8. Conoscerci meglio

28 7 15
                                    

«Hei tutto apposto?» Gli occhi nerissimi di Alex mi guardavano dall'alto.
«Si si, sai, mi sento come se fossi appena caduta in un fiume, non so se rendo l'idea.» dissi con una punta di sarcasmo nella voce visibilmente stanca. «Però la testa sta finendo piano piano di girarmi vorticosamente.» aggiunsi.
«O beh, in tal caso riposa pure.» disse sedendosi a gambe incrociate accanto a me, per osservare l'acqua che scorreva davanti a noi, perso nei suoi pensieri.
Dopo una pausa di silenzio mi alzai lentamente a sedere, e successivamente mi misi in piedi stiracchiando i miei arti indolenziti. «Beh, che dici di avviarci verso casa? Abbiamo un bel po' di strada da fare.» dissi spolverandomi la schiena dalla terra per quanto mi era possibile.
Inizialmente Alex si limitò a girare la testa per guardarmi, con un sopracciglio alzato e l'aria divertita. «Che c'è?» dissi incrociando le braccia al petto.
«Oh nulla.» disse divertito. «Va bene allora, andiamo!» disse poi alzandosi e spolverandosi i jeans blu scuro. Si spostò verso l'albero e prese lo zaino. «Da questa parte Principessa!» disse indicandomi la direzione.
«Non la smetterai mai di chiamarmi così eh?» Lo guardai torva.
«L'hai capito finalmente!» Alzai gli occhi al cielo. In sua presenza lo facevo molto spesso.
Percorremmo per un tratto il corso del fiume in cui ero sbadatamente caduta e il rumore rilassante dell'acqua che scorre ci accompagnava.
Ruppi il silenzio con una domanda che mi era appena venuta i mente, solo così, per fare conversazione: «Come mai eri da queste parti Alex?» Gli chiesi.
«Casa mia non è molto lontana da qui e stavo passeggiando qua intorno quando ti ho sentita urlare e cadere in acqua. Un vero colpo di fortuna.»
«Già, davvero. Senti ma... avrei alcune domande da farti.» la tentazione era troppo forte per resisterle. «Ora mi vengono in mente alcune cose strane che sono capitate nel salvataggio. Come abbiamo fatto a rimanere fermi in mezzo alla corrente senza che questa ci portasse via? Come hai fatto a nuotare così velocemente verso terra con una corrente tanto forte? E... soprattutto: come cavolo abbiamo fatto ad asciugarci così in fretta a novembre? Neanche in estate succede in così poco tempo e oggi non fa neanche tanto caldo...»
«Non posso rispondere per via della legge. L'ho già infranta fin troppo per salvarti. Ti giuro, te lo direi subito se non ci fosse questa maledetta legge.»
«E se la infrangi che succede?»
«Sono esiliato, non posso più tornare in Italia, o mi metterebbero in una particolare prigione. Ma il peggio non è questo: la cosa peggiore è che se lo dico a te ti mettono in prigione perché non dovresti sapere. Pensa, per quanto questa legge è ferrea i miei genitori non me ne hanno mai parlato fino ad ora che sono come loro e nemmeno Alice può sapere.»
«Ma qual è il problema di farlo sapere?»
«Perché, quando ancora non c'era questa legge, la gente normale perseguitava la gente come me. Allora uno di noi mise questa legge e fece in modo che la gente dimenticasse e quindi avere pace. Secondo me se te lo dicessi non succederebbe nulla ma la legge è legge.» Abbassò la testa. Probabilmente aveva bisogno di parlarne con qualcuno della sua età, per non sentirsi solo.
Ci fu un momento di pausa in cui ognuno si immerse nei propri pensieri.
Ad un tratto Alex ruppe il silenzio che si era creato fra noi cambiando completamente tono. «Senti Ilary, mi sono accorto che non conosco ancora nulla di te, quindi, che ne so... mi chiedevo se ti andrebbe di raccontarmi un po' di te.» fece un debole sorriso.
«Va bene. Ti dico subito che non è molto avvincente come storia. Allora... da cosa posso cominciare... Beh, innanzi tutto sono nata il 7 luglio a Roma. Fino ad ora in realtà ho avuto una vita normale, un po' noiosa. Mi piace leggere, disegnare e scrivere, seppur odio le tracce dei temi. La classe dove stavo mi faceva schifo. Erano tutti ricchi snob e ancora mi chiedo a quei criminali come sia venuto in mente di creare una classe del genere. Avevo solo un amico, Matteo. Anche lui odia quella scuola almeno quanto me. Qui invece l'ambiente è completamente diverso, siete ospitali, simpatici, gentili... Hei non fraintendere, io e Matteo siamo solo amici.» Aggiunsi poi allo sguardo ambiguo di Alex. «Comunque, stavo dicendo... I miei genitori lavoravano da casa, non ho mai saputo cosa facessero, e a volte partivano per un viaggio. Non mi dicevano mai nulla, a dire la verità in un certo senso facevano come te, sono sempre stati vaghi.»
«Forse sono come me.» usò il presente, pensava che fossero ancora vivi... un sorriso amaro affiorò sulle mie labbra ma subito cambiai espressione e tornai al discorso.
«Che vuoi dire?» dissi.
«Non sono l'unico al mondo così, certo sono il più pericoloso sulla terra al momento ma c'è un sacco di gente come me: i miei, Francesco, Elena, il prof Gennari e probabilmente i tuoi genitori.»
«Vuoi dire che... anche io sarò così?»
«Probabile, se almeno uno dei tuoi lo è.»
Interessante. Beh, in questo caso perché Alex non avrebbe potuto dirmi tutto?
«Allora dimmi cosa sei se lo sarò anch'io.»
«Lo sai che non posso. Se non fosse per la legge te lo avrebbe detto Gennari. Ma la legge dice: "si deve mantenere la segretezza. Non si può parlare di cosa siamo a nessuno, neanche ai bambini e i ragazzi che non si sono ancora trasformati ma lo faranno. Se si trasgredisce tale legge ci saranno gravi conseguenze per chi ha rivelato e chi ha saputo."» roteò gli occhi, «Mi dispiace, non mi è proprio possibile. Infatti neanche mia sorella sa ma non glielo possiamo dire. È l'unica in famiglia a non saperlo e mi dispiace molto. Però ora basta parlare di questo e continua a parlarmi della tua vita, poi ti racconterò il raccontabile della mia se lo desideri. Anzi, avrei una domanda da farti: sei mai stata fidanzata?» chiese ad un tratto con uno strano sorriso sulle labbra.
«Ok... è un po' imbarazzante... no, non sono mai stata fidanzata e non ho mai avuto una cotta per nessuno.» dissi abbassando la testa.
«Aspetta, cosa? Non ci credo che non ti è mai piaciuto nessuno, ma dai, è impossibile.» disse con tono misto tra scherno e divertimento, ma comunque stupito.
«Ecco lo sapevo che reagivi così... e comunque,» alzai la testa, «perché, tu sei un grande playboy invece eh? Quante ragazze hai avuto, dieci?»
«Ahia mia hai beccato... sono nella tua stessa identica situazione riguardo amore...» disse portandosi una mano dietro la nuca, imbarazzato.
«Ma dai, non ti è mai piaciuta nessuna? Non è possibile! Ma stai zitto và.» gli diedi una leggera spintarella sulla spalla.
«Dai non rompere... cambiando argomento... come mai una ragazza che abita nella Capitale da un giorno all'altro finisce in un paesino sperduto come questo?»
Mi fermai di botto fissando il vuoto davanti a me. Oh no... quella domanda no... Ero paralizzata dal dolore, non riuscivo più a parlare né a muovermi. Non avevo mai avuto quella reazione, forse perché non ci avevo pensato per tanto tempo e ora l'impatto era più forte.
Alex si girò allarmato nella mia direzione con gli occhi sgranati, accorgendosi di quel mio drastico cambiamento di umore e preoccupato mi chiese: «I-Ilary... tutto bene? Ti ho chiesto qualcosa di sbagliato?»
«S-scusa, non è un bel ricordo.»
«Oddio mi dispiace... se non ce la fai non raccontarmelo.»
Ormai però era troppo tardi, quel ricordo orribile era riaffiorato. Le mie gambe cedettero e caddi in ginocchio, mentre le lacrime avevano iniziato a rigarmi il viso e io non avevo la forza di impedirglielo.
«Sai Alex, qualche settimana fa sono diventata orfana.» dissi lentamente.
«Oddio Ilary, mi dispiace, mi dispiace tantissimo...»
Si inginocchiò accanto a me e mi abbracciò dolcemente, visibilmente scioccato dalla notizia che gli avevo appena dato. Appoggiai la testa sulla sua spalla e scoppiai a piangere.
Rimanemmo fermi così per chissà quanto tempo. Alex si sentiva in colpa per aver voluto sapere, per avermi fatto riaffiorare quei ricordi. Ogni tanto mi sussurrava un "mi dispiace" all'orecchio.
Finalmente la crisi mi passò e mi asciugai le lacrime facendo un respiro profondo. «Ok Alex, mi sento meglio ora.» gli sorrisi debolmente.
I miei muscoli delle gambe però non accennavano a fare alcunché, quindi rimanemmo ancora fermi così, sul prato.
Infine ci separammo lentamente e Alex mi disse guardandomi dolcemente: «Sicura di stare bene?» Annuii sorridendo. «Mi dispiace tanto Ilary, davvero.»
«Tranquillo, sto bene. E non hai nessuna colpa ad aver voluto sapere. Dai alziamoci così andiamo a casa.»
«Ok!» si alzò velocemente e mi porse le mani per aiutarmi. Ci dirigemmo poi lentamente verso casa, in silenzio.


Spazio autrice

Ok, in questo capitolo abbiamo scoperto un po' di cose su Ilary e anche qualcosa su che cosa è Alex.
Per il resto non ho molto da dire, spero come sempre che la storia vi piaccia e che vi stia intrattenendo piacevolmente.

Ciao, al prossimo capitolo :)

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Donde viven las historias. Descúbrelo ahora