10. Cultura paesana

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Un giorno, troppo stanca per uscire, ero rimasta a casa e decisi di esplorarla. Decisi prima di uscire nel giardino sul retro, data la bella giornata anche se purtroppo era fredda e ventosa.
Quindi, ben coperta, scesi le scale di marmo ed uscii sulla stradina che veniva percorsa dalle machine per entrare nel garage. Il vento freddo mi accolse scompigliandomi i capelli e mi avviai con le chiavi in mano verso il cancelletto che portava al grande orto dei miei zii. Era molto vasto e vi erano piantati molti ortaggi invernali, soprattutto cavoli e broccoli quindi.
Al centro delle piantagioni c'era un sentiero di terra battuta alla cui sinistra c'era la cisterna, che tanto tempo fa serviva per raccogliere l'acqua piovana ed usarla per annaffiare la terra. Qua e là tra una piantagione e l'altra c'era un albero da frutto, la maggior parte peschi e meli, con alcuni pruni e cachi.
Più o meno a metà del campo rettangolare le piantagioni finivano, lasciando spazio ad un prato adombrato da grandi alberi di noci, ciliegie e castagne. Queste ultime erano presenti nei loro ricci spinosi per terra e sui rispettivi alberi. Infine, in fondo al campo, c'erano due file di noccioli, he avevano ancora alcuni frutti attaccati. Quasi tutti gli alberi avevano perso le foglie quasi completamente, e le ultime le stava portando via il forte vento. Sullo sfondo c'erano le montagne, di cui le più lontane erano innevate.
Rimasi lì a guardare tutto ciò che era intorno a me, che mi era assolutamente nuovo, per chissà quanto tempo, fino a quando la voce di mia zia non mi destò dai miei pensieri e mi riportò sulla terra. «Torna dentro cara, qui si gela, il vento è molto freddo.» disse mettendomi una mano sulla spalla.
«Uh... si certo.» non mi ero accorta di star tremando dal freddo e mi e i guidare da mia zia verso l'uscita, superando e chiudendo il cancelletto e passando sotto agli aranci e agli alberi di mandarino piantati subito dietro la casa.
Arrivati in casa il tepore dei termosifoni mi riscaldò subito un po', ma decisi di avvicinarmi al camino acceso in salone insieme a mia zia, dove riuscii a scongelare per bene le mie dita ghiacciate.
Mio zio era a lavoro e quindi eravamo solo noi due nella grande casa. «Ehm... zia, stavo pensando che mi piacerebbe sapere un po' delle tradizioni di questo paese, perché per esempio ho notato che molte case hanno l'orto o il frutteto, e ho visto molte case in costruzione o, come questa, non completate. A Roma case come queste non ce ne sono, quindi sono curiosa di sapere un po' le tradizioni. Per non parlare della cucina e delle feste, che trovo diverse da quelle di Roma.»
«Certo Ilary che ti racconterò un po' della nostra cultura, sappi che sono sempre disponibile a domande del genere. Devi sapere che qui a Lumini c'era la tradizione che le famiglie, quando si sposavano, si costruivano la propria casa a loro piacimento. Questa casa per esempio era dei genitori di tuo zio è il piano di sopra era destinato a lui. Sono però morti e noi abbiamo preso questo piano senza usare soldi per costruire l'altro. Inizialmente questa casa era stata pensata in questo modo: sotto il garage con la cantina anti bomba sotto terra, se vuoi dopo ti ci porto, dove si mettevano le conserve e i vari raccolti, come pomodori e patate; al piano di sopra, dove siamo noi, dovevano abitare i genitori e al piano di sopra i figli con la loro famiglia. Su in mansarda c'è un balcone, come avrai visto, che dà sulle montagne e fa vedere un po' tutto il paese dall'alto ed è stato pensato per guardare i fuochi d'artificio d'estate, quando si tiene una tradizionale gara. Le altre case che hai visto sono pensate anch'esse come questa più o meno. Dato che Lumini era un paese di contadini, molte famiglie avevano un pezzo di terra di proprietà che si tramanda in generazioni e ognuno la usava come meglio credeva, coltivando la o costruendoci appunto case. Essendo un paese povero di viveva per lo più del raccolto dei propri campi, e per questo molte case hanno l'orto. Riguardo le feste... che dire, si festeggiano Pasqua e Natale tradizionalmente e ovviamente le altre feste che si festeggiano ovunque, perché ne abbiamo avuto l'influenza anche noi. Le altre feste "più particolari", per così dire, sono il giorno dei morti e la festa del Patrono di Lumini, San Rocco, che si festeggia il 16 agosto. Nel giorno dei morti si accendono dei lumini nella casa e si va al cimitero a salutare i propri defunti con una preghiera, mentre durante la festa di San Rocco, così la chiamiamo, una processione di tutte le persone che vogliono, i sacerdoti delle chiese e le persone che portano le varie statue dei santi, e per ultima quella di S. Rocco tutta agghindata d'oro, fa il giro di tutta la cittadina, preceduta da una banda di ottoni. I piatti tipici... beh, te li farò assaggiare alle feste in cui si mangiano.» concluse mia zia.
Halloween... mi ero completamente dimenticata di questa festa ed effettivamente nessuno aveva decorato la casa con zucche o altre cose e nessun bambino andava vestito da scheletro o altro il 31 ottobre a dire "dolcetto o scherzetto". Mi ero però accorta che sulla collinetta dov'era il cimitero l'1 novembre molte persone si erano dirette con un lume o dei fiori in mano, compresi i miei zii e anche io miei amici avevano preferito rimanere a casa. Avevo anche notato che mia zia la sera del 31 aveva messo molte candele sul davanzale della finestra prima di andare a dormire. Anche io quella sera avevo messo due candele sul mio davanzale con inciso col taglierino i nomi John e Laura: i miei genitori, pensando intensamente che ora erano in un mondo migliore.

Verso sera chiamai Matteo, per raccontargli tutto quello che mi era successo durante quel fine settimana di escursione in montagna e quello che mi era accaduto durante la settimana, come al solito.
«Pronto?»
«Ciao Matte! Come stai?»
«Oh nulla di che...»
«Come al solito insomma. Comunque ti devo raccontare una cosa! Questa domenica siamo andati in montagna e abbiamo percorso un sentiero vicino ad un ruscello abbastanza profondo. Non ci crederai mai... mi sono avvicinata al bordo e sono scivolata, cadendo nel fiume! Pensa quanto sono endicappata!»
«Seria? Quindi sei caduta in un fiume?»
«Siii ti giuro!»
«Ila, sei proprio una ragazza speciale guarda.» scoppiammo entrambi a ridere.
«Poi, hai presente Alessandro il ragazzo inquietante? Ecco, lui mi ha salvata, a quanto pare è un ottimo nuotatore!»
«Uuu, qua parte la ship!»
«Ma stai zitto và! Comunque oggi mi sono fatta un po' di cultura, mia zia mi ha un po' raccontato...» gli raccontai un po' di quello che mia zia mi aveva raccontato prima.
«Ammazza che acculturata!»
«Comunque... dimmi un po' di te! Che ti è successo... come va con Lidia?»
«Ah, Lidia... è fidanzata...»
«NO! È da quando??»
«Da un po'... posta un sacco di foto con quello su insta...»
«Noooo mi dispiaceeee! Beh, tranquillo, incontrerai anche tu quella giusta, o magari Lidia si accorgerà di te!» cercai di rassicurarlo.
«La solita positiva che cerca di far sentire sempre bene tutti... comunque grazie Ila per il sostegno morale. Comunque ora è meglio se andiamo a dormire che domani ho due verifiche.»
«Due verifiche?! Ma sono pazzi sti prof!»
«Si guarda non ne parliamo. Comunque... ciao Ila, ci risentiamo eh!»
«Ciao Matte!»
«Ciao.» e attaccò.
Povero Matte... mi dispiaceva per lui, gli piaceva veramente tanto quella ragazza...
Andai a dormire con questi pensieri, mentre pensavo anche a tutto quello che mi era successo e detto durante questa settimana, di tutti i segreti ancora da scoprire...

Spazio autrice

In questo capitolo abbiamo potuto avere un po' di cultura paesana e ci siamo presi una pausa dai misteri che circondano casa Delgei... ma tranquilli si scopriranno altre cose più avanti. Abbiamo scoperto che il povero Matteo non è mai stato considerato dalla ragazza che gli piaceva... porello...

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e... che dire, ci vediamo alla prossima!

Ciao :)

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Where stories live. Discover now