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LEXUS' POV

Eddie mi riaccompagnò a casa che era notte fonda. Si assicurò che entrassi in casa e partì.

Camminai di soppiatto cercando di fare il meno rumore possibile, salii al piano di sopra in punta di piedi raggiungendo camera mia.

Mi chiusi la porta alle spalle tirando un sospiro di sollievo. Accesi la luce e quasi non urlai quando vidi una figura seduta sul mio letto.

«Robin!! Mi hai fatto prendere un colpo.» sussurrai portando una mano al petto col cuore che batteva all'impazzata.

«Era ora, signorina.» disse alzandosi. «Dove diavolo sei stata?! Ti ho cercata per ore!» incrociò le braccia al petto nervosa.

Sospirai poggiando il giubbino sulla sedia vicina. «Hai ragione. Scusa...»

«Allora?» chiese in attesa.

«Ero con Eddie.» mi sedetti a gambe incrociate sul letto e lei mi raggiunse.

Sospirò poggiandomi una mano sulla spalla. «Mi dispiace per Steve.»

«È che adesso non so come comportarmi con lui. Cosa devo fare?» poggiai la mano sulla fronte, esausta.

«Non lo so... Non credo che Steve voglia perderti, lui ci tiene a te. Vedrai, andrà tutto bene, dagli solo del tempo per digerire la cosa.» mi accarezzò la spalla sorridendomi appena.

Annuii sospirando.

«Piuttosto, che ci facevi con Eddie? Non è che devi dirmi qualcosa?» ammiccò.

Arrossii. «Certo che no. Siamo solo amici.»

Mi guardò scettica alzando le sopracciglia.

«Dico davvero. Punto primo, non credo di essere il suo tipo. Punto secondo, non me la sento di avere una relazione adesso. C'entra anche il fatto che non voglio far soffrire Steve.»

«Steve non c'entra, Lexus. Non sentirti in colpa per come ti senti. I sentimenti sono sentimenti, o li provi o non li provi. Non puoi scusarti per questo.» obiettò.

Aveva ragione, non dovevo sentirmi in colpa nei confronti di Steve. Per quanto gli volessi bene, era un problema suo e non mio.

Mi sarei comportata come sempre e lui avrebbe dovuto accettare questa situazione.

«Dai su, ora andiamo a dormire. Si è fatto tardi.» disse risvegliandomi dai miei pensieri.

«Grazie Robin.» mormorai quando raggiunse la porta.

Si voltò sorridendo. «Sono la tua migliore amica, è il mio dovere.»

Le feci la linguaccia.

***

Mi svegliai la mattina seguente come al solito terribilmente stanca.

Non riuscivo a dormire, perché ogni volta che chiudevo gli occhi, gli incubi mi tormentavano.

Sognavo quasi sempre di rivivere quella terribile notte, quella maledetta notte.

Quei sogni erano orribilmente vividi, riuscivo a sentire ancora le mani di mio padre sul mio corpo.

Lo sentivo impossessarsi di me, premere sui fianchi talmente forte da lasciarmi i lividi, farmi male mentre entrava dentro di me con la forza.

Lo sentivo scorrere nelle vene, raggiungere la mia anima ed arrivare al cervello.

Era ovunque, una presenza costante nella mia testa che picchiava forte e urlava di uscire ogni secondo della giornata.

Erano rari i momenti in cui non lo sentivo, ed era sempre quando c'era Eddie con me.

'86 Baby! || Eddie Munson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora