70 - Ho bevuto (seconda parte)

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Entriamo in casa in pieno silenzio. Nessuna parola in più in macchina, nessun accenno a voler affrontare il discorso neanche in ascensore. Ma è questione di minuti. Me lo sento.

David si toglie la giacca e la felpa. In macchina sudava come non mai, nonostante il freddo. Dev'essere l'alcool.

I suoi occhi mi squadrano mentre mi svesto anch'io.

Mi sento in colpa? Sì.

L'ho fatto per proteggerlo? Decisamente.

Ho sbagliato? Forse.

"Penso sia meglio che io vada a lavarmi" mi dice, spostandosi il ciuffo umido dalla fronte.

Annuisco.

Vado diretta in camera da letto, dove poso il giaccone pesante. Il mio sguardo scorre sulle tende, ancora chiuse. Le apro lentamente. I miei occhi ripercorrono ogni singolo grattacielo che mi si staglia di fronte.

La cazzata, stavolta, l'ho fatta io.

Il cellulare che ho in tasca inizia a squillare.

Rispondo controvoglia, con l'animo a pezzi. Ma non ho intenzione di far preoccupare anche altre persone.

"Ciao Luis" dico, non discostandomi dalla finestra.

"Anna! Dio!" sento dall'altra parte, "Come ti senti? Cosa è successo? Cazzo, ho troppe domande in testa".

"Sto meglio, sono solo un po' indolenzita"

"Ma sei in ospedale?"

"No, sono tornata a casa, per fortuna", gli racconto brevemente la vicenda, anche se il tutto senza emozioni, la mia testa è altrove.

"Cazzo Anna, anche tu non scherzi con i segreti" dice alludendo a David, il che mi fa stare ancora peggio, ma lui non può saperlo. "Dovevi avvertirci", mi rimprovera.

Decido di cambiare il discorso. "Come sta andando il viaggio di nozze? Qual è il prossimo Paese in lista?", lentamente mi sciolgo i capelli, che in commissariato avevo alzato in una coda.

Luis mi racconta delle visite e delle escursioni che hanno fatto. Non riesco a ridere neanche quando mi racconta delle scenate di gelosia di Mark in spiaggia.

"Anna, tutto bene?" mi chiede poi, forse sentendomi troppo assente.

"Tutto bene" rispondo mentre osservo il sole che lentamente scende all'orizzonte.

"Non ti credo. Devo preoccuparmi di altro?" mi dice diventando improvvisamente serio.

"Non c'è nulla di cui tu ti debba preoccupare" rispondo, mentre abbasso lo sguardo.

Sento la porta della stanza aprirsi, mi giro istintivamente. Luis continua a parlare, ma non lo sto più ascoltando.

I miei e i suoi occhi si incrociano, parlandosi. Almeno loro hanno il coraggio di farlo. "Vieni con me" mi dice.

Annuisco con la testa.

"Scusami Luis, ti richiamo", chiudo la chiamata.

"Ti raggiungo in un attimo" dico poi a David, che ritorna verso il bagno.

Devi farti coraggio Anna.

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David

Mi raggiunge in bagno, guardandomi come se il mondo le fosse crollato addosso.

E la capisco. A me è già crollato addosso tante volte, ma mai come questa.

Fidati di meWhere stories live. Discover now