3. Primo Giorno di Scuola

38 7 13
                                    

Il lunedì mattina mi svegliai in preda all'ansia verso le 6:30. Era molto presto, dato che la scuola l'avrei raggiunta a piedi e i miei zii stavano ancora dormendo.
Decisi prima di tutto di aprire l'armadio per cominciare a sistemare i miei averi e toglierli dallo zaino di scuola e mi accorsi che dentro di esso c'erano già dei vestiti. Su di essi c'era un foglietto con su scritto:

Cara Ilary,
Questi vestiti sono per te se li vuoi, erano miei e di tua madre quando avevamo la tua età. Prova quelli che ti stanno e per ora userai questi, finché non ne compreremo altri e tranquilla, li ho lavati venerdì.

Si, domenica non mi andava di aprire l'armadio e metterci le cose dentro quindi non mi ero accorta che c'erano altri vestiti. Dato che avevo tempo presi dei jeans che sembravano la mia taglia e una maglietta sobria e me li misi. Per fortuna erano della mia misura più o meno. Mi misi poi a guardare gli altri, dai vestiti appesi ai top scollati. Certa roba era davvero esagerata. "Ok... questo non lo metterò mai." Pensai quasi inorridita prendendo un top di pizzo nero cortissimo e scollato che sembrava fatto per le feste in discoteca.
Misi da una parte tutte le minigonne e le magliette pacchiane e da un'altra i vestiti decenti come magliette, leggings, jeans e vestiti sobri, che avrei potuto mettere a scuola.
Alle 7:00 sentii una sveglia e i miei zii si alzarono. Mia zia preparò la colazione e bussò alla mia porta dicendomi di andare in cucina.
Tranquillamente andai in bagno e mi preparai, poi andai in cucina per la colazione, mi lavai i denti, un'ultima sistematina per non sembrare una sbandata già dal primo giorno e mi avviai verso la scuola.
Sapevo abbastanza bene dove fosse perché ci ero passata sabato prima di arrivare a casa dei miei zii.

La casa e la scuola erano molto vicine e ci misi cinque minuti per arrivare a piazza Vittoria, la piazza centrale. Lì erano già presenti molti ragazzi che scherzavano tra di loro, molti in piedi e altri seduti sulle panchine e sugli scalini ai piedi della statua, che aspettavano l'inizio delle lezioni.
Mi sedetti su una panca di pietra ad aspettare l'inizio delle lezioni, quando mi si avvicinò il signor Gennari portando con sé molti libri. «Buongiorno Ilary.»
«Buongiorno signore.»
«Ecco i libri che ti serviranno per ora, lo so avrai lo zaino pesante ma è solo per oggi.» mi disse dandomi la pila di volumi. «E questo è l'orario delle lezioni della settimana. Ricorda sempre che nelle mura scolastiche io sono il professor Gennari.»
«Grazie di tutto prof.»
«Bene Ilary ora metti tutto nello zaino, stanno per iniziare le lezioni.»
«Si prof.»
Gennari si diresse verso la scuola. Io guardai l'orario scolastico. C'era scritto sopra: Orario scolastico III B. A quanto pare ero nella sezione 3B.
«Hei ciao.»
Mi voltai. Una ragazza abbastanza alta con i capelli biondi, lunghi e lisci e gli occhi verdi mi stava sorridendo e mi porgeva la mano.
«Piacere, mi chiamo Giada. Sei quella nuova, quella di Roma, non è vero? Vedo che sei della 3ªB, sei in classe con me!» disse poi, guardando l'orario che avevo in mano.
Ah, quindi si sapeva già chi ero e da dove venivo.
Le strinsi la mano. «Piacere, sono Ilary. Sono molto contenta di conoscere una ragazza della mia nuova classe.»
«Vieni è ora di andare in classe, ti accompagno all'aula.»
«Grazie sei molto gentile.»
Mi guidò all'interno dell'istituto, che aveva il pavimento di mattonelle rosso scuro e le pareti, bianche, decorate con splendidi dipinti e frasi di artisti e letterati famosi. Quella ragazza aveva tutta l'aria di essere una chiacchierona. Infatti mi parlò del più e del meno per tutto il percorso negli intricati corridoi, raccontandomi dei professori, delle lezioni, degli amici e chi più ne ha più ne metta. Poi entrò in classe e Gennari mi aspettava davanti alla porta. Quando arrivò anche il professore di italiano per farci lezione mi accompagnò in classe. «Buongiorno ragazzi.» disse.
«Buongiorno prof.» risposero i ragazzi in coro.
«Oggi, come potete vedere, inaspettatamente si aggiungerà una ragazza alla vostra classe.» continuò il professore di fisica, «Lei si chiama Ilary Daimay e da oggi frequenterà gli studi con voi.»
Aiuto che imbarazzo. «Ciao a tutti.» dissi incerta.
Giada alzò la mano. «In questi giorni che non c'è Ada si può mettere al banco vicino a me? Così la aiuto ad integrarsi.» disse con una luce di sincera eccitazione negli occhi quando le fu dato il permesso.
«Va bene signorina Caiazza. Se Daimay è d'accordo...» disse il prof di italiano.
"Certo che sono d'accordo." Pensai. Almeno mi sarei seduta vicino a qualcuno che conoscevo.
Annuii sorridendo e mi diressi verso il mio posto provvisorio. Il banco era più o meno al centro, così potevo guardarmi bene intorno. Appoggiai lo zaino notando che mi osservavano tutti, cosa che mi dava molto fastidio, e appena mi sedetti Giada cominciò subito ad inondarmi di parole.
Per fortuna la lezione che il prof ci stava spiegando l'avevo fatta, appunto, quel dannato mercoledì, e quindi mi diedi la libertà di guardarmi intorno. Per la cronaca, anche se avessi provato ad ascoltare non ci sarei riuscita perché Giada non si fermava un minuto di parlare. Cercai il posto dove avrei dovuto sedermi una volta che quella Ada fosse tornata. Ed eccolo là, in ultima fila all'angolo; l'unico posto libero che vidi. Al posto accanto c'era un ragazzo. Non riuscivo a vederlo bene da dov'ero, era molto distante dalla mia posizione, però notai che nessuno gli parlava, come se avessero paura di lui; quelli davanti addirittura erano schiacciati al banco con le sedie per stare il più lontano possibile. Aveva i capelli neri e ricci e dato che guardava fisso il professore notai che gli occhi nerissimi emanavano degli strani bagliori rossi.
"Ok questo non è normale." Pensai rimanendone abbastanza spaventata. E QUELLO ERA IL MIO FUTURO COMPAGNO DI BANCO. "Ti preeego Ada torna il più tardi possibile..." Non per cattiveria, però la situazione mi inquietava alquanto.

Osservai tutti i ragazzi e qualcuno, incrociando il mio sguardo, mi faceva un piccolo segno di saluto.
Finito il mio giro di osservazione provai ad ascoltare i bisbiglii di Giada. «...Sai un po' mi dispiace che la situazione sia temporanea, mi stai già molto simpatica, certo mi sta simpatica anche Ada e spero si rimetta presto però mi piacerebbe averti come compagna di banco, per sapere un po' più di te. Comunque, ho notato che non stai prestando attenzione alla lezione. Scusa se te lo chiedo ma non ascolti perché l'hai già studiata a Roma questa cosa oppure non te ne frega?»
«Mhm... l'ho già studiata sta roba.» dissi semplicemente.
«Si sente che sei romana.»
«Oh no... io parlo in italiano non in romanaccio. Per favore dimmi che non è vero.»
«Ogni tanto ti fai scappare qualcosa però è vero, di solito parli italiano. Allora parlami un po' di te. Per esempio, facevi qualche sport a Roma?»
«Beh, diciamo che il mio rapporto con lo sport è... particolare. Infatti non ho mai fatto lo stesso sport per più di un anno, arrivando poi una volta arrivata al liceo a limitarmi ad un'ora settimanale di palestra. tra gli sport che ho fatto ci sono atletica, nuoto, ginnastica artistica...»
«Davvero? Hai fatto ginnastica artistica? Lo sai che è il mio sogno farla? Però non c'è una palestra vicina e i miei non possono accompagnarmi da nessuna parte e quindi ho dovuto rinunciare...» quest'ultima frase piena di entusiasmo le uscì a volume troppo alto e il professore, stanco delle sue continue chiacchiere, la rimproverò.
«Caiazza, smettila di importunare la nuova arrivata.» disse in tono severo.
«Scusate prof.» disse lei, girandosi poi verso di me cercando di trattenere una risata.

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora