37 - Ho voglia di te

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Sento aprirsi la porta del bagno, istintivamente chiudo nel palmo quello che avevo in mano. "Ehi" David si avvicina, "Fammi vedere la ferita". Gli mostro l'altra mano.

"Devo sempre tenerti d'occhio" mi sussurra, prima di baciarmi. "Ci vediamo un film?" mi chiede. Annuisco, e scendiamo al piano di sotto.

Nella mia mente scorrono mille pensieri e nella mia mano sento la bustina di plastica che non fa altro che ricordarmi che mi devo fidare di David. Ma dati i precedenti non posso fare a meno di chiedermi se mi abbia mentito, se abbia mentito anche a Peter, quando gli ha chiesto se avesse fatto uso di droga. Quello che ho in mano dimostra il contrario: due piccole pastiglie bianche, leggermente rosate. Potrebbero anche essere medicinali, mi suggerisce l'angioletto sulla spalla destra. Oppure ecstasy, mi dice il diavoletto.

Decido di mostrargliele. Siamo seduti sul divano, e il film che abbiamo scelto sta per iniziare.

"David", dico mentre poso la bustina sul piccolo tavolino da tè tra noi e la televisione, "cosa sono?". Lo guardo dritto negli occhi. Non permetterò che mi menta di nuovo. Se vuole che a nostra relazione continui, si deve basare sulla sincerità.

"Guardami" gli dico seria, mettendo in pausa il film che era ai titoli di testa.

"Anna credimi se ti dico che sono impazzito" mi dice girandosi.

"Non capisco" gli dico, "non avevi chiuso con questa merda?".

"È così" mi dice prendendomi il viso tra le mani, "credimi, ho chiuso".

"Allora spiegami cos'è"

"Ti ricordi quella ragazza che abbiamo incontrato quando ti ho portata a cena al Four Season?". Faccio mente locale, ma non mi ricordo di nessuna ragazza in particolare, cioè mi ricordo di tutte le donne che lo guardavano, ma nessuna mi è rimasta particolarmente in mente. Faccio segno di no con la testa.

"È stato quando siamo usciti, al parco".

"Kate?" dico scettica. Che cosa dovrebbe centrare ora la mia ex coinquilina, con David.

"Sì". Immediatamente si ripropone la scena di quel momento davanti ai miei occhi. Io e David che camminiamo per il parco, tutto perfetto, tutto magico. Poi mi sento chiamare, è Kate. Lui e lei si guardano. Lui poi mi chiede se la conosco. E poi David che mi riporta a casa, dicendo che non può avere una storia con me.

"David è meglio che tu mi dia una spiegazione subito, perché non sto capendo", dico spostandomi la coperta dalle gambe.

Il suo sguardo si scurisce, la mascella si irrigidisce. Si alza in piedi e va verso la cucina. Si prende un bicchiere.

"David.." lo ammonisco.

"Mi sto versando dell'acqua" mi dice dall'altra stanza e in effetti torna con un bicchiere d'acqua tra le mani. Senza sedersi, guardando il camino, inizia a parlare.

"Qualche anno fa frequentavo il suo ragazzo, eravamo amici" dice, virgolettando con le mani la parola amici, "quando, ecco..."

"Quando non eri nel tuo periodo lucido", gli dico, non volendo fargli del male ricordandogli quegli anni.

Annuisce. "Vendeva quella merda" dice senza guardarmi. "Non ero certo un tossicodipendente, ma ogni tanto la prendevo, per sballarmi. Soprattutto dopo la morte di mio padre. Era l'unico conforto che avevo. Non volevo sentire né mia madre, né Peter, né Magdalene. Nella mia mente malata mi incolpavano tutti", fa una breve pausa per bere un po' d'acqua. "Ovviamente adesso so che non è così".

"La scorsa settimana, in macchina, mentre mi scolavo quella bottiglia di vino, l'ho chiamato. Non mi ricordo neanche cosa gli ho detto, mi ricordo solo di aver fatto il suo numero. Tornato a casa c'era lei ad aspettarmi. Mi aveva detto che Lucas non poteva venire. Mi ricordavo di Kate, avevano iniziato a frequentarsi poco prima che smettessi con quella vita di merda", si risiede a fianco a me sul divano. Non posso che essere scioccata nello scoprire che non conoscevo per niente Kate, cazzo, vivevamo sotto lo stesso tetto e non mi sono mai accorta di nulla.

Fidati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora