57 - Natale (seconda parte)

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Peter si schiarisce la gola. "Chi?"

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"Elda, la ragazza che lavora nel suo ufficio, caschetto nero..." ripete Cloe, posando il bicchiere sul tavolino.

"Non so chi sia" dice lui, distogliendo lo sguardo.

Merda.

Rivolgo allora il mio sguardo a Cloe. "Probabilmente ti sei sbagliata Anna, è da secoli che non viene regolarmente" mi sorride, senza neanche accorgersi di quanto sia importante per me sapere chi sia. Ricambio il sorriso, ma dentro di me mi sento malissimo.

"Probabilmente è così" dico, quando vengo raggiunta da David, che poggiandomi un braccio dietro la schiena mi bacia dolcemente la guancia.

Peter si allontana, andando a riempirsi di nuovo il bicchiere.

Che non pensi che sia finita qui.

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"Vieni, ti faccio fare un giro, dato che la scorsa volta non ne abbiamo avuto la possibilità" mi dice David prendendomi la mano. Il piano di sotto ormai lo conosco bene, con il soggiorno, la cucina e la grande sala da pranzo. Imbocchiamo le scale che si diramano in due direzioni dall'ingresso centrale.

"Sono curiosa di vedere la camera di quando eri ragazzino" confesso, prendendolo un po' in giro.

"Sono sicuro di no" mi risponde ridendo, salendo gli ultimi scalini. "Seguimi".

Saliamo un'ultima piccola scala, che porta ad un bellissimo terrazzo, arredato con un piccolo tavolino e alcune sedie. "Tieni", mi dice mettendomi la sua giacca sulle spalle. Poi delicatamente mi gira verso la vista. Davanti ai nostri occhi, oltre gli alberi che coprono leggermente la vista, compare New York con i suoi maestosi grattacieli.

Rimango meravigliata, come ogni volta che ho la possibilità di vedere la città dall'alto. Non mi abituerò mai alla sua bellezza.

"Chi lo avrebbe immaginato qualche anno fa" sospiro ammirando il panorama. "Trovarmi qui, a New York. Per me è ancora pazzesco, ogni volta che ci penso".

"Credimi Anna, è più incredibile per me che per te" mi dice mentre mi prende tra le sue braccia, scaldandomi. "Se mi avessi conosciuto qualche anno fa... Se ti avessi conosciuto qualche anno fa"

Ripenso al David che era, a quello che mi ha raccontato. Probabilmente, anzi, sicuramente per lui sarei stata solamente una delle tante. Solo a pensarlo mi viene un colpo al cuore.

"Non mi sarei mai perdonato se ti avessi lasciato scappare" ammette, baciandomi la fronte. "Ma sai che ti dico? Quello stronzo del tuo ex mi ha soltanto fatto un regalo lasciandoti scappare qui, da me". Mi sfugge un sorriso.

Rimaniamo qualche minuto in silenzio. Solo io e lui. Ad ammirare la città, a pensare a cosa siamo diventati.

"Allora volevi vedere la mia camera?" chiede ad un certo alzando un sopracciglio.

Gli restituisco la giacca  e poi rientriamo verso il corridoio al primo piano. Raggiungiamo una porta quasi al fondo, che David apre lentamente. "Ti devo dire che sono tanti anni che non salgo, non ho idea di cosa tu ci possa trovare" ammette, prima di spalancare definitivamente la porta.

Ma appena metto piede all'interno mi rendo conto che Lana non ha cambiato nemmeno una virgola di questa stanza, ne sono certa.

C'è un letto singolo appoggiato sotto la finestra, perfettamente fatto, e poi i muri tappezzati di poster di basket. So che ama questo sport, così come lo amava il padre. Vicino ad una piccola scrivania in legno, c'è una cornice con una maglia autografata. "Giocavi anche tu?" chiedo.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora