17.

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Ero senza parole, ancora lì seduta sul pavimento. Immobile senza sapere che fare o dire.

Rimasi pietrificata con la bocca spalancata fissando uno ad uno i miei amici che mi fissavano anche loro ammutoliti in attesa.

Sentii le guance in fiamme, Robin aveva un'espressione sorpresa quasi quanto la mia, con la mano a coprirgli la bocca aperta.

Mi alzai di scatto scappando fuori, volevo andare il più lontano possibile da lì.

Avevo bisogno di aria, non riuscivo a reggere tutto quell'imbarazzo e gli sguardi di tutti addosso.

«Lexus!» sentii Steve corrermi dietro, mi raggiunse sul portico mettendomi una mano sulla spalla per bloccarmi.

«Cosa cazzo pensavi di fare?!» esclamai arrabbiata voltandomi verso di lui.

Sospirò. «Non lo so.» si passò una mano tra i capelli, evidentemente nervoso. «Bella domanda.»

«Non è giusto, ero convinta che ti piacesse Robin.» mormorai.

Abbassò lo sguardo avvicinandosi a me, poi scosse il capo. «Mi piaci tu.»

Arrossii schiudendo le labbra, sempre più confusa.

Cercai di fare mente locale, ma mai mi era passato neanche per l'anticamera del cervello che Steve potesse provare qualcosa per me.

«Cosa?» riuscii a dire.

Forse ero troppo presa da tutto quello che era successo per accorgermene.

«Mi dispiace se per te è strano sentirmelo dire, ma ho bisogno che mi ascolti.» disse prendendomi le mani.

Scossi il capo sentendo gli occhi inumidirsi.

«Forse non è neanche il momento giusto, dato tutto ciò che ti è successo.» continuò.

Sì, non era il momento giusto. E comunque non pensavo a lui in quel modo.

«Ma che stai dicendo?» scossi il capo confusa, cercando di trattenere le lacrime. «Cosa ti aspetti che dica?»

Alzò lo sguardo puntando gli occhi nei miei. «Voglio solo che tu lo sappia, mi sono rotto di fingere.» mormorò, riuscivo a scorgere un barlume di speranza nel suo sguardo.

Feci un profondo respiro nell'inutile tentativo calmarmi. «Steve... I-io, uhm...» non riuscivo a trovare le parole adatte. «I-io... Non posso.»

«No.» sospirò mentre lasciai andare delicatamente le sue mani. Non volevo ferirlo, gli volevo bene.

«Tu non hai idea...»

«Non dirmelo.» mi interruppe scuotendo il capo, le sopracciglia aggrottate.

Lo sentivo che era deluso e triste, ma non potevo fare altrimenti.

«...Di quanto la tua amicizia significhi per me.» continuai mentre una lacrima prepotente riuscì a scendermi sulla guancia. «Non rovinare tutto, ti prego.»

Lui scosse il capo. «Voglio essere di più di questo.»

Scossi il capo abbassando lo sguardo, mentre altre lacrime mi solcarono il viso.
Strinsi forte le labbra, cercando di trattenere il groppo che avevo in gola.

Non volevo perderlo, lui era il mio migliore amico. Il mio cuore apparteneva a qualcun altro, ed anche se fosse, in quel momento non me la sentivo di avere una relazione.

Ero a pezzi, distrutta. Non avrei potuto né volevo condividere quel dolore con nessuno. Era mio, mio e di nessun altro.

Nessuno poteva capirlo, e affidare il mio cuore ad un'altra persona in quel momento era troppo per me. Fosse stato Steve o anche Eddie.

Scossi il capo. «Mi dispiace... Non posso.» sussurrai.

Poi scappai in lacrime, come una codarda.

Era stupido, lo sapevo. Eppure in quel momento volevo solo andare via, scappare da quell'ennesimo problema.

Il mio cervello non riusciva a reggere tutto questo.

EDDIE'S POV

Scattai e corsi dietro Lexus sotto lo sguardo di tutti ma Steve fu più veloce di me.

Così rimasi come uno stupido ad origliare dietro la porta d'ingresso socchiusa.

Non era giusto, lo sapevo che era sbagliato. Ma non riuscivo a resistere, dovevo sentire cosa aveva da dire.

Avevo ancora l'adrenalina che mi circolava nelle vene e le mani che prudevano al solo pensiero che quello stronzo l'avesse baciata.

Dovetti trattenere l'impulso di tirarglielo via di dosso, di prenderlo a pugni, avrei voluto essere io al suo posto.

Ma ero Eddie lo svitato e lei era troppo per me. Forse uno come Steve l'avrebbe resa felice.

Lo vedevo come la guardava, quando a volte andavo a trovarla e lui era già lì.

Come con una scusa qualsiasi le sfiorava il braccio e come riusciva a dirle sempre la cosa giusta.

Eppure lei lo aveva rifiutato. Era scappata via in lacrime perché lui aveva rovinato tutto.

Aprii del tutto la porta in legno che scricchiolò al mio tocco.

Lui si girò verso di me con lo sguardo perso.

Aveva rovinato la loro amicizia e niente sarebbe stato più come prima.

Sospirai. Mi dispiaceva per Lexus, ma ero troppo arrabbiato con lui per provare pena nei suoi confronti.

Aveva agito da egoista, mettendo i suoi sentimenti al di sopra di quelli di Lex.

Lei aveva bisogno di lui e della sua amicizia, soprattutto in quel momento.

Invece lui aveva preferito buttare tutto nel cesso e fottersene di quello di cui lei avesse bisogno.

Avevo le narici dilatate e le labbra strette in una linea sottile, i pugni serrati lungo i fianchi.

Mi sforzai e lo sorpassai limitandomi a dargli una spallata. Se avessi parlato non avrei risposto di me.

«Ho sbagliato, lo so.» mormorò alle mie spalle.

Alzai gli occhi al cielo inumidendomi le labbra senza voltarmi. «Ormai hai rovinato tutto.»

«Lo so.» sospirò.

«Che cazzo significa "lo so"?! Lo sai eppure hai agito lo stesso a modo tuo!» lo presi per il colletto della camicia avvicinandomi pericolosamente alla sua faccia.

«Come pensi che stia adesso, eh?!» urlai. «Non è già abbastanza tutto ciò che sta passando?!»

Mi guardò ammutolito con un'espressione da cane bastonato, mi fece salire il sangue al cervello. Talmente tanto che non resistetti all'impulso di tirargli un pugno sullo zigomo.

Sentii un dolore lancinante alle nocche ma lo ignorai.

«Sei solo un bastardo egoista.» mormorai sprezzante andandomene via.

«Steve!» sentii Robin alle mie spalle soccorrere il ragazzo dolorante, ma la ignorai senza neanche voltarmi indietro.

Adesso la mia priorità era trovare Lexus.

'86 Baby! || Eddie Munson Where stories live. Discover now