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Quella sera ero chiusa nella mia stanza già da qualche ora

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Quella sera ero chiusa nella mia stanza già da qualche ora. Il sole stava tramontando e il cielo era tinto di lilla e arancio.

Appesi qualche poster qui e là per rendere la mia camera più mia.

Cercavo di tenere la mente occupata ma avevo un'ansia tremenda per domani.

Il mio primo giorno di scuola, in una città che non conoscevo, nel bel mezzo dell'anno. Tutti erano lì da sempre, erano cresciuti insieme.

Io invece ero la nuova arrivata, con evidenti problemi di ansia e a relazionarsi col prossimo.

Sospirai passandomi la mano tra i capelli. Dovevo uscire a prendere una boccata d'aria.

Mi affacciai alla finestra guardando il paesaggio. Una cosa che mi piaceva di Hawkins era che era piena di verde.
Il verde era da sempre il mio colore preferito, mi rilassava un sacco.

Presi il walkman, un paio di cassette, le cuffie e scesi al piano di sotto.
Mia madre era a lavoro, rubai una Marlboro dal suo pacchetto di emergenza e mi fiondai all'aria aperta.

Misi le cuffie, agganciai il walkman ai jeans e pigiai il tasto play.
True Colors di Cindy Lauper mi inondò il cervello, tirai una boccata di aria ghiacciata rilassandomi subito.

Iniziai a camminare senza una meta, dietro casa mia c'era un boschetto e decisi di fare una passeggiata.

Sentii l'erba umida schiacciarsi sotto il mio peso e un venticello freddo mi sferzava le guance.

Affondai il viso nello sciarpone e mi sedetti su una panca di legno che trovai dopo qualche minuto di camminata, c'era anche un tavolo da picnic ma dal muschio che li ricopriva sembravano essere inutilizzati.

Alzai le gambe avvicinandole al petto e mi accesi la preziosa sigaretta rubata.

Coccolata dalla musica e dalla prima boccata di fumo, buttai la testa all' indietro chiudendo gli occhi ed espirando tutto il fumo inalato.

La musica mi spegneva il cervello e mi permetteva di non pensare a niente.

Non pensavo a mio padre, chiedendomi che cazzo starà facendo. Non pensavo a mia madre, e se si sarà inserita bene nella sua nuova vita.
Non pensavo a me e alle mie stupide ansie.

All'improvviso sentii una mano poggiarsi sulla spalla. Trasalii alzandomi di scatto e lanciando un urletto.

Mi voltai e davanti a me c'era un ragazzo molto, troppo più alto di me dai capelli lunghi fino alle spalle e ricci con un sorrisetto impertinente sulle labbra.

«Scusa, non volevo spaventarti.» esordì ridacchiando e alzando le mani in segno di pace.

Indossava una maglia bianca con una strana stampa con le maniche nere, un giubbino di jeans e dei pantaloni neri con una catena che ciondolava su un lato.

Era magro con le spalle larghe e abbastanza tonico.

Lo squadrai dalla testa ai piedi in silenzio poggiando una mano sul petto, il cuore che batteva all'impazzata per lo spavento.

«Tutto okay...?» chiese squadrandomi con due grandi occhi marrone scuro, del colore del cioccolato.

«S-sì... Credo.» misi in pausa Cindy Lauper togliendomi le cuffie e lasciandole cadere attorno al collo.

«Stavo facendo una passeggiata... Qui non ci viene mai nessuno. È il mio posto segreto... Eppure oggi c'è un'intrusa.» ridacchiò sedendosi sul tavolo coi piedi poggiati sulla panca.

Ridacchiai anche io in imbarazzo, giocando con le mani nervosa.

«Non ti ho mai vista da queste parti... Sei nuova?» chiese intrecciando le dita, le braccia appoggiate sulle ginocchia.

Sospirai mentalmente sedendomi sulla panca accanto a lui, ma comunque distante.

Ecco la domanda che mi perseguiterà per i prossimi giorni.

«Sì, mi sono trasferita da una settimana circa.» meno parlo del mio passato, meglio è.

Annuì. «Come hai trovato il mio nascondiglio?» disse poi in tono sarcastico.

Accennai un sorriso in imbarazzo. Era un bel ragazzo, dovevo ammetterlo.

«In realtà abito qui dietro.» risposi pentendomene all'istante.

Stupida, stupida Lexus! E se fosse un maniaco? Già che ci siamo digli anche il civico!

«Sai, non mi hai ancora detto come ti chiami.» disse poggiando il mento sul palmo con un sorriso sghembo.

Ecco qui.

«Neanche tu.» ribattei con il suo stesso tono.

«Beh, io mi chiamo... Eddie.» disse arricciandosi una ciocca di capelli tra le dita.

Ridacchiai. «Perchè hai esitato? Non starai bluffando!» lo schernii.

«Non scherzo, davvero. Mi chiamo Eddie!» rise. «È solo che odio il mio nome.»

«E adesso biondina, tocca a te.» mi indicò.

Arrossii per il soprannome che mi aveva affibbiato.

«Mi chiamo Lexus.» dissi.

«Lexus?» ripetè in tono sorpreso. «Sei per caso una qualche strana strega dei boschi venuta a prendermi in sacrificio per i suoi incantesimi malvagi?»

«Eddie!» risi coprendomi la bocca con la mano.

«Guarda che Dustin sarebbe una vittima molto più valida di me... E sicuramente più facile da trasportare.» disse sorridendo.

«E chi sarebbe questo Dustin?» dissi ridendo.

Mi fissò per un tempo interminabile, con lo sguardo che vagava dai miei occhi alle labbra. «Vedrai.» sorrise.

Sorrisi di rimando senza rispondere.

Ci fissammo in silenzio studiandoci a vicenda. I suoi occhi erano due grandi pozzi neri, ero quasi ipnotizzata.

Si morse il labbro inferiore come per trattenere qualcosa che stava per dire.

Poi cedette. «Sei bellissima, sai?»

'86 Baby! || Eddie Munson Where stories live. Discover now