati poco prima, mi venne dietro circondandomi la vita e poggiando il mento sulla mia spalla, -ho in mente qualcosa per stasera, il tutto inizierebbe con noi in un posto a sorpresa e successivamente... beh, solo da scoprire...- ammise lasciando dei baci sul mio collo; io arrossii lievemente e finí di lavare le stoviglie con la sua presenza dietro di me, che era una delle mie sensazioni preferite.

La giornata procedette in modo abbastanza veloce, poiché andammo entrambi a lavoro e tornammo insieme a casa, intorno alle sei del pomeriggio.
Appena misi piede in casa, subito dopo aver appeso la mia giacca, aver messo la mia valigetta da lavoro sulla scrivania e posato i miei tacchi nella scarpiera nella cabina armadio, mi fiondai in bagno per farmi una doccia.

Finí dopo quaranta minuti e mi avvolsi un asciugamano attorno al corpo iniziando a truccarmi e fare dei boccoli ai miei lunghi capelli rossi. Avevo intuito che conoscendo Jimin, mi avrebbe portata in un posto abbastanza lussuoso, quindi decisi di mettere un lungo vestito rosso acceso.
Era molto semplice, mono spalla, molto aderente e che cadeva a sirena sulle scarpe, che sebbene alte... furono coperte completamente.
Dopo aver finito di mettere le ultime cose nella mia pochette del medesimo colore delle scarpe, nonché rosa chiaro, e aver applicato un leggero strato di rossetto chiaro sui miei boccioli rosei, aspettai il mio ragazzo sul divano del salotto.

Arrivò dopo poco con uno smoking molto semplice di velluto rosso, simile al mio abito. Aveva i capelli tirati indietro, come io amavo, e a completare il tutto si univa un filo di ombretto nero sugli occhi che gli donava veramente molto.

-Sei uno spettacolo...- disse quasi senza fiato, guardandomi da testa a piedi, -neanche tu scherzi- replicai io sistemandogli la cravatta nera che indossava.
-Allora andiamo?- mi chiese porgendomi la mano e accompagnandomi alla sua bellissima mercedes bianca; mi aprí la portiera come un vero galantuomo ed io entrai sorridendo e ringraziandolo.
Mise in moto e partimmo.

Il tragitto durò circa trenta minuti o poco più, ci fermammo davanti ad una struttura completamente bianca che sembrava quasi un castello antico. Si vedevano le luci calde che illuminavano l'ambiente tramite quei pochi spiragli lasciati dalle tende che coprivano le maestose finestre.
Entrammo mano nella mano e Jimin disse al ragazzo che si trovava alla cassa, di avere un tavolo riservato per due persone a nome Park Jimin; subito dopo aver trovato la nostra prenotazione, ci accompagnò personalmente al tavolo.

Mi guardai intorno e notai che effettivamente l'arredamento di quel posto ricordava un po' quello di un castello di qualche regina. Ero esterrefatta da tutta quella bellezza e guardando il mio amato negli occhi parlai -tu sei pazzo, costerà una fortuna mangiare qui-, lui ridacchiò e mi rispose -il contro sicuramente sarà l'ultima cosa a cui dovrai pensare stasera-, risi con lui e vedendo l'arrivo di un cameriere ordinammo da mangiare.

Preso anche un sorbetto al limone pentastellato come dessert, ci alzammo e pagammo per poi andare a fare due passi sul lungo mare letteralmente di fronte al ristorante. C'erano molti locali sulla spiaggia, che rimanevano aperti fino a tardi sebbene l'estate fosse finita da un bel pezzo, si sentiva la musica e si vedevano i ragazzi che ballavano.
Iniziai a sentire leggermente freddo, essendosi fatto tardi, e tremai istintivamente; Jimin mi notò e mi porse immediatamente la sua giacca. avvolgendomi le braccia ai fianchi. Proprio come stamattina a colazione.

Sorrisi ed iniziai a sentirlo ondeggiare lentamente da destra a sinistra quando partí, da uno di quei locali, "Talking to the moon" di Bruno Mars. Una delle canzoni che mi aveva dedicato quando ancora eravamo semplici, ma ottimi amici.
-... cause every night, i'm talking to the moon...- canticchiò nel mio orecchio con la sua voce che mi fece salire mille brividi su per la spina dorsale. Girai leggermente la testa per poterlo guardare negli occhi e perdermi per l'ennesima in quel suo sguardo meraviglioso.

Sebbene la canzone fosse finita, lui continuò ad oscillare dietro di me e mi strinse più forte; sentivo che si stava iniziando a scaldare la situazione così mi girai e prendendogli il viso fra le mani gli sussurrai -andiamo a casa jim...- lui non perse altro tempo e appena arrivano a casa, si fiondò sulle mie labbra.

Quella notte facemmo l'amore come se fosse la prima volta, ci stavamo amando e stavamo riscoprendo i nostri corpi dopo tanto.
Dopo essere caduti uno di fianco all'altra stremati e ansimanti, lui si girò guardandomi e disse:
-mi innamorerei di te, altre seicento volte y/n-.

Dopo un lungo bacio, ci scambiammo un bellissimo è semplicissimo "ti amo", candendo addormentati uniti è sempre più sicuri del nostro amore.

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