𝑳𝒂 𝒏𝒐𝒕𝒕𝒆♡︎

239 8 3
                                    

I giorni successi alla fatale confessione furono piuttosto tranquilli,fin troppo tranquilli.

Di Simon non si vedeva neanche l'ombra e questo era sospetto, molto sospetto.

Io provavo a vivere la mia vita tranquillamente ma allo stesso tempo sapevo che il pericolo era vicino, sapevo che lui era lì dietro l'angolo, aspettando il momento giusto per attaccare. 

VENERDÌ 22 APRILE 1977 giorno che probabilmente non dimenticherò mai, giorno che ha segnato la mia vita .

Ero alla ricerca di Remus, non lo vedevo da un po', proprio per questo lo stavo cercando.

Mi trovavo nei corridoi, quando iniziai a sentire rumori inconsueti...passi, respiri profondi rimbombavano nella mia testa. Un leggero stato di timore inizió a farsi spazio e ad impossessarsi del mio corpo.Ad incrementare il tutto c'era anche il buio che inondava il castello all'ora del crepuscolo.

Nonostante la brutta sensazione che avevo addosso continuai imperterrita verso la mia meta dopotutto cosa poteva mai accadere.

Ma mi sbagliavo, proprio in questo stavo errando, il male colpisce proprio nel momento in cui tu non te lo aspetti, proprio quando abbassi la guardia anche solo per qualche secondo.

Stavo per girare l'angolo quando sentii qualcuno afferrarmi per i fianchi, coprirmi la bocca, io cercavo di dimenarmi ma tutto era inutile.

Questa persona anche se contro la mia volontà mi stava portando in un posto a me ignoto, da quel poco che ricordo era uno sgabuzzino, uno di quelli dove deposita Gazza le scope e gli attrezzi per la pulizia.

Provai persino a leccare e mordere la mano dell'aggressore ma nulla da fare non mollava la presa.

Arrivati nello sgabuzzino, mi accorsi che era proprio lui, colui che avevo evitato per qualche settimana, invano. SIMON.

Chiuse la porta con un incantesimo in modo da bloccarmi l'uscita, cercó e prelevó la mia bacchetta in modo che non potessi aprirla con alcun incantesimo. Mossa astuta.

Simon:Bambolina, ora siamo io e te, tu ed io e nessun altro.

disse con il solito sorrisetto adagiato sulla sua faccia da schiaffi.

Caltha:Lasciami andare

dissi cercando di mantenere la calma

Simon:Beh Tesoruccio, ad ogni azione c'è una reazione non te lo hanno insegnato, io ti avevo avvertito... un solo passo falso e ne avresti subito le conseguenze

disse avvicinandosi e iniziando a toccare il mio seno

Io istintivamente gli colpii la mano in modo da farlo smettere ma a quanto pare non bastó

Continuava a toccare imperterrito non solo il mio seno ma anche altre zone del mio corpo, quali le cosce e molto altro ancora.

Ma la parte peggiore doveva ancora arrivare.

Inizio a muovere la mano nel mio interno coscia proprio come l'ultima volta, scostó le mie mutande e penetró la zona con le dita cercando di stimolare ogni punto.

Alché io mi pietrificai, cercai di rendere chiaro a me stessa che difronte a lui ero impotente.

Dopo poco si staccó da me, io cercai di andare alla porta per trovare una via di scampo, tutto fottutamente inutile.

Si slacció i pantaloni mettendo ben in mostra quello che era il suo fallo.

Subito dopo lo inserí proprio nel punto in cui aveva inserito le sue luride dita.
Tirai un urlo, faceva male, molto male. Prontamente mi coprí la bocca, continuando a spingere sempre più veloce.

Scoppiai a piangere, stavo soffrendo e a lui non sembra importare anzi il tutto l lo spronava a muovere il bacino con maggiore velocità.

Io non riuscivo a fermare le lacrime nonostante lui mi stesso intimando di farlo, così spazientito mi colpi in pieno viso.

Sentivo i suoi gemiti farsi sempre più forti, mentre dalla mia bocca non uscivano altro che i singhiozzi dati dal pianto.

Ad un tratto inizió a muoversi più velocemente, i suoi respiri si fecero più pensanti, con le mani mi strizzava il seno e fu proprio in quel momento che capii che stava per venire.

Fortunatamente ebbe la decenza di uscire prima.
Lui voleva agire senza avere conseguenze e questa ne era la dimostrazione.

Fatto ciò senza nemmeno accennare ad un saluto si riallacció i pantaloni e uscí dalla stanza lasciandomi lí da sola, con il petto scosso dai singhiozzi e un forte dolore al ventre.

---------------------------------------------------------
Quando mi sono svegliata ero in infermeria, avevo al mio fianco Remus, con gli occhi rossi e spenti.

Remus:Amore..

Disse flebilmente

Caltha:Remus non é colpa tua..

dissi in risposta avvicinandomi a lui, con le poche forze presenti ancora nel mio corpo, per sfiorargli le labbra in un breve e casto bacio.

---------------------------------------------------------
Poche cose ricordo di quella notte, quelle che mi sono rimaste più impresse.
Il dolore fa parte di quelle come anche le inifinte lacrime che scendevano sulle mie guance.

ME:Ehii, scusate l'assenza ma sono stata molto impegnata.. questo capitolo ha un'impostazione nuova che ho voluto sperimentare. Cosa ne pensate?



𝑬𝒈𝒐 𝒔𝒖𝒎 𝒒𝒖𝒊 𝒔𝒖𝒎| 𝑹𝒆𝒎𝒖𝒔 𝑳𝒖𝒑𝒊𝒏Onde histórias criam vida. Descubra agora