11. Sogni

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Sono in mezzo ad una battaglia, il fragore dei combattimenti è tutto intorno a me. Il campo di battaglia è costituito di una pianura arida sconfinata, il sole è a picco e probabilmente sono più di quaranta gradi all'ombra, anche se ombra non c'è.
I soldati sparano con disinvoltura fuoco e acqua dalle mani, spostano la terra o volano, tutto per nuocere agli avversari. Matteo si avvicina a me di corsa, urlando per farsi sentire. «Ila attenta! Ne arrivano altri!» e si prepara allo scontro con le mani avvolte da palle di fuoco.
Mi giro e mi accorgo che dei soldati, a quando pare nemici, stanno marciando verso di noi. Guardandoli bene, però, sembrano più automi che umani, dai movimenti meccanici che fanno e dal fatto che sono tutti uguali, come fossero cloni.
Mi attaccano tutti insieme, alcuni con le mani già avvolte in palle di fuoco, altri lanciandomi lame di ghiaccio o pietre appuntite, alcuni cercando di aprirmi degli squarci nella terra arida sotto i miei piedi per farmi precipitare chissà dove e altri ancora arrivano dall'alto, sferzando ventate d'aria capaci di tagliare la pelle. Nessuno di questi, però, usava più di uno di questi "poteri degli elementi".

Mi svegliai di soprassalto madida di sudore e con il respiro grosso un attimo prima che nel sogno iniziasse lo scontro con quelle "persone", incredula su ciò che avevo appena sognato. Era già il secondo sogno di questo genere che facevo, non era normale. E per di più, mi ricordavo perfettamente il sogno, vedevo nitidamente i visi delle persone, anche le sconosciute, e le ricordavo, non erano come i normali sogni in cui ricordi solo pezzi sparsi e i visi non li vedi mai, sapendo soltanto chi sono le persone. Era come se stessi realmente vivendo ciò che stava succedendo, e ciò non è consueto nei sogni, o almeno non in maniera così nitida.
Avevo il presentimento che Alex avrebbe potuto darmi risposte e mi promisi che il giorno dopo a scuola gli avrei detto tutto.
Guardai la sveglia. Segnava le 4:53 come la volta che avevo fatto l'altro sogno. Strano. Per qualche motivo pensavo che non fosse una semplice coincidenza, non poteva esserlo, ma magari mi sbagliavo. Decisi però di tornare a dormire e di pensarci il giorno dopo.

La mattina fu mia zia a svegliarmi, e guardando la sveglia sul comodino, mi accorsi che era tardi. Mi vestii in fretta e furia, mettendo nello zaino le cose alla rinfusa, essendo sicura che avrei dimenticato qualcosa. Corsi in bagno a prepararmi e, dopo una colazione al volo e dopo aver lavato i denti in fretta, mi avviai di corsa verso la scuola.
Arrivai in classe giusto in tempo, con il fiatone, poco prima che arrivasse la prof di latino, la più severa della scuola.
«Cos'è, hai corso una maratona prima di venire a scuola? Sembri uno zombie.» mi salutò Alex con la testa inclinata e il sopracciglio alzato, con la voce grondante di sarcasmo.
«Ciao anche a te eh! E comunque non fare lo stronzo.» dissi buttandomi sulla sedia, accaldata e stanca.
«Qualcuno si è svegliato con la luna storta oggi eh? Che hai sognato, i mostri?»
«Dopo ti racconto. E comunque semplicemente non mi è suonata la sveglia, quindi non fare il solito ragazzo irritante eh! Madonna sono stanchissima...» appoggiai le braccia conserte sul banco e dopo ci infilai la testa. Ma lo feci per un attimo, perché subito arrivò la professoressa e cominciò immediatamente a spiegare.

«Allora? Che mi devi raccontare?» chiese il mio compagno di banco durante la ricreazione mentre ci sedevamo su una panchina.
«Ah giusto... non so se ti interessa, ma faccio sogni strani in questo periodo.»
«Ah, allora ci avevo azzeccato riguardo i sogni! Dai racconta!» disse entusiasta.
«Ok ma non ti esaltare. Un po' di tempo fa ho sognato che...» gli raccontai del primo e del secondo sogno, speranzosa di ricevere risposte.
«Quindi le tutte le persone dei tuoi sogni hanno dei poteri?»
«Già. Spero che tu possa darmi una risposta.»
«Sai, è interessante.» aveva l'aria pensierosa.
«Ah! E fatto ancora più interessante, quando mi sono svegliata erano le 4:53 entrambe le volte.»
«Ah si? Allora cara, non è una coincidenza, ti posso solo dire questo, non sarebbe possibile.» esclamò.
«Tu sai più di quello che dai a vedere. Cosa nascondi?»
«Non te lo posso dire.» disse cantilenando.
«Dai! Uffa! Almeno mi puoi spiegare qualcosa? Solo qualcosina...» lo pregai.
«Principessa...» mi lanciò uno sguardo misto tra rimprovero e supplica.
Suonò la campanella e tornammo in classe. Il tempismo con cui succedevano le cose che ci interrompevano era assurdo.

All'uscita da scuola salutai tutti e mi diressi verso casa tranquillamente.
«Hei Ilary!» la voce di Tommaso mi fece sussultare. «Devo passare al negozio vicino casa tua, quindi dato che facciamo la stessa strada, ti va di andare insieme?»
«Ehm... Ok...» dissi colta di sorpresa.
Aprì lo zaino e ne tirò fuori una scatolina di cartoncino e un accendino. Dalla scatolina tirò fuori una sigaretta e la accese.
«Tu fumi?» chiesi sorpresa.
«Si... ogni tanto. Vuoi un tiro?» disse soffiando il fumo biancastro dalla bocca.
«No... grazie.»
«Oh ok!» disse facendo spallucce. «Senti ma... né Ilary Daimay sono nomi italiani...»
«Si... infatti mio padre è, cioè, era inglese e ho quindi dei parenti in Inghilterra.»
«Infatti sei brava in inglese. Aspetta ma hai detto era
«Giusto, tu non sai...» mi incupii.
«O-ok... ho capito non c'è bisogno di spiegare... parliamo di altro?» disse visibilmente a disagio.
Cominciammo così a parlare del più e del meno per la maggior parte del tragitto.
«Aspetta Tom... mi è venuta in mente ora una domanda che voglio fare a te e a Alex. Perché vi odiate tanto?» dissi ad un certo punto ricordandomi di quel fatto.
«Beh... come ha detto Alice l'altra volta è una cosa stupida. Anzi, a dir la verità non c'è un vero motivo, è più un fatto di istinto.»
«In che senso?»
«È come se... il mio istinto mi dicesse che è un nemico, non so come spiegarti la sensazione... e lo stesso a quanto pare è per Alessandro. Lui non mi odia perché io l'ho sempre trattato male, anzi! Lui ha sempre fatto come me, non c'è mai stato un momento in cui volesse essere mio amico o cose del genere.»
«Oh...» non sapevo proprio che dire, era una situazione abbastanza strana.
«Per farti un esempio... hai presente le calamite dello stesso segno? Noi due siamo così, ci respingiamo a vicenda.»
«Due maschi alfa insomma. Comunque qualcosa di fisica la sai eh!»
«Pff... il magnetismo è... interessante. Ma non basta per far salire la media del cinque e mezzo in fisica.»
«Effettivamente... beh, comunque sono arrivata a casa, questo è il cancello. Ci vediamo in giro eh!»
«Ciao Ilary! È stata una bella passeggiata.»
Presi le chiavi ed entrai. Quindi Alex e Tommaso si odiavano più o meno a caso. Ottimo. Per di più secondo Alex i miei non erano sogni qualunque e per come si era comportato forse centravano qualcosa su quello che gli era successo. Dovevo saperne di più.

Dopo pranzo provai a chiamare Matteo. Il telefono squillava, ma nessuno rispondeva. Gli mandai un messaggio per chiedergli se potevamo sentirci, pensando che forse avesse qualcosa da fare.
Cominciai allora a fare i compiti, tanto perché non avevo nulla da fare e dopo qualche ora provai a richiamare il mio amico romano. Ancora nessuna risposta.
Nello stesso momento arrivò un messaggio di Gabriele nel mio nuovo gruppo di amici e chiedeva se ci andasse di uscire e tutti risposero di sì.

Dopo essermi preparata scesi giù e mi avviai verso la piazza, dove avevamo deciso di incontrarci. Lì li trovai tutti a parlare del più e del meno vicino ad una panchina.
«Ohhh è arrivata anche la romana!» mi salutò Marco. «Direi che siamo al completo! Che vogliamo fare?»
Cominciammo a parlare e scherzare allegramente, e ogni minuto che passava pensavo a quanto fossi stata fortunata a incontrare ragazzi così, dopo tutto quel tempo in cui ero stata ignorata ta tutta la mia classe.

Spazio Autrice

Mi scuso con i pochi lettori per il fatto che ci ho messo così tanto tempo a postare questo capitolo, ma tra le varie cose non mi sono organizzata a scrivere e non avevo molte idee per questo capitolo, infatti anche il nome è un po' a caso.

Comunque, spero che vi sia piaciuto e vi saluto :)

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora