22 - Alex Turner

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Mi siedo sul letto con il mio laptop alla ricerca di qualche volo disponibile per l'Italia. Avevo passato la mattinata ad organizzarmi con Angelica e mia madre per il nostro arrivo a Firenze. Non amo prendere l'aereo, e soprattutto da sola, ma lo avevo già fatto una volta, un anno fa. Mi sento strana al solo pensiero di dover tornare in Italia, dove avevo lasciato tutto. Gli unici che sapevano erano i miei, e Giulio dopo che gli era stato riferito. Avevo lasciato tutte le mie amicizie senza dire nulla, ma non mi fidavo di nessuno. L'unica era Viola, ma mi aveva tradita.

Avevamo deciso che saremmo stati tutti a casa, io in camera mia, e Angelica e Pablo  in camera di mia sorella. Avrei preferito stare in hotel, ma al momento il mio portafoglio non me lo permette. Decido di non prenotare ancora il volo, sperando in qualche offerta last minute.

Mi rinfresco con una doccia, e mi preparo per uscire. È una domenica uggiosa, e indosso un completo nero con dei tacchi e un impermeabile per proteggermi dalla pioggia. Avevo rinunciato a sistemare i miei capelli, con la pioggia avrebbero comunque fatto quello che volevano.

Scendo e vedo Jeff, che mi consegna una serie di documenti dopo il passaggio di proprietà del palazzo, e mi viene in mente che anche questa è una questione che avrei dovuto risolvere con David. Esco dall'atrio e non riesco ad aprire l'ombrello in tempo che la pioggia mi travolge. Che palle, sbuffo guardandomi fradicia.

A due metri da me vedo John guardarmi. Sa che questa volta ha l'opportunità di potermi caricare e di fare finalmente felice il suo capo. Mi guardo intorno e so di non poter raggiungere la destinazione senza bagnarmi completamente. Costretta dal tempo, mi convinco e vado verso il Land Rover. "Miss Neri" mi dice John aprendomi velocemente la portiera. "John, grazie" dico. Appena salgo in auto mi rilasso sul sedile. Dallo specchietto dei sedili anteriori vedo quasi un sorriso soddisfatto di John.

Il viaggio è interminabile, sotto la pioggia le macchine vanno lente, ma ne approfitto per leggere qualche commento sul sito. Molte donne, ma anche qualche uomo, al contrario del mio blog, mi raccontavano il rapporto con i loro fratelli. Addirittura una ragazza raccontava di come lei e suo fratello fossero così legati da essersi spostati insieme, ovviamente con due persone diverse. Mentre John cerca di divincolarsi nel traffico, continuo a scorrere i commenti, anche sugli articoli precedenti. Su quello in cui spiccavano le foto del Golden Sky però spicca un commento particolare.

Avrebbe dovuto portare me.

Di certo sapevo che i commenti delle ex frequentazioni di David sarebbero arrivati, ma pensavo che li avrei subiti di persona, e non sul mio blog. Il commento è stato lasciato in anonimo, e non ho modo di vedere di chi si tratti. Forse è meglio non saperlo.

Gli ultimi dieci minuti di strada sono più scorrevoli e guardo con piacere le strade di Manhattan dal finestrino pieno di gocce di pioggia. Quando arriviamo John scende dalla macchina e mi viene incontro ad aprirmi la portiera con un ombrello gigante che riusciva a ripararci entrambi. Alzo lo sguardo. Con i battiti a mille, percepisco tutte le emozioni della prima volta in cui sono venuta qui. John mi accompagna fino all'entrata e poi mi lascia all'ingresso del Four Season.

Mi guardo attorno e noto quanto questo hotel sia affascinante, con inserti dorati e elementi orientali sulle pareti. Mi avvicino al bancone della reception. Fortunatamente non ci sono molti clienti in attesa, e riesco quasi subito a parlare con un uomo brizzolato.

"Buon pomeriggio signorina, come posso aiutarla?" "Salve, vorrei parlare con Mr Loodwook"

"Un attimo prego" mi dice mentre inizia a digitare qualcosa sul desktop che ha davanti. Intanto mi guardo attorno e cerco di capire quanti soldi ci vadano per alloggiare in un posto del genere, figuriamoci viverci. Mi sento quasi in imbarazzo in questo ambiente.

Fidati di meWhere stories live. Discover now