2. Il Funerale e la Partenza

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I giorni seguenti si susseguirono nella mia più completa disperazione. Il signor Gennari era sempre disponibile per me e mi aiutava in tutto.
Alla fine il giorno arrivò. Il sabato del funerale.
Mi preparai lentamente, nel bagno dell'hotel, mettendo il vestito nero che mi aveva preso il mio ospite provvisorio. Intanto pensavo a come sembrava sapesse di me più di quello che dava a vedere e di come fosse sempre disponibile, come se tenesse a me o ne avesse bisogno.
«Ilary siete pronta? È quasi ora di andare.» la voce del professore della scuola superiore di Lumini arrivò da dietro la porta del bagno.
«Si, sono quasi pronta.» risposi.
Scendemmo le scale che portavano alla reception ed uscimmo dall'hotel. Ci dirigemmo poi verso la macchina nera e partimmo verso la chiesa dove si sarebbe svolto il rito funebre.
Cercavo di non pensare a quello che stavo andando a fare, cercavo di non pensare a di chi fosse il funerale.
«I tuoi zii di Lumini non sono potuti venire. Ti mandano comunque le loro condoglianze.» mi disse Gennari.

Io non conoscevo bene i miei zii materni perché mia madre con loro non aveva mai avuto buoni rapporti. Erano però gli unici a cui potessi essere affidata dato che tutti i parenti di mio padre vivevano la Londra e i miei nonni materni non avevano più le forze ormai per ospitare una ragazza di 16 anni.

Quando arrivammo mi accorsi che i miei parenti inglesi erano già arrivati. Quando mi videro mi salutarono e mi fecero le loro condoglianze per la perdita. Aiutai a preparare tutto per il funerale insieme ai miei parenti e alle persone dell'agenzia funebre.
Arrivarono infine gli invitati e con gioia riconobbi tra essi Matteo. Era vestito di un completo nero molto elegante e aveva i capelli biondo scuro pettinati e messi in ordine con il gel. Appena mi vide mi abbracciò, poi andammo a sederci nella chiesa.
«Grazie davvero per essere venuto Matte, significa molto per me.» gli dissi.
«Non avrei mai potuto lasciare la mia migliore amica da sola in un giorno come questo.» Mi sorrise. I suoi occhi mezzi marroni e mezzi verdi mi guardavano con compassione.
Matteo era il ragazzo più dolce del mondo, se non fosse come un fratello per me mi sarei messa sicuramente insieme a lui. Mi dispiaceva davvero salutarlo ma sicuramente lo avrei chiamato spesso quando sarei andata a vivere in Campania.

Piansi per tutto il rito funebre, non ricordo cosa successe. Fui poi chiamata per un piccolo discorso, per dire due parole sui miei genitori.
«I miei genitori erano persone bravissime, premurose e non mi facevano mai mancare nulla. Ci sono sempre stati per me e mai li dimenticherò...» la mia voce era spezzata dalle lacrime, mi fu molto difficile dire le parole che mi ero scritta.

Dopo il funerale salutai Matteo.
«E così te ne vai eh. Spero davvero che tu faccia nuove conoscenze, non come qui. Mi raccomando chiamami e raccontami tutto quello che ti succede.»
«Lo farò Matte, ti chiamerò sempre. E tu mi raccomando con Lidia, quella tua vicina. A e pure tu non scordarti di raccontarmi tutto eh.» ci abbracciammo.
«Allora arrivederci Ilary. Vienimi a trovare ogni tanto.»
«Lo farò, stanne certo. Ciao Matte.»
Mi diressi verso l'auto nera dove il signor Gennari mi stava aspettando, quindi tornammo all'hotel, dove radunai tutte le mie cose nello zaino di scuola e, dopo che anche il professore fu pronto, pagammo l'albergo e partimmo verso Lumini.

Durante il viaggio rimanemmo quasi del tutto in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
«Sentite, signore, ormai ci conosciamo abbastanza bene, che ne dite se ora ci dessimo del tu?»
«Si Ilary, va bene. Tu vai allo scientifico giusto?»
«Si.»
«Allora oggi stesso ti iscriverò alla scuola di Lumini, potrebbe sembrare semplicemente una scuola di periferia, ma è ottima, te lo assicuro. Lo so perché ci insegno. Inizierai lunedì se te la senti, ti procurerò personalmente i libri.»
«Ti ringrazio. Mi va bene iniziare lunedì e mi fido se dici che è una buona scuola.»
«A lezione però mi dovrai dare del Voi, mi raccomando.» mi disse sorridendo.
«Oh certamente.» risposi, sorridendo a mia volta.

Il viaggio durò più tre di ore e a parte quella conversazione non ce ne furono altre. Finalmente vidi il Vesuvio in lontananza: quello era segno che eravamo arrivati in Campania, finalmente. Più o meno tre quarti d'ora e saremmo arrivati.
Ed ecco che ci immettevamo nella strada che portava a destinazione.
Lumini era una cittadina non molto grande circondata dalle colline. Queste ultime facevano rimbalzare il vento in tutta la conca e questo faceva sì che ci fossero giornate di grande vento, dando così alla cittadina il soprannome di "Città del Vento". Aveva una grande piazza centrale con un pavimento di pietra bianca e il monumento del fondatore nel mezzo. Sulla facciata principale si stagliava la struttura di un grande liceo classico e scientifico, con una sezione di linguistico, mentre percorrendo una strada laterale si raggiungeva una grande scuola elementare e media, in cui andavano tutti i bambini del paese.
Quando arrivammo vidi molti ragazzi di ogni età andare in giro per le strade e non sembravano come i ragazzi snob che stavano nella mia classe e ciò sembrava un buon segno.

Infine arrivammo ad un grande cancello verde che portava ad una villetta di tre piani con un giardino sul retro. Sul grande terrazzo presente sulla facciata vidi mia zia che si accorse di noi e ci venne ad aprire. Entrammo con la macchina nell'apposito viale e i miei zii scesero per salutarci. Mia zia era una donna alta e magra, con i capelli castano chiaro e gli occhi grigi, mentre mio zio era un uomo massiccio e paffuto, con i baffi e i capelli nerissimi.
Mi strinsero entrambi in un abbraccio quasi soffocante. Presi il mio zaino e salutammo il signor Gennari.
«Grazie tante Giorgio per quello che hai fatto.» disse mia zia.
«Era il mio dovere. Arrivederci Ilary ci vediamo lunedì a scuola.» mi diede la mano. Mi meravigliavo sempre di quanto fosse fredda.
«Arrivederci.»
Detto questo il professore entrò in macchina e tornò a casa sua.

«Vieni cara, ti mostriamo la tua stanza.» mia zia mi prese per mano e mi accompagnò nell'ingresso. Esso era abbastanza ampio, tutto tappezzato di marmo rosa. Sulla destra c'era una porta che probabilmente dava sul garage e di fronte c'erano delle scale di marmo bianco che portavano al piano di sopra. Le salimmo e arrivammo alla porta di casa. le scale proseguivano, portando ad un secondo piano. «Mi raccomando non salire mai là sopra, il piano non è finito e potrebbe essere pericoloso.» mi aveva avvertito mia zia quando volsi lo sguardo verso l'alto.
La casa era grande, con due bagni e molte stanze e con un salone luminoso che dava sul terrazzo. La cucina era spaziosa e c'era il posto per un tavolo per mangiare.
Mi guidarono nel lungo corridoio verso l'ultima stanza a sinistra, abbastanza ampia, con un letto da una piazza e mezza posizionato nel mezzo, con la testata appoggiata alla parete, una scrivania dietro di esso e un grande armadio a specchio sulla destra. Sulla parete opposta alla porta, vicina alla scrivania, c'era una grande finestra che dava sul giardino sul retro e che faceva arrivare nella stanza molta luce. La stanza era esattamente accanto ad un bagno spazioso e confortevole, tutto bianco e con pavimento di ceramica.
«Ecco Ilary, questa è la tua camera da letto. Benvenuta a casa nostra!» mi dissero all'unisono i miei zii.
Misi il mio zaino rigonfio a terra e mi buttai sul comodo letto. Erano le 19:27 di sera e quindi poco dopo mi chiamarono per la cena. Avevano preparato dell'ottima parmigiana di melanzane, che mi saziò per bene.
Dopo cena mia zia mi portò un beauty-case con spazzolino, dentifricio, shampoo, balsamo e saponi vari, due asciugamani e un accappatoio. Mi diede anche un pigiama e della biancheria intima pulita. «Tieni cara, per ora accontentati di questo, ti daremo man mano tutto quello che ti serve. Se hai bisogno di qualcosa non essere timida, chiedi! io e tuo zio siamo a tua completa disposizione. Sappi che questa è la tua nuova casa e che faremo tutto il possibile per farti sentire bene.»
«Grazie tante zia.»
Chissà perché mia madre si era lasciata in brutti rapporti con loro, mi sembravano tanto gentili ed accoglienti...
Ero molto stanca e mi preparai per andare a dormire molto presto. Cercando di dormire pensavo a come in così pochi giorni sia cambiata del tutto la mia vita e che quel lunedì avrei cambiato scuola, in un'altra regione e in un'altra città.

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora