6. Invito

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Erano passate un paio di settimane da quando avevo conosciuto Alex e come al solito a scuola non mancavano le sue battute. Non ero ancora riuscita però a parlargli per bene e fargli le tante domande che avevo in testa.
Un giorno mi si avvicinò alla fine delle lezioni e mi diede una gomitata amichevole dicendomi: «Hei Principessa, il mio invito per la pausa è ancora valido, se vuoi possiamo vederci al bar a fine scuola!»
«Si va bene ma non chiamarmi Principessa. A proposito come ti è venuto di chiamarmi così?» gli chiesi accigliata.
«Beh, la ragazza di città è sempre una principessa agli occhi di noi paesani, almeno qui a Lumini. Beh, allora ci vediamo a fine scuola eh!» disse infine e si allontanò facendomi l'occhiolino.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi. «A dopo allora!»
"Che ragazzo particolare" pensai sorridendo. Gli avrei volentieri fatto compagnia e forse, chissà, sarei riuscita anche a scoprire qualcosa in più su di lui.
Mentre tutti questi pensieri ronzavano nella mia mente una massa di capelli neri mi saltò addosso cogliendomi di sorpresa e mi fece quasi cadere. «Ecco la ragazza di Roma! Dai vieni che abbiamo una cosa da chiederti.» Alice era sempre sorridente e gentile, era come se non ci potesse essere nulla al mondo a renderla triste. Infatti ogni volta che si parlava del fratello era sempre strano guardare la tristezza nei suoi occhi verdi.
Mi spinse in piazza dove erano già gli altri ragazzi. Lì Alice mi parlò nuovamente. «Stavamo pensando di organizzare una gita tra le colline qui intorno il prossimo fine settimana. Ti andrebbe di venire con noi?»
Una gita? Nessuno mi aveva mai invitato ad una gita e fui molto contenta dell'offerta. «Ma certo che vengo! Non potrei mai perdermi l'occasione di esplorare la zona con i miei nuovi amici!» dissi entusiasta.
«Evvai, Ilary è dei nostri!» commentò Antonio battendomi in cinque.

Finita la scuola mi diressi verso il bar davanti scuola dove i ragazzi erano soliti andare dopo le lezioni e intravidi, seduto ad un tavolo in un angolo, il ragazzo che avrei dovuto incontrare.  Per la prima volta però, la sua espressione era raggiante e non triste e incazzata come al solito.
Mi diressi verso di lui e quando mi vide si alzò sorridendo, scostò dal tavolo la sedia di fronte a lui e come un gentiluomo del diciannovesimo-ventesimo secolo mi fece accomodare con un gesto galante. «Aeee! A cosa devo tutta questa galanteria?» dissi sedendomi.
«Una principessa deve essere trattata in un certo modo non ti pare?» Rispose con aria innocente.
Alzai gli occhi al cielo. Mi fece un ghigno. Alex era monto diverso da come lo avevo visto il primo giorno: il suo viso era più sereno e i suoi occhi, per quanto possa sembrare impossibile, sembravano meno rossi e spaventosi, apparendo invece neri e quasi normali. Però effettivamente ci si poteva aspettare di tutto da uno a cui sono cambiati da un giorno all'altro.
Decisi però di non domandargli subito cose riguardo agli occhi, già sapendo che era un segreto, e cominciai con una domanda che mi sembrava molto più innocente. «Sai Alex, tua sorella e gli altri hanno organizzato una gita in montagna, mi farebbe piacere se venissi anche tu.»
«Hei Principessa, quando ti ho chiesto se mi potevi reintegrare in classe pensavo di farlo un passo alla volta. E poi tra loro c'è Tommaso non è vero?» Pronunciò l'ultima frase con una punta di disprezzo nella voce.
«Si Tommaso ci sarà, e mi sembra di averti già detto di non chiamarmi Principessa. Comunque... non ti ho ancora chiesto perché eviti tutti, perché non stai nel gruppo con noi come facevi prima.»
«È un po' difficile da spiegare e poi non dovrei dirti nulla, ma diciamo che la gente mi irrita, e quando mi irrito divento molto pericoloso. Si, mi dovete stare lontani in quel caso.»
«Oh... ma allora perché con me ci parli? Cioè, perché non mi ignori come tutti gli altri?» dissi per sviare un po' la conversazione, chissà perché si irritava così facilmente, ma comunque per ora volavo lasciarlo in pace su questo fronte.
«Questo non lo so ma con te mi sento... bene. È come se non riuscissi ad irritarmi in alcun modo con te vicino, è... una strana sensazione.» disse con un tono un po' incuriosito e un po' pensante.
«Oh...» ok questa cosa mi aveva abbastanza spiazzata.
Restammo in silenzio un paio di minuti ognuno immerso nei suoi pensieri ma poi non ressi alla tentazione. «Hei, ma... perché ti irriti così facilmente? Alice mi aveva detto che sei una testa calda ma così mi sembra esagerato.»
«Si hai ragione. Ma sai, nella situazione in cui sto, le emozioni si fanno più forti e mi dà fastidio stare con le persone. Non posso dirti altro per colpa di quelle dannate leggi ma spero che questa risposta per ora ti basti.» ovvio che non mi bastava ma lasciai cadere lì l'argomento capendo che era una causa persa.
In ogni caso Alex era molto serio in quello che diceva e io per qualche strana ragione credevo alle cose assurde di cui parlava.
Dato che non volevo dargli addosso ancora con le mie domande a cui a quanto pare gli era vietato di rispondere cambiai discorso e cominciammo a parlare del più e del meno, ridendo e scherzando. Molti ragazzi seduti ai tavoli ci guardavano storto, perché ormai l'asocialità e il fatto di essere così inquietante del ragazzo con cui stavo parlando era ormai famosa in tutta la scuola ed era strano ora che si comportasse così. Ad uno sguardo di Alex, però, tutti tornavano a farsi gli affari propri, come intimoriti dal suo sguardo. «Hanno paura di te!» gli sussurrai con un sorrisetto divertito.
«Già!» disse con un ghigno lui.
Sentimmo poi la voce forte del prof Gennari chiamare Alex. «Oh.» disse il ragazzo «Stando con te mi ero quasi dimenticato della lezione con Gennari. Ora devo andare. Ciao Ilary, ci vediamo in giro.»
«Ciao.»
Seguii con lo sguardo la sua figura e quella del professore allontanarsi dalla scuola e dirigersi lontano, non so dove. Strano. Lui non aveva certo bisogno di ripetizioni di fisica, era più bravo di me! Sicuramente Gennari centrava qualcosa riguardo quello che era successo ai fratelli di Alice. Sarei dovuta andare infondo a questa storia. Volevo capire che cosa era successo ad Alessandro Delgei, dovevo scoprirlo.
Tornata a casa non facevo che pensare a quello che mi aveva detto quel ragazzo e a quello che ancora avevo da sapere.
Quella sera andai a dormire presto. Mi aspettava un altro giorno di investigazione.

Sono in un campo di battaglia in una città che sembra essere appena stata bombardata. Indosso un'uniforme miliare nera e leggera, comoda per ogni tipo di movimento. Non ho armi, solo un pugnale nella cintura che probabilmente non mi servirà a molto.
Molte persone vestite come me sono a terra morte. Alex mi si avvicina e mi dice: «Vieni Ilary, stanno per tornare, non li senti? Torniamo alla base, non riusciremo mai a batterli da soli.»
Sento infatti dei rumori che vengono da dietro di me, rumori di passi di tanti soldati. Alex mi prende per mano e mi trascina dalla parte opposta da cui provengono i rumori. Ad un certo punto spicchiamo un salto, ci alziamo in volo e ci immergiamo tra il fumo che satura l'aria, scomparendo alla vista.



Spazio autrice

In questo capitolo possiamo notare delle scoperte e soprattutto... nel sogno Ilary e Alex volano e sono in guerra? Cosa sta succedendo?

Spero che il libro vi stia piacendo. :)

Ciao a tutti ❤️

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Where stories live. Discover now