15.

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LEXUS' POV

«E-Eddie...» sussurrai di nuovo senza forze per capire se fosse realmente lì con me o se stessi sognando.

Mi faceva male ovunque, la gola era secca e mi bruciava.

Battei un paio di volte le palpebre per mettere a fuoco, l'occhio mi faceva male.

Ero in una stanza di ospedale, non ricordavo come ci fossi arrivata.
Mossi il braccio e notai di avere l'ago di una flebo infilata nel dorso della mano.

Man mano ricordai delle cose, erano episodi confusi. Le sue mani grandi e forti, gli schiaffi, i calci, mia madre esanime a terra, lui che mi prendeva da dietro...

Non riuscivo a metabolizzare ancora tutto quello che era successo.

Vidi Eddie accanto a me che mi teneva la mano, aveva lo sguardo pieno di preoccupazione ma mi stava sorridendo.

Un senso di calore si irradiò nel petto nel vederlo lì vicino, sentii il labbro inferiore tremare e scoppiai in un pianto liberatorio.

Mi coprii il viso con le mani, frignando come una bambina.

Lo sentii alzarsi e mi prese le mani.
«Non vergognarti di me, è giusto che tu pianga.» sussurrò facendomi alzare la schiena.

Gli avvolsi il busto con le braccia nascondendo il viso nel suo petto.
«Ho avuto tanta paura, Eddie.» mugugnai inzuppandogli la maglia con le lacrime.

Lui mi strinse forte sedendosi accanto a me sul letto, i dolori si fecero più intensi con quel contatto ma in quel momento non me ne importava.

Il suo profumo ormai familiare mi invase, il suo corpo tonico e grande rispetto al mio mi faceva sentire protetta e al sicuro.

Mi aggrappai alla sua maglia come se potesse sparire da un momento all'altro, non riuscendo a smettere di piangere.

«Shhh... È tutto finito, ci sono io. Sta tranquilla.» mi sussurrò all'orecchio accarezzandomi delicatamente i capelli.

L'altra mano era poggiata sulla mia schiena, sentivo gli anelli freddi contro il cotone del camice dell'ospedale che indossavo.

Cominciai a seguire i battiti del suo cuore e mi tranquillizzai un pochino.

«E-eddie, io...»

«Non dire niente, ne parleremo con calma se vorrai. Ora devi riposare, non pensarci.» Mi sussurrò cullandomi.

«Non te ne andare.» singhiozzai.

«Non vado da nessuna parte.» disse baciandomi delicatamente la fronte.

Le sue labbra morbide bruciarono sulla mia pelle, un brivido mi percorse il corpo, mentre mi sentii avvampare.

Tutta quella dolcezza da parte sua non me la sarei mai aspettata, non era da lui mostrarsi in quel modo.

In quel momento mi resi conto di quanto in realtà quel ragazzo fosse importante per me.

Averlo lì al mio risveglio mi rincuorò, mi fece sentire importante per qualcuno.

«Di sotto ci sono Robin e Steve, erano molto preoccupati.» sussurrò all'improvviso tra i miei capelli.

«Davvero?» chiesi sbalordita.

Avevo un mal di testa fortissimo, gli occhi pesanti e la mente in subbuglio, ma ero incredibilmente grata che fossero tutti lì per me.

Mi addormentai senza sentire la risposta di Eddie e caddi in un sonno profondo e senza sogni.

***

UNA SETTIMANA DOPO

Erano esattamente sei giorni che non mettevo piede fuori casa, non avevo toccato cibo se non qualche cracker di tanto in tanto. Passavo le giornate a piangere a dirotto, sotto le coperte, da sola.

'86 Baby! || Eddie Munson Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu