Capitolo 28

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Entro in spogliatoio, stanno tutti festeggiando come se avessero già vinto la partita.
Non approvo molto quando si festeggia prima di una vittoria effettiva, ma mi piace troppo vederli felici come oggi.
In tutto questo Nicolò si avvicina a me e Matteo con lo sguardo fisso sulle nostre mani intrecciate, credo che abbia frainteso tutto come al solito.

Barella: "Dovete dirmi qualcosa voi due?"

Pessina. "Riguardo a cosa?"

Nicolò indica le nostre mani unite, come immaginavo, conosco questo ragazzo meglio di me stessa tra un po'.

Gioia Azzurra: "Nico..."

Barella: "Dimmi"

Gioia Azzurra: "Non possiamo più nascondertelo...io e Matteo stiamo insieme"

La reazione che hanno è fantastica: Nicolò sbianca, mentre Matteo mi lascia la mano come se bruciasse ed io scoppio a ridere.

Barella: "Si può sapere che cazzo ridi?"

Gioia Azzurra: "Ti sto prendendo per il culo papi"

Pessina: "Mi hai fatto fare un colpo"

Barella: "A te!? Pensa a me che sapevo che si era fidanzata con Fede...oh cazzo, dimmi che non ho detto qualcosa di troppo"

Pessina: "Tranquillo, ho ascoltato la vostra conversazione di ieri, quindi so già tutto"

Barella: "Ah...è tutto ok?"

Gioia Azzurra: "Inizialmente no, ci è rimasto più male del fatto che non gli avessi detto nulla che del fatto che mi fossi fidanzata con Federico"

Pessina: "Ma ora va tutto bene, venendo qui ha dimostrato quanto ci tenga a me e a me basta questo per perdonarla"

Mi giro verso di lui e gli sorrido, mi sento di nuovo al sicuro.

Barella: "E in tutto ciò Fede che fine ha fatto?"

Né io né Teo facciamo in tempo a rispondergli perché l'intervallo è finito e le squadre devono ritornare in campo.
Nicolò ed io ci sediamo uno affianco all'altra, percepisco la sua curiosità e il suo bisogno di farmi domande, ma sono contenta che non lo faccia e che mi lasci guardare il resto della partita in totale tranquillità.
Roberto ha fatto alcuni cambi durante l'intervallo: esce Donnarumma per lasciare posto a Sirigu ed esce Biraghi per lasciare posto a Calabria.
Gigio si siede alla mia sinistra ed inizia a parlarmi.

"Potevi dirci che saresti venuta a vederci, almeno avresti ricevuto un'accoglienza come si deve"

"Nah, mi piace ricevere un'accoglienza spontanea e poi fino a qualche ora fa non lo sapevo nemmeno io che sarei venuta"

"Beh...almeno da Venezia a Reggio Emilia non devi fare troppa strada"

"In realtà ero a Torino"

"E cosa ci facevi a Torino?"

"GOOOOAL"

"Eh?"

"Gigio stai zitto! Non vedi che Gio ha fatto goal...e che goal"

"Vai Giooooooo"

Il resto della partita lo passiamo in religioso silenzio, finalmente hanno capito che parlando si perde di vista quello che succede in campo e si rischia di lasciarsi sfuggire dei momenti strepitosi come questo.
Attorno al sessantesimo minuto il nostro mister decide di fare altri due cambi per dare la possibilità a tutti di giocare, stiamo stravincendo e non c'è bisogno di mantenere la solita formazione.
Escono dal campo Jorginho e Bernardeschi ed entrano Castrovilli e Scamacca, che indossa la maglia numero 14, è così strano vedere la maglia di Fede addosso a qualcuno che non sia lui, ma sono sicura che anche Scamacca riuscirà ad onorarla.
Chissà se Federico sta guardando la partita in questo momento oppure ha approfittato della mia assenza per andare da Benedetta, nessuna delle due opzioni mi piacerebbe, dovrebbe essere qui con me.
Jorgi mi riscuote dai miei pensieri dandomi un bacio sulla guancia dato che non eravamo ancora riusciti a salutarci.
Tutto il suo sudore rimane incollato alla mia guancia sinistra, mesi fa sarei rimasta disgustata da questo gesto, ma oggi sono felice di avere in faccia tutta la fatica che ha fatto durante la partita.

"Ti vedo un po' pallida principessa, stai bene?"

"Certo Jorgi, è che puzzi, per quello sono sbiancata"

"Vedo che non hai perso il tuo senso dell'umorismo"

"Ti pare? Non mi chiamerei Azzurra se non avessi questo spirito d'ironia"

Purtroppo conosco bene il mio corpo e di certo non sono pallida perché Jorginho puzza, ma sta succedendo qualcosa dentro di me, dovrei andarmene da qui e stendermi da qualche parte, ma in quel momento passa Matteo sorridendomi con la palla fra i piedi e capisco che da lì non mi sarei mossa finché la partita non fosse finita la partita.

Sai cosa voglia dire non riuscire ad uscire dai propri problemi
Passare una vita rinchiusi nel proprio passato e nei propri pensieri
Accettare i problemi per non affrontarli
Vivere un metro dagli altri
Essere schiavi di sti sentimenti senza saper controllarli?
Tu non sai cosa voglia dire sentirsi estraniato da ogni gruppo
Vedere il mondo che si fa da parte mentre tu non fai parte del tutto
Scrivere sotto le stelle per sentir di meno questa nostalgia
Essere un morto vivente che vive nell'ombra della sua apatia
Siamo anime in gabbia, prede dell'ansia, attaccate a qualcosa di astratto
Che cercan conferma ma trovano dubbi, infrante passo dopo passo
Ritratti fatti da un Picasso che non ha compreso a pieno questa vita
Sogni dipinti su tela, ma le mie sono bozze a matita
Sto a pugni stretti con l'amaro in bocca
Il volto rigato dalla pioggia
Il vento che soffia accarezza la pelle mentre questo fato mi strozza
Foto riportano indietro nel tempo, parole vuote rimbombano in testa
Zattere in cerca di una terra ferma nel mezzo di un mare in tempesta
Ognuno c'ha i propri problemi quindi rispetta chiunque tu incontri
Ognuno c'ha i propri conflitti interiori nascosti agli occhi di molti
Tutti comprendon se stessi ma pochi capiscono gli altri
In terra non trovo conferme quindi mi rifugio in mezzo agli astri
Hai mai sentito tutto più distante mentre stavi piedi per terra?
Sentirsi un incognita mentre ste voci rimbomban e riempion la testa
Hai mai rinnegato il passato? Io ci ho provato e ci sono affogato
Non giudicarmi se non capisci che cosa provo e cos'ho provato
Cerco qualcosa da tempo ma ancora non ho capito cosa sia
Metto le cuffie e vado nel mio mondo, la cinta di Orione mi detta la via
Pregiudizi ci segnano il volto, mi immergo nel porto sepolto
Dei miei sentimenti abissati eclissati in modo da uscirne un po' meno sporco
Voglio cercare una vita vera ed essere una garanzia
Ricoprire le macchie della mia famiglia
E staccarmi da sta gerarchia
Siamo frutto di ciò che vogliamo, mele o serpenti appesi a questo ramo
Non dipendiamo dai nostri antenati ma tentenniamo a coprire il divario
E non dire che mento perché a conti fatti
Siamo uno, nessuno e centomila per gli altri
E per tutte ste sagome che ho davanti potrei essere Zeno oppure Gandhi
Oltreuomo come Nietzsche, decantare la propria Beatrice
Restare attaccato alla propria umiltà, come una tamerice
Ho coscienza della conoscenza, l'amaro non copre l'amore
L'ignoranza non regna sovrana finché l'arte ti penetra il cuore
E io invece so di non sapere, e il sapere ha il sapore del bene
Quindi cura questo mal di male con sale e preghiere, mei miserere

Devo chiamare Federico, non mi sento bene e ho assolutamente bisogno di lui.

Un'Azzurra tra gli azzurri 2Where stories live. Discover now