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Persi un battito, i suoi anelli freddi erano premuti contro le mie guance bollenti

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Persi un battito, i suoi anelli freddi erano premuti contro le mie guance bollenti.

Sentivo il corpo totalmente in fiamme.

Le sue labbra si muovevano dolci sulle mie, era come nuotare nel cioccolato fuso. Era come fluttuare in un oceano di emozioni, ed io ero troppo presa per accorgermi di essere trascinata dalla corrente.

Niente aveva importanza in quel momento: i tagli sui miei polsi che prudevano e bruciavano, sembravano essere guariti. Non importava ciò che ero e ciò che sarei diventata.

Importava solo quello.

Quel momento. Quelle labbra. Quel corpo grande che era premuto contro il mio. Quelle mani forti e ruvide che ora cercavano avidamente un modo per avermi più vicino, premendo delicatamente sulla parte bassa della schiena.

Volevo tutto di lui, con ogni fibra del mio corpo. Lo sentivo fin dentro le ossa.

Le sue labbra avevano il sapore del tabacco, e del frappè al cioccolato che aveva bevuto poco prima.

La testa mi girava quando lui cominciò a picchiettare la lingua sulle mie labbra, come a chiedermi il permesso.

Schiusi le labbra avvicinandomi ancora di più a lui, se possibile. Gli passai le mani tra i capelli, sentendo finalmente la loro morbidezza sotto le dita.

Lui cominciò ad esplorare la mia bocca con estrema dolcezza, facendomi andare in tilt il cervello.

Poi si staccò per riprendere fiato, i nostri nasi si sfioravano.

Ci guardammo negli occhi entrambi col fiatone. La mia testa pulsava, sentivo le guance in fiamme e il cuore mi batteva a mille.

«C-credo di dover andare.» balbettai togliendo a malincuore le mani dai suoi capelli.

Fece un sorrisetto furbo leccandosi il labbro inferiore. «A domani...»

Mi fiondai in casa chiudendomi la porta alle spalle e mi ci poggiai sopra con la schiena, un sorriso a trentadue denti mi comparve sul viso.

Poggiai una mano all'altezza del cuore, batteva talmente forte e ad un ritmo irregolare che mi preoccupai che potesse cedere da un momento all'altro.

Nello stomaco non avevo le farfalle, ma un intero stormo di uccelli che volavano impazziti.

Andai a letto ancora incredula, mi aveva baciata. Allora gli piacevo. Io gli piacevo.

Mi girai e rigirai tra le lenzuola ma ero troppo agitata per dormire.

***

Passarono un paio di giorni. Come una codarda evitai Eddie, ero troppo imbarazzata per affrontarlo. Non ne avevo il coraggio.

In più non sapevo affrontare tutto quello che c'era dietro; il rapporto che avevo con me stessa e la reazione che avrebbe avuto Steve, lo avrei ferito.

A mensa ero con Robin, alla quale avevo spifferato tutto il giorno dopo. Non ce la facevo a tenermi tutto dentro, dovevo dirlo a qualcuno, e lei era la candidata perfetta.

Aveva urlato, dato di matto e gioito per me, poi mi aveva detto che avrebbe parlato con Steve, per indorare la pillola.

Persi il conto di quante volte l'avevo ringraziata per quello.

Ci sedemmo al solito tavolo, mentre ero intenta a sgranocchiare una carota, notai Eddie camminare a grandi falcate sul tavolo con la sua solita aria da ragazzaccio.

Aggrottai le sopracciglia confusa. «Ma che diavolo sta facendo?» mormorò Robin al mio fianco.

Scossi la testa in risposta mentre si dirigeva verso di me con un'aria di sfida.

Mi prese per il polso - provocandomi una fitta che ignorai - costringendomi ad alzarmi. «Ehi, ma che fai?»

Mi ignorò trascinandomi nel corridoio e tutto ciò che vedevo era la sua schiena, le spalle larghe e lo stemma dei DIO sul suo giubbino di jeans.

Si fermò voltandosi verso di me.

«Mi spieghi cosa stai facendo?» chiesi poggiando le mani sui fianchi.

«Ed io posso sapere perché mi stai ignorando da due giorni?» mormorò con le narici dilatate.

Averlo così vicino e sentire il suo profumo mi causò un brivido.

«N-Non lo sto facendo!» mentii in imbarazzo.

«Oh davvero? E allora perché non mi hai parlato da quando... Ti ho baciata?» inchiodò gli occhi nei miei, quegli occhi color cioccolato che mi facevano impazzire.

Arrossii violentemente. «I-io... Non lo so! Non so cosa pensare, non so cosa provo, mi sento persa!» esclamai esasperata.

Si avvicinò pericolosamente a me chinando la testa per avvicinarsi al mio viso. Mi mancò il respiro.

«E il tuo cuore cosa dice?» sussurrò, il suo alito caldo mi sfiorò il viso.

«C-cosa?» balbettai, il mio cervello stava andando in tilt.

Fece un sorriso sghembo guardandomi negli occhi. «Cosa sente il tuo cuore quando faccio questo?» mormorò poggiando le mani sui miei fianchi e spingendo delicatamente il mio corpo al suo.

Sentii il cuore aumentare i battiti e le guance in fiamme.

Sorrise notando la mia reazione. «Credo che...»

Lo interruppi. «Smettila Eddie...» mormorai ma il mio tono non sembrava affatto convincente.

«Vuoi che mi fermi?» mormorò sorridendo sornione mentre aumentava la sua presa su di me.

Fui incapace di rispondere.

Lui si allontanò da me e mi sembrò di respirare di nuovo.

Fece un risolino mettendosi le mani nelle tasche posteriori dei jeans. «Sei importante per me.»

Non riuscii a dire nulla, lo guardai impietrita con l'adrenalina che mi scorreva nelle vene e il cuore che riprese a battere all'impazzata.

«Beh... Ora vado, ci vediamo dopo, bellissima.» disse facendomi l'occhiolino e tornando in mensa, lasciandomi lì impalata come uno stoccafisso.

«Anche tu sei importante per me, Munson...» mormorai, ma ormai era già andato via.

'86 Baby! || Eddie Munson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora