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🔴 (capitemi, spero che quel pezzo non sarà cringe, in caso ditemelo👀)

Ciro mi ha portato in un negozio che sembra vendete vestiti solo da troia.
Effettivamente dovevo aspettarmelo, comunque entriamo ed io cammino tra i scaffali, prendendo qualche vestito e dirigendomi verso i camerini. «non metterci troppo», dice.
«ci metto quanto voglio, idiota.» rispondo. Lo sento imprecare e faccio un sorrisino, contenta di portarlo all'esasperazione.
Se lo merita, il bastardo.
Si siede sulla poltrona davanti ai camerini. A quest'ora non c'è nessuno, solo la comessa che sistema i vestiti qua e là. Il primo vestito che indosso è giallo, ma non mi piace per nulla, quindi lo scarto subito.
Il secondo è rosa, ma è quanto meno presentabile, così esco e mi guardo meglio davanti al grande specchio.
«assolutamente no, sembri un confetto.» alzo gli occhi al cielo.
«non mi ricordo di averti chiesto un'opinione.» rispondo acida.
«stai diventando fastidiosa.»
«sapessi quanto ti trovo io fastidioso.»
«immagino molto», mi regge il gioco.
«immagini bene, perspicace.» ammetto.
Entro di nuovo in camerino e cambio vestito, alla fine ne metto uno blu, esco per guardarmi ed è decisamente il mio preferito. Vedo che Ciro si ricompone sulla sedia, come se fosse improvvisamente interessato e dallo specchio vedo il chiaro rigonfiamento dei suoi pantaloni, ridacchio.
«infondo ti faccio sempre lo stesso effetto.» con un pizzico di nostalgia, gli scocco una frecciatina, che lo colpisce e lo affonda perché la sua espressione muta completamente. «di che effetto parli? Ricordi, lo hai detto anche tu che ti ho solo usata.» pugnale, direzione: il mio cuore.
«giusto, me ne ero quasi dimenticata.» sono sarcastica ovviamen e lui socchiude gli occhi, capendo che c'è qualcosa che mi ha ferita.
«comunque non credo che questo vestito sia adatto. È... Troppo... Non posso badare a te mentre cerco di fare affari, mi capisci?» alzo un sopracciglio, incazzata nera.
«vaffanculo, prendo questo.» prendo anche le scarpe nere che avevo visto in uno scaffale, tacchi alti e di pelle.
Prendo i miei vestiti tra le mani e mi dirigo verso la cassa. «questo vestito e le scarpe che indosso, paga il ragazzo che è con me, potrebbe darmi una busta?» chiedo, frettolosa. Ciro ancora non si è alzato e se esco velocemente forse riuscirò a seminarlo. La comessa corruga le sopracciglia ma fa come ho chiesto. «grazie mille.» esco dal negozio e cammino cercando di seminare quel brutto stronzo, mi guardo continuamente indietro, non vedendolo uscire e sorrido, pensando di averlo fregato, quando ad un certo punto sbatto contro qualcosa.
Un petto.
Cado indietro, a gambe aperte e quando sollevo lo sguardo e vedo Ciro caccio un urlo. «volevi per caso fregarmi?» chiede con un sorrisetto compiaciuto sul viso, mentre cerca di guardare tra le mie gambe aperte, quando me ne accorgo le chiudo di scatto e lui scoppia a ridere.
«ti ho vista già nuda non zovresti vergognarti di me.» afferma. Mi alzo in piedi e mi ricompongo, lanciandogli un'occhiataccia, lui però mi guarda duro a sua volta e mi prende per un braccio mentre mi trascina verso il suv nero. Sento una scossa appena lui tocca la mia pelle.
Cazzo, non è cambiato nulla, oltre al fatto che ora disprezzo Ciro con ogni fibra del mio corpo. Stacco il cartellino dal vestito e lui mi guarda. «hai scelto un vestito un bel po' costoso, oltre al fatto che volevi fregarmi lo volevi fare anche bene, se solo non fosse che esiste un'uscita sul retro di quel negozio.» sbuffo mentre mi spinge in auto e chiude forte lo sportello. Quando entra in auto non mi degna di uni sguardo e rimaniamo in silenzio per tutto il tempo finché tra l'ammasso dei miei vestiti, sento il telefono squillare. «pronto?»
«amore, quando vieni a casa?» tossisco e fulmino con lo sgaurdo Ciro che ora si è girato verso di me con una faccia confusa. «non lo so, tesoro. Sono in giro con le amiche.»
«ma non dovevi uscire per delle commissioni che ti aveva affidato tuo padre?» cazzo.
«sì, ma...» Ciro mi strappa il telefono di mano e mette il viva voce.
«non ti sento, cosa hai detto amore?» eccola, la sorpresa sul suo viso.
Mi guarda come se fosse ferito per non averlo saputo prima.
«ehm ehm io ho finito prima di quanto avessi previsto, mi ha chiamato... Ehm... Naditza e non potebo rifiutare.» rispondo, ma non sembro molto convincente.
Sono cambiate molte cosa dall'anno scorso ma faccio ancora schifo a mentire e dato che anche Ciro se ne accorge, si morde il labbro per non ridere. «Clarissa non mi prendere per il culo, con chi sei?»
«con Nad».
«vaffanculo, dimmi un'altra cazzata e giuro su Dio che sei morta.» il cuore batte veloce mentre Ciro frena la macchina bruscamente. «che cosa cazzo hai detto?!» urla. Ed io prendo un grnade respiro dal nado. «chi cazoz è questo?! Clarissa giuro che ti ammazzo!» prendo il telefono e attacco. Buttando il telefono fuori dalla macchina e portandomi alla bocca le unghie, con l'intento di mangiarle ma ricordo che sono ormai due mesi che non lo faccio e non voglio mandare tutto a puttane per questo. Per non mangiarmi le unghie, che per me è come una dipendenza che oltre tutto mi fa anche male perché me le mordo finché non mi faccio male, urlo contro a Ciro.
«ma sei stupido o cosa?! Come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere eh? Quello è mio marito, io sono sposata e...» mi blocco di colpo quando lui sbatte un pugno sul volante. «perché non me lo hai detto!»
«sì, non te lo ho detto ma questo non ti da il diritto di fare una cosa del genere, noi non stiamo insieme non lo siamo mai stati!» sbraito.
«ti picchia?» domanda.

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now