61 - Te lo dovevi aspettare

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Eccola.

Con passo felpato si avvicina a me. Mi stava aspettando.

La mia nemesi.

La causa delle mie ansie.

La causa del dolore che da mesi sta provocando a me e David.

Sapevo che il momento sarebbe arrivato.

"Katie" dico, cercando di non far tremare troppo la voce. Non mi rendo neanche più conto se il mio cuore stia battendo o se abbia smesso di funzionare.

Si avvicina a pochi passi da me, mentre vedo sul suo viso il nascere di un ghigno. Gli occhi color ghiaccio mi annientano, come fossero stalattiti che mi feriscono. La riconosco. E al tempo stesso non so chi sia.

Arriva a poco meno di un metro da me, senza dire una parola. Mette ancora il suo profumo preferito, e che ho sempre odiato. Lo riconosco subito. Cerco di mantenere il controllo di me stessa, devo ricordarmi che ho a che fare con una persona malata, mi ripeto.

Poi, dal nulla inizia a ridere. Quella risata che ci aveva tanto inquietato per telefono. "Non sarai mica spaventata, vero Anna?". Prova a toccarmi, ma sposto immediatamente il braccio. Non devo permetterle di avvicinarsi troppo. "Ma certo che hai paura..." dice finendo di ridere. "Ma non devi spaventarti. Noi siamo amiche vero?" provo a intervenire, ma non me lo permette.

"O forse lo eravamo. Quando non hai deciso di rovinare il mio David" commenta facendo una smorfia.

Il suo David.

Lui non è mai stato suo.

"Non puoi avere paura, io ti avevo avvertita che non sarebbe finita bene. Te lo dovevi aspettare", afferma sicura delle sue ragioni, alzando le sopracciglia.

Si allontana da me, camminando come un fantasma. Ne approfitto per affacciarmi nelle altre stanze, e mi assicuro che in casa non ci sia nessuno. Nessuno a cui possa fare del male. A parte me, certo.

"Anche noi ti avevamo avvertita Katie" prendo coraggio. "Perché non riesci a capire che David non ti vuole nella sua vita? Ti stai umiliando", prendo coraggio. So che le probabilità sono bassissime, ma il mio carattere non mi permette di non provare per un'ultima volta di farla ragionare.

"Anna, Anna... tu non hai nemmeno idea di chi sia David" si lascia sfuggire un'altra risata inquietante.

Si siede sul divano rosso di Mercedes, mentre io rimango in piedi, davanti alla porta.

"Vieni qui" mi fa segno di sedermi accanto a lei.

Non muovo un passo. Di colpo il suo volto diventa serio, mentre quel sorriso del cazzo sparisce. "Ho detto di venire qui" dice alzando il tono.

"Anna, ti prego" dice poi addolcendosi, come se fossi una bambina che fa i capricci.

Dio, come fa a cambiare umore nel giro di venti secondi.

Mi avvicino, sedendomi sulla poltroncina accanto al divano. Cerco di non fare movimenti affrettati, che la possano spaventare. Ho decisamente paura di come possa reagire.

"David Lockwood..." sorride, guardando il soffitto. "Oh, quel capello mosso, i suoi occhi, il suo corpo... fa impazzire qualsiasi donna" sorride amaramente. Questo lo vedo, vorrei dire.

"E ne ha provate tante.. ma tu questo lo sai già, non è così?", sorride.

"Pensi che vada in estasi solo col tuo corpo?" dice scuotendo la testa. "Oh, ti garantisco di no. Me lo ricordo bene quando mi guardava spogliarmi, gli occhi intrisi di desiderio... le sue dita possenti stringermi i polsi. Come ansimava sul mio corpo, sudato..."

Fidati di meWhere stories live. Discover now