Acceptance

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Una delle tante ragioni per cui amava la sua ragazza era che sapeva non l'avrebbe mai abbandonata; ma in una situazione come quella, in cui stava disperatamente cercando una via di fuga dal peso della vita nell'alcol si sarebbe aspettata che la maggiore si stancasse definitivamente dei suoi casini, sorprendendosi invece quando non era successo.

Il che era imbarazzante perché si era ripromessa di non darle scuse per farsi vedere da lei come si vedeva lei, cosciente che l'avrebbe abbandonata, e non era una cosa che avrebbe saputo gestire.

Eppure si ritrovava pateticamente accoccolata tra le sue braccia, piangendo per-, be' non lo sapeva bene neanche lei.

Sapeva solo che c'era un non so che di confortevole, di accogliente, di familiare in quell'abbraccio, in quelle carezze dolci e discrete e in quel silenzio interrotto solo dai propri singhiozzi.

Non ricordava neanche la ragione precisa per cui si era ritrovata a bere un'intera bottiglia di vodka, ma per qualche ragione ricordava distintamente la donna che avrebbe voluto sposare entrare in casa allarmata e poi sollevata nel vedere che era "solo" una sbronza.

Avrebbe potuto essere qualcosa di molto peggio, come tre anni prima, e invece era solo un crollo, una crisi, qualcosa che con il tempo avevano entrambe imparato a gestire nel modo meno pericoloso e dannoso possibile.

Per questo ora erano sedute sul divano, una in braccio all'altra nonostante lei fosse giusto una decina di centimetri più alta della maggiore, che era rimasta lì per tutto il tempo, senza spostarsi di un centimetro o fare altro che non fosse confortarla e ricordarle quanto l'amasse e non fosse sola.

Un piccolo sorriso si dipinse su quel viso rigato da lacrime, ricambiato da un sorriso dolce e amorevole, di qualcuno che sarebbe rimasto.

Pensò che forse qualcuno avrebbe potuto amarla come aveva sempre creduto di meritare.

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