14. Discorsi tra migliori amiche

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Quella notte sognai Alex, quasi a farlo apposta e a confermare la mia conclusione, che stava combattendo con Tommaso, entrambi usando gli elementi come armi. Avevo notato che Tommaso non usava mai l'aria, mentre Alex usava tutti e quattro gli elementi con disinvoltura ed estrema violenza, alzandosi in volo, spaccando il suolo, intrappolando il suo avversario nel ghiaccio o scagliandogli contro lingue di fuoco. Il suo nemico arrancava sotto la potenza del ragazzo, a cui gli occhi erano diventati interamente neri con fiammate rosse, senza differenze tra l'iride e il resto dell'occhio. Nel complesso, mi faceva paura, incuteva terrore ed emanava potenza: sembrava un Signore Oscuro. Non sapevo il motivo per cui stessero combattendo, forse era questo il modo in cui Alex perdeva il controllo, chissà. O almeno così pensava il mio subconscio.
Era però solo un sogno, non era possibile una cosa del genere, continuavo a ripetermi quella mattina, non riuscendo a togliermi quell'immagine dalla testa. Certo, tutti i miei sogni in quel periodo erano molto fantasiosi.
Ripensavo anche al giorno prima, troppe cose erano accadute tutte insieme e non ci stavo capendo più nulla.
«Hei Ilary! Ilary aspetta!» una voce a me molto familiare mi chiamò ma io non mi voltai, accelerando il passo e dicendo freddamente: «Che cosa vuoi Tommaso?»
«Ti volevo dire che mi dispiace davvero tanto per quello che è successo ieri, davvero! La sera prima forse avevo fumato un po' troppo...» ah giusto, lui fumava. Lo avevo saputo un giorno che stavamo parlando perché lui si era acceso un drummino. Probabilmente si era fatto qualche canna per essersi ridotto così, oppure lo era per natura.
«Ah si?» Risposi freddamente e senza interesse.
«Senti, per favore! Mi dispiace! Ti prego, possiamo rimanere amici, come eravamo prima di ieri?»
«Uff, e sia! Torniamo come prima, ma nulla di più, chiaro?» Mi ero stufata di quella conversazione e l'avevo chiusa al più presto. «E sappi che io perdono ma non dimentico.» aggiunsi in avvertimento. Se si fosse comportato così un'altra volta, non l'avrebbe passata liscia.
«Oh, grazie tante!»
«Comunque, non mi piace affatto il modo in cui vi comportate tu e Alex quando vi incontrate, dovete darvi un contegno o qua si rischia che la situazione diventi pericolosa.»
«Va bene, proverò a contenermi, ma lo deve fare anche lui.»
Sbuffai esasperata. «Con lui ci parlo io.» quei due si comportavano veramente come i bambini dell'asilo! Trovare un accordo in modo civile no eh?
«Vabbè io vado in classe. Ciao Tommà.»
«Ci vediamo dopo!» E scappò in classe.
"O anche no." Non era per cattiveria ma avevo sviluppato un certo distaccamento da Tommaso, come se il mio istinto mi dicesse di stargli alla larga, e per di più se gli capitava di avere comportamenti degni di uno psicopatico era assolutamente meglio stargli lontano.
Arrivata in classe mi sedetti al solito banco vicino al Gemello e subito iniziarono le lezioni.
Mentre il professore spiegava mi accorsi che passavo più tempo ad osservare il ragazzo alla mia destra che il professore e mi ero accorta che effettivamente era un'abitudine che avevo che avevo preso da un po', di cui fino ad ora non mi ero accorta. Aveva dei bei lineamenti, il colore degli occhi finalmente bello anche se ancora un po' innaturale e i ricci nerissimi in cui avrei tanto voluto mettere le mani... "Ok Ilary torna alla realtà!" Mi riscossi da sola, sbattendo molte volte le palpebre e rigirandomi verso la lavagna, costringendomi a guardare il professore e cercando di ascoltare. Invece di seguire però, pensavo a ripetermi che era solo una cotta passeggera che mi sarebbe passata. Ogni tanto gli occhi andavano da soli a guardarlo, e quando capitava di incontrare il suo sguardo ero veloce a distoglierlo, sentendo un po' di calore sulle guance.
"Sembro una tredicenne alle prese con la prima cotta, Ilary riprenditi!" Però effettivamente quella era la mia prima cotta. Fino ad allora non sapevo cosa si provava, come ci si sentiva, lo avevo solo letto nei libri e visto nei film. Che vita noiosa che avevo.

Dopo le lezioni e il pranzo mi ero data appuntamento con Alice in piazza per parlare degli aventi appena trascorsi.
Appena mi vide come al solito mi saltò addosso, rischiando di farmi cadere, urlandomi nell'orecchio un saluto.
«Si, si, ciao anche a te.» disse cercando di scollarmela di dosso.
«Oh si certo scusa... Comunque, novità con mio fratello? Come va fra voi due?» cominciò incalzante.
«Ma... in realtà tra noi due non c'è nulla...» cercai di spiegare.
«Ma ti piace non è vero?»
«Beh in realtà-»
«Non mentirmi! Sai che con me non puoi! Si vede come lo guardi in classe. E fuori dalla classe. E quando vi parlate-»
«Ok, ok! Si, forse mi piace un pochino...»
«Ha! Lo sapevo! Si vede da lontano comunque.» continuava ad interrompermi, non mi lasciava neanche il tempo di finire una frase.
«Si vede così tanto?» chiesi incerta.
«Da chilometri e chilometri. E poi sono la tua migliore amica, lo vedo subito se ti piace qualcuno!»
«Ma ci conosciamo da un mese-»
«Shhh, non importa da quanto tempo, importa il legame che c'è tra di noi! Sembra che il destino ti abbia portato qui a Lunini!» che parole sagge, chissà se lo ha capito veramente quanto possono essere importanti. Il destino... si, forse era stato quello a portarmi lì.
«Senti, comunque...» riprese, «sai che cosa è successo ieri? Si sussurra in giro di una rissa tra Tommaso e mio fratello, ne sei al corrente?»
«Oh si! Era proprio questo che ti volevo raccontare. Praticamente ieri dopo la fine della scuola Tommaso mi ha strattonato violentemente chiedendomi di mettermi insieme a lui, e ovviamente ho rifiutato.»
«Beh, si, effettivamente c'è già un altro!» disse dandomi una gomitata amichevole.
«Dai...»
Si, forse quello che avevo detto a Tommaso non era una cazzata detta così sul momento.
«No, comunque che cretino! Io pensavo che avesse qualche problemino di simpatia ma non così...»
«Si, infatti ne sono rimasta abbastanza traumatizzata e pensa, stamattina è venuto da me a chiedermi umilmente scusa dicendo che il giorno prima aveva fumato troppo. Chissà che cosa si è fumato per avere un comportamento del genere!»
«Ceh, ha avuto la faccia tosta per parlarti? Non ci credo.» la mia amica sembrava più scandalizzata di me.
«Già. Ma continuiamo con la storia. Praticamente ad un certo punto è arrivato Alex, con gli occhi di nuovo neri e i pugni chiusi. Tommaso lo ha provocato e Alex ha seriamente rischiato di perdere quel famoso controllo che doveva avere, ricordi? Ad un certo punto si sono messi faccia a faccia e, se lo sguardo di Alex avesse potuto uccidere o comunque lesionare in qualche modo, Tommaso ora sarebbe un cumulo di cenere fumante. Ti giuro faceva paura. Per fortuna non c'è stata nessuna rissa perché ho trascinato Alex via in tempo, temendo che quei due potessero radere al suolo la scuola. Infine ho fatto calmare Alex, abbiamo chiacchierato un po' e siamo tornati ognuno a casa propria.» le risparmiai i dettagli sui pugni infuocati e il racconto dei Gemelli per non tradire Alex.
Alice era rimasta il silenzio ad ascoltare e solo alla fine del racconto parlò di nuovo. «Certo mio fratello è proprio strano, e pure Tommaso. Quei due sono matti.»
«Si, lo sono davvero.» insieme erano come due composti chimici che a contatto tra loro esplodono. «Comunque,» continuai, «il trauma di ieri non è stata l'unica cosa successa. Hai presente il mio amico di Roma, Matteo?»
«Ah, si! Quello che non ti risponde da un po'!»
«Esatto. Ecco, quando l'ho chiamato ieri sera per raccontargli quello che mi era accaduto appena, mi ha risposto dicendomi scusa Ilary è meglio se per ora non ci sentiamo. Ciao. E ha attaccato.»
«Cosa? Così dal nulla?» chiese sorpresa.
«Già. Secondo te può essergli capitata la stessa cosa dei tuoi fratelli?» non so per quale motivo lo dissi, mi spuntò sulle labbra come un pensiero ad alta voce. Chissà, forse era veramente così.
«Sai che potrebbe essere? Avrebbe senso, sparisce per qualche giorno, la malattia, e poi si isola.» sembrava pensierosa. «A proposito della cosa che è successa ai miei fratelli, hai scoperto qualcosa?»
«Non molto...» mentii riguardo al fatto che non mi avesse detto nulla, non potevo far girare quelle informazioni così segrete; se qualcuno lo fosse venuto a sapere Alex sarebbe finito nei guai. «Alex mi ha detto che c'è una severissima legge di segretezza che vieta di dare o ricevere qualunque informazione riguardo la situazione dei tuoi fratelli. Non se ne può parlare neanche con i fratelli piccoli.» avevo solo detto una parte della verità.
«Oh...» sembrava un po' delusa dalla mia risposta e la capivo: lei voleva sapere che cosa fosse successo al fratello, era preoccupata per lui perché ci teneva molto.
«Hei tranquilla,» le dissi mettendole una mano sulla spalla per confortarla, «non credo sia brutto quello che gli è successo.»
Lei in risposta mi fece un sorriso e poi, prendendo il telefono, si accorse che erano passate le quattro.
«Devo tornare a casa.» disse, «Ci vediamo domani a scuola!»
«Ciao Ali!»
La salutai e cominciai a mia volta a dirigermi verso casa. Mi dispiaceva davvero non poter mettere al corrente Alice su quello che sapevo riguardo la situazione di Alex, ma non potevo farlo, era segreto.

Spazio Autrice

E anche questo capitolo è giunto al termine! E l'ho postato in tempo record!

Allora, che ne pensate?

Accettate le scuse di Tommaso?

Direste tutto ad Alice?

Ditemi tutto ciò che pensate senza paura! 😉

Noi tanto ci vediamo nel prossimo capitolo :)

I Gemelli - Volume 1 - La Quiete Prima della Tempesta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora