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Il giorno dopo mi sveglio perché Ciro mi scuote ripetutamente.
«che c'è?»
«il comandante sta arrivando, nasconditi in bagno.» chiudo gli occhi, poi li riapro e mi affretto ad andare in bagno per non farmi scoprire.
«sveglia! Sbrigatevi!»
Vedo dallo specchio del bagno che il comandante se ne va, così esco fuori.
«oggi stiamo insieme.»
«perchè?»
«quello che hai detto ieri è vero, quindi anche io voglio godermi il tempo con te.» schiudo le labbra, scioccata poi un sorriso mi illumina il viso.

*****

Sono tornata nella mia stanza, già vestita, attraverso la scorciatoia, e fortunatamente Liz ancora non c'è.
«chind si tornata dalla tua notte de passione.» commenta Silvia, mentre io la guardo uscire dal bagno, ancora in pigiama. «non è stata una notte di passione, Silvia, non abbiamo fatto niente.»
«non puoij dormir neo stesso lett re Ciro senza chiavà, Clarì, nun me prenn pe u cul.» io scuoto la testa con un'espressione indignata sul volto, come può dire una cosa del genere?

«fatt na spaccim re cazzi tuoij, aullor».

Proprio ora sento la voce di Liz risvegliarmi, poso il borsone sotto il letto di Silvia e mi giro di scatto, vedo Liz aprire la nostra cella. «in mensa sbrigatev», dice e io mi lancio fuori la cella, entro in quella di Kubra e la chiamo. Ho bisogno di lei.

«ammò che c'è?» mi chiede subito, vedendomi un po' giù di morale.
«nulla, voglio stare con la mia migliore amica.» lei sorride e mi abbraccia, sebbene non è proprio il suo forte farlo. «non sai abbracciare».
«sta zitta per un secondo!» e scoppiamo a ridere, lei sa proprio come tirarmi su il morale.
«andiamo dai» dico, e ci incamminiamo verso la mensa.

POV CIRO

Mi sento uno schifo.
Non so nemmeno il perché dato che tecnicamente quella ragazzina nemmeno mi piace più di tanto, ma tra le tante cose che sono di sicuro, non mi credevo un bugiardo.
Ieri gli ho detto quelle cose solo perché dovevo recitare una parte, un ruolo, una persona che non sono.
Alcune cose sono vere, certo, ma la maggior parte, sono tutte false.
Chiudo gli occhi, cercando di scacciare via l'immagine di lei stesa al mio fianco, che mi rassicura sul fatto di non essere un mostro.
Vorrei tanto che non fosse così, cazzo se lo vorrei. Vorrei poter essere normale e tormentarla magari all'ultimo anno di superiori, magari durante l'ora di italiano, più precisamente, di letteratura.
Vorrei leggere con lei "Stringiti a me" di D'Annunzio, dato che ci rappresenta tanto.
Vorrei non provenire da una famiglia di criminali, vorrei dimenticarla e incontrarla in un'altra vita, dove forse, potremmo essere persino amici.
Ma non è così, è inutile sognare qualcosa di impossibile, l'unica cosa che otteniamo è soffrire ancora di più.
Soffrire per quella mancanza.
Apro gli occhi e la vedo entrare dalla porta della mensa. Cazzo, penso, ma sorrido.
In qualche modo riesce sempre ad essere il mio unico punto fisso.
Il mio unico pensiero.

Lei e solo lei, con la sua infantilità, con i suoi occhioni azzurri e i suoi lunghi capelli biondi, con quel suo sorriso che potrebbe accendere anche la notte.
Perché è questo Clarissa Nives Di Salvo.

«Cì quindi come hai intenzione di agire?»
«e quando?» le domande di Gaetano e di Edoardo, mi rimbombano nelle orecchie. Mi volto verso di loro.
«colpiremo alla fine della settimana prossima, alla fine del progetto di Beppe in questo modo mi darete il tempo di riuscire a conoscerla meglio, scoparmela e prendere le informazioni che mi servono» inizio a spiegare, «sabato o domenica, attirerò l'attenzione in mensa, svelando il mio piano a Clarissa e provando ad uccidere Carmine; voi bloccherete il comandante minacciando di uccidere punto e virgola, e avremo tutto sotto controllo.»
«vuoi uccidere o piecuro?»
«eccerto, così i Di Salvo abbasseranno la cresta.»

«credi di poterci riuscire?» mi domanda Edoardo, io lo fulmino con lo sguardo. «pensate veramente che me song n'ammurato e lei? Ma voglij solo scopà.» Edoardo sospira e si lascia ricadere sulla sedia.
«bene, allora tutto apposto.» chiarisce lui. Annuisco e vedendo Clarissa arrivare faccio stare in silenzio tutti.
«Clà, siediti ca.»
«domani ci sono i colloqui, non vedo l'ora di rivedere mio padre, è appena uscito dal carcere.» lancio uno sguardo a Totò che ricambia con un'altro sguardo.
«o vier? So cuntent p te», dico e lei mi da un bacio sulla guancia, fregandosene di tutti, io sbarro gli occhi. E scuoto la testa come a farle una domanda. «non me ne importa più niente degli altri, di quello che pensano. Credo di aver imparato dal migliore.» schiudo le labbra e lei mi da un leggero bacio anche su quelle.
Io... Cazzo. Deglutisco, in difficoltà.
Prendo un gran respiro e sorrido. Lei si incupisce leggermente «non dovevo farlo, scusami».

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now