7. Passeggiata nei boschi

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Mi ero svegliata di soprassalto quella notte. Il sogno che avevo appena fatto mi aveva sconvolta; più che altro avevo la sensazione che non fosse un sogno come tutti gli altri, cioè, non si fanno tutti i giorni sogni in cui è pieno di morti e si vola.
Guardai la sveglia. Erano le 4:53. Decisi allora di non pensare per ora a quello che avevo sognato e cercai di riaddormentarmi.

Nei giorni seguenti non raccontai a nessuno quello che avevo sognato, pensando che fosse una perdita di tempo, era solo un sogno.

Finalmente arrivò il giorno in cui dovevamo andare alla gita. Ci incontrammo nella piazza davanti alla scuola con degli zaini con pranzo al sacco, cose per la pioggia e tutto l'occorrente per il primo soccorso, in caso qualcuno si facesse male.
Lumini era un paese vicino all'Appennino, circondato da montagne piene di corsi d'acqua, più e meno profondi. Alice ci guidò verso un sentiero che entrava nel bosco. «Qui siamo vicino a casa mia, conosco bene la zona.» ci spiegò.
Più ci inoltravamo nel sentiero in leggera pendenza più l'aria diventava fresca e pulita. Era una bella giornata, in cielo non c'era neanche una nuvola e non faceva né caldo né freddo, si stava bene. Non potevamo sperare di meglio.
Per pranzo ci sedemmo a dei tavoli da campeggio di legno che erano stati messi in una zona più ampia lungo il sentiero. Gli alberi avevano cominciato a perdere le foglie, e si erano tinti di rosso e giallo, a parte alcuni alberi sempreverdi e si sentivano i cinguettii degli ultimi uccelli e lo scroscio dell'acqua di un corso d'acqua lì vicino. L'atmosfera era piacevole e tranquilla, a parte gli schiamazzi dei ragazzi che camminavano al mio fianco.
Quando riprendemmo la passeggiata dopo pranzo mi avvicinai ad Alice, con cui avevo deciso di condividere le mie scoperte riguardo alla sua famiglia. «Hei Ila... hai scoperto qualcosa riguardo la storia di mio fratello?» mi sussurrò.
«L'altro giorno abbiamo parlato. Mi ha detto che ha paura di arrabbiarsi perché è pericoloso, ma questo lo sai già. Mi ha detto però che con me è diverso, come se io lo calmassi. Ha detto anche che non può parlare a nessuno di ciò che gli è successo perché c'è una legge che glielo impedisce e che per colpa di questa cosa le sue emozioni sono più forti e gli fanno una reazione strana.»
«Ah... non ti ha detto altro?»
«No... ti ho detto tutto quello che so. Però ti voglio raccontare un'altra cosa.» decisi allora di raccontare del sogno. «Qualche notte fa feci uno strano sogno... io e tuo fratello Alex eravamo in un campo di battaglia pieno di morti. Successivamente Alex mi dice che dobbiamo andare via da lì perché sta arrivando qualcuno e infatti sentiamo dei passi che vengono nella nostra direzione. Allora iniziamo a correre, spicchiano un salto e ci alziamo in volo. Secondo te cosa può significare?»
Alice rimase silenziosa per qualche minuto, un po' pensierosa è un po' scioccata. Poi parlò: «Sai Ilary, è veramente un sogno assurdo, non capita tutti i giorni e non so che dirti. Pensi che c'entri qualcosa con quello che è successo a mio fratello?»
«Può darsi. Chissà. Per ora però concentriamoci su quello che è successo a tuo fratello, ai sogni pensiamo dopo.»
Stavamo in quel momento passeggiando su un sentiero che dava sull'argine di un fiumiciattolo che sembrava abbastanza profondo. Ci fermammo un attimo per fare una pausa e appoggiai lo zaino vicino ad un albero.
«Ragazzi guardate! Una volpe sta bevendo!» esclamò Antonio ad un tratto indicando l'altro argine del fiume. La zona dove eravamo era un po' rialzata, forse venti metri dall'acqua che era sotto.
Mi sporsi per vedere come una stupida e appoggiai il piede su del muschio scivoloso e scivolai perdendo l'equilibrio. In pochi secondi mi vidi cadere verso la vorticosa acqua del fiume. «ODDIO ILARYYYY!!!» sentii urlare da sopra.
Mi scontrai violentemente con l'acqua di schiena e istintivamente chiusi gli occhi e trattenni il respiro. L'acqua profonda e vorticosa mi fece roteare violentemente e avevo completamente perso l'orientamento, non capivo più dove fosse l'alto e il basso. "Ecco fatto." Pensai cercando disperatamente di tornare i superficie. "È arrivata anche la mia ora, mi sembra un po' presto ma così doveva andare." Mi mancava l'aria, mi sentivo soffocare.
Improvvisamente una mano mi afferrò per la vita e mi riportò in superficie. Quando sentii nuovamente l'aria sul viso presi una grande boccata d'aria tossendo e lentamente aprii gli occhi per osservare il mio salvatore.
Alex mi stringeva a sé e mi sorrise non appena mi girai a guardarlo. «Volevi farti un bagno a novembre?» disse sarcastico.
«Si, avevo caldo.» dissi il più innocentemente possibile con voce roca.
Lui scoppiò a ridere ma poi tornò serio. «Ilary, per favore ora chiudi gli occhi ok? È meglio se non vedi quello che sto per fare.»Annuii. «Prendi una grande boccata d'aria al mio tre ok?»
Mi accorsi solo in quel momento che eravamo in mezzo al fiume e la corrente non ci spostava di un millimetro, come se fossimo ancorati lì. Molto strano.
«Pronta? Uno...» chiusi gli occhi più forte che potevo. «Due... Tre!» presi un'enorme quantità di aria nei miei polmoni e sentii nuovamente l'acqua passarmi addosso mentre Alex probabilmente nuotava ad una velocità spaventosa verso la riva.
In pochi secondi arrivammo a terra, su un prato dalla parte opposta da cui ero caduta. Alex mi appoggiò delicatamente a terra e io presi a tossire e sputai tantissima acqua. Ora che ero tutta bagnata sentivo molto freddo e tremavo visibilmente. Alex, fradicio anche lui e con i ricci che sembravano coperti di pece da quanto erano neri, si sedette vicino a me, mi mise una mano sulla spalla e chiuse gli occhi. Dalla sua mano si sprigionò un'ondata di calore che asciugò in pochissimo tempo sia me che lui. Ok, questo era molto strano.
Si girò poi verso di me con uno sguardo molto serio e mi disse: «Non raccontare a nessuno quello che è successo oggi, va bene? Ti prego, potrei essere punito chissà come per questo se qualcuno di loro lo venisse a sapere. Sai, le leggi.»
«S-si certo, terrò la bocca chiusa!» gli dissi con un sorriso rassicurante.
«Grazie.» sussurrò. «Ora però devo assolutamente chiamare Alice per dirle che stai bene, prima che faccia cavolate. Ovviamente tu non hai il telefono appresso o comunque se lo avessi sarebbe fuori uso per sempre quindi chiamerò con il mio. Ti chiedo però per favore di parlarle tu... lo sai perché.»
«Ok.»
Sbloccò il suo telefono, che era nello zaino vicino ad una albero lì accanto, e me lo porse avviando la chiamata con sua sorella.
«Pronto?»  La voce di Alice era diffidente, in effetti non parlava con il fratello da un mese ormai.
«Ciao Ali, sono io, Ilary. Volevo dirti che sto bene, sono viva!»
«ODDIO ILA! Meno male che ti sei salvata! Ci siamo tutti preoccupati a morte, Mannaggia a te!» scoppiammo a ridere. «Comunque... perché stai con il telefono di Alex?» chiese dopo una pausa.
«Diciamo che mi ha aiutata a non morire.»
«Ah, allora salutamelo eh! Vabbè ora devo andare a dare la notizia. Ci vediamo dopo, tanto Alex sa la strada per tornare a casa. A dopo!»
«Ciao!» riattaccò.
Restituii il telefono al proprietario e mi stesi sull'erba, distrutta.

Spazio autrice

Ciao a tutti quelli che stanno leggendo la mia storia! Come state?
In questo capitolo possiamo notare la sbadataggine di Ilary ma soprattutto ancora altre stranezze da parte di Alex. Come avrà fatto a fare tutto quello che ha fatto?

Vi ringrazio se state seguendo la mia storia e spero vi stia piacendo 🙃 e non dimenticate di commentare e dirmi che ne pensate.

Ci vediamo nel prossimo capitolo 👋🏻

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Where stories live. Discover now