Rinascita

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1 anno dopo

Il rombo della moto mi fa sentire forte e così accellero per raggiungere Rino Tarantella: il nuovo bersaglio di oggi.
Tolgo una mano dal volante per prendere la pistola che ho incastrato tra i pantaloni e il mio fianco poi fermo la moto una volta che ho raggiunto lo stronzo, che è arrivato in un vicolo cieco. Senza scendere dalla mia amata moto, senza esitazione, sparo sulla fronte di quel tipo con una mira perfetta.
Poi riparto e fuggo prima che qualcuno mi scopra sulla scena del crimine.

Una volta arrivata alla piazzetta di Napoli, dove esco spesso per stare in compagnia di qualche amica, vedo che in lontananza due signori che importunano una ragazza della mia stessa età e la nausea mi arriva al cervello.
Che schifo.
Il solo pensare che due cinquantenni possano essere attratti da una ragazza di sedici anni è orribile.
Mi fa ribrezzo.
Avanzi verso di loro, la presa ben salda sulla pistola. I due signori però hanno già una faccia spaventata, perché la ragazza - che ha lunghi capelli neri e uno sguardo così duro che mi ricorda una sola persona, a cui attualmente vorrei non pensare -, sembra essere una stronza.
«ue jate via ra ca o v accir davanti a tutti.» dico, prendendo le parti della ragazza che alza un sopracciglio.
Alzo la maglietta e faccio vedere la pistola e i due, evaporano senza nemmeno guardarsi indietro, bastardi. Dopo averli guardati andare via, mi volto verso la ragazza che non fa che ricordarmi un certo ragazzo.
«questi sono i tipi di uomini a cui sparerei in fronte senza esitazione. Tutto apposto?» la ragazza fa una smorfia e tira su la maglietta: anche lei ha una pistola. «so difendermi anche da sola, non mi servi tu per sbarazzarmi due stronzi arrapati.» ridacchio, ha carattere la ragazza.
Dopo averla scrutata ancora e ancora, le somiglianze che riconosco sono troppe e non posso fare a meno di chiedergli come so chiama. «che te ne fotte? Tu chi si?»
«Clarissa Di Salvo.» lei si irrigidisce a vista d'occhio e ho la conferma di ciò che già pensavo. «Rosa Ricci, immagino.»
«immagini bene, Di Salvo.» la guardo negli occhi e mi avvicino a lei, cercando di provocarla. Lei serra le labbra. «che cazz vuò?»
«ti salvo la vita e neanche un grazie?»
«mi sarei potuta difendere da sola, non ti devo un grazie.» risponde, secca.
Mi sono decisamente rotta i coglioni.
«ja nun t'ho fatto niente de male e tu me rispondi accussì?»
«ho sentito parlare di te, Clarissa. Ho sentito dire che ti sei scopata mio fratello e che ti ha usata come una puttana. Non credo che avresti potuto salvarmi se non riesci nemmeno a capire se qualcuno ti scopa solo per il piacere di farlo.» la rabbia mi monta dentro e non ragiono più, sento solo le sue parole rimbombarmi nella testa.
Ripetersi fino all'esasperazione.
Fanculo.
Gli tiro uno schiaffo in pieno viso, uno di quelli che fanno rumore.
E uno di quelli che fanno male, tanto che la sua testa si gira.
Il suo sguardo non promette niente di buono ed infatti mi tira uno schiaffo anche lei. Fottuta stronza.
Prima mi rovescia addosso odio, si prende quello che si merita, ed ha anche da ribattere.

Iniziamo a prenderci a pugni tanto che la gente se ne va per la paura.
Continuiamo a rotolarci per terra di continuo, come se non avessimo di meglio da fare. Siamo sporche e piene di sangue.
I lividi sono evidenti sui corpi di entrmabi, le ho spaccato il labbro e dal naso le esce un po' di sangue.
Ma io non sono messa meglio.
Sento tutto il corpo pulsare per il dolore. Cazzo che dolore.
Dopo un ultimo pugno dritto in faccia, Rosa si stende affianco a me.
«cazzo che male.» dice. Ci guardiamo e dopo qualche secondo scoppiamo a ridere. «avevo proprio bisogno di prendere a botte qualcuno.» esclamo.
«me ne sono accorta.»
«vuoi un cornetto?» alza le spalle e annuisce, poi insieme ci alziamo e dirigiamo verso un bar.
Saranno le sei di sera e io e Rosa Ricci ci stiamo prendendo un cornetto insieme dopo aver fatto a botte.
Il telefono di Rosa squilla mentre siamo sedute su un muretto dopo aver preso il cornetto.

«che c'è?» dice. «no, sono con un amica. Cazzo non te lo dico. Non provarci! Disattivo la posizione. Vaffanculo!» e riattacca.
«chi rompe i coglioni?» lei mi guarda.
«non credo che tu voglia veramente saperlo, ma ti do un indizio: li ha rotti anche a te.» mi volto di scatto quando sento un suv nero accostarsi vicino a noi. E quando il finestrino della macchina si abbassa, vedo il suo viso dopo un'anno.
Ha cambiato taglio di capelli, cei ha sbarazzini ora, ha lasciato che i suoi capelli ricci e neri facciano come volevano, i suoi occhi sono sempre duri e severi. Stronzi.
Che occhi del cazzo.
Ci guardiamo negli occhi e lui alza un sopracciglio sorpreso. «la Di Salvo è la tua amica?» chiede a Rosa. «e mi spiegate perché cazzo siete piene di lividi e sanguinate ovunque?» io non riesco a proferire parola, lo fisso e basta, come lui fa con me.
«ci siamo prese a pugni.» lui ora è davvero sopreso. «avete fatto a botte?»
«sei stupido o hai problemi di comprensione?» riesco a dire e lui mi guarda con quel sorrisino sfacciato che mi faceva palpitare il cuore tanto tempo fa. «con le tue tette in bella vista effettivamente mi viene difficile rimanere concentrato.» scendo dal muretto e mi avvicino alla macchina, mi appoggio al finestrino ma Ciro mette in moto e la macchian fa un piccolo passo avanti, io gli lancio un'occhiataccia mentre lui mi guarda compiaciuto. «fanculo!» faccio per andarmene ma Rosa mi blocca il braccio. «cerca di non dire a nessuno...»
«tengo su questa cazzata da un anno, Rosa, non dirò nulla a nessuno sul fatto che Ciro è vivo.» la rassicuro e lei sorride. «grazie per le botte e... Grazie per non dire niente.»
«già, tuo fratello dovrebbe essere più grato nei miei confronti.» rispondo prima di salutarla e camminare per andare via. Sento che la macchina parte e mi passa accanto. «monta su.» mi giro scettica verso Ciro.
«col cazzo, Ricci.»
«non era re dei criminali? O bello e dannato? O Lucifero?» dice con fare antipatico. Mi mordo l'interno guancia e mi fermo. «cosa vuoi eh?»
«che sali in macchina.» prendo un grande respiro e continuo a camminare. «sali. In. Macchina.» scandisce e capisco dal suo tono di voce che non me lo ripeterà un'altra volta e così faccio la scelta giusta: salgo in auto per evitare che mi uccida.

«Rosa ti porto a casa, va bene?»
«se ti dicessi di no mi porteresti comunque lì, quindi...» lui alza gli occhi al cielo, lo vedo dallo specchietto. «c'è Carmela starai con lei e il piccolo Ciro.» lei annuisce e so accende una sigaretta.
Cazzo sono uguali, letteralmente.
Due fotocopie.

Dopo che Rosa scende dall'auto e Ciro la saluta, ripartiamo ed io non ho la più pallida idea di dove si stia dirigendo Ciro, perché quella che sta prendendo non è la strada di casa mia.
«per andare a casa mia...»
«non stiamo andando a casa tua, passa al sedile davanti non ho intenzione di parlare col finestrino.» ordina e assottiglio gli occhi in due fessure, pezzo di stronzo.
Passo avanti, sporcando un po' la macchina e Ciro sbuffa, per niente contento, ma io me ne frego altamente. «che cazzo vuoi da me? Eh?»
«usciamo, devo andare in un posto e mi farà comodo il tuo aiuto dato che è un locale sotto il controllo dei Di Salvo.» ma certo, sono qui perché mi deve usare.
Che illusa che debo sembrargli e che sono, per giunta, perché per un nano secondo ho pensato che volesse chiarire, cazzo dopo un anno ho pensato che si fosse accorto del fatto che è un coglione.
Mi pizzicano gli occhi mentre guardo fuori dal finestrino, sono un idiota.
Dopo tutto quello che mi ha fatto, dopo tutto quello che è successo avevo ancora speranza che fosse cambiato perché cazzo, l'ho protetto dalla mia famiglia, ho messo a rischio tutto per lui e cosa fa? Mi usa.
Vaffanculo.
«cosa hai? Ti conosco e non stai mai zitta, ora ci stai e non è mai un buon segno questo.» ecco perché lo odio.
Conosce tutto di me, riesce a leggermi come un libro aperto.
Anche il solo pensiero che mi ha visto nuda che abbiamo fatto sesso insieme mi imbarazza e mi fa sentire a disagio perché tutto quello che è successo, era deciso: Don Salvatore aveva chiesto a Ciro di estorcermi informazioni e lui lo aveva fatto.
Al punto che ora sono i Ricci ad avere più territorio qui a Napoli.
«non ti aiuterò.»
«ormai stiamo andando e ho messo la sicura alla macchina.» sbatto un pugno sul finestrino, stizzita. «uhuhuh mi piace quando sei aggressiva, mi ha sempre fatto...»
«eccitare? Sì, me lo ricordo lo ripetevi spesso.» rispondo, infuriata.
I ricordi di noi due mi fanno un male del cazzo.
«e così sei entrata a far parte nella famiglia Di Salvo gang?» chiede, sarcastico. «già, erediterò tutto da mio padre.»
«intendi che in futuro sarai la regina Di Salvo?»
«sì e ti farò il culo, cazzo.» rispondo e lui ridacchia mentre appoggia una mano sulla mia coscia, facendomi venire i brividi. «togli quella lurida mano da accanto a me, figlio di puttana o te la taglio.» si morde il labbro e mi guarda per qualche secondo. «mi spieghi perché sei così incazzata?»
«hai il coraggio di chiedermelo? Mi avevi fatto delle promesse e ti avevo detto quanto fossi stanca delle bugie, non ti avevo imposto di restare ma tu l'hai fatto, hai detto che volevi restare e poi mi hai tradito e non hai mantenuto le promesse che mi avevi fatto. Ti ho detto le mie paure, ti ho dato il cuore in mano e tu l'hai distrutto e ridotto in fottuta sabbia.» gli rinfaccio, tutto d'un fiato.
Il suo viso si rabbuia e toglie la mano dalla mia coscia. «saresti dovuta essere più furba, sono un Ricci, come potevi credere alle mie parole?»
«no, tu eri il mio Ciro. Non eri Ciro Ricci il famoso delinquente figlio di Don Salvatore, no, per me eri Ciro, e basta.» spiego e lui si gira verso di me.
Il suo sguardo è quello di sempre: prepotente ma calmo, bello ma stronzo. Riesco però a capire che le mie parole lo hanno colpito.
Non lo da a vedere e si gira verso la strada, sbuffa e getta la testa sul sedile. «bene, ci stiamo dirigendo verso Night il locale di cui stavo parlando, devi far si che io entri senza avere un tavolo prenotato.» fanculo lui e i suoi affari. «ti ho già detto che non ti aiuterò.»
«non hai molte scelte e ti spiego anche il perché: o lo fai o ti porto a casa mia e mio padre deciderà cosa farsene di te e fidati di me quando ti dico che non sarà affatto una cosa buona.» afferma ed io chiudo forte gli occhi.
«capisci che ti aiuterei a togliere di mezzo la mia famiglia dagli affari di Napoli?» lui annuisce. «come ho già detto non hai molte altre scelte.» ribadisce.

«bene allora prima deviamo ad un negozio, non posso presentarmi in questo modo ad un locale e fingere di essere invitata ad una serata se sono vestita così.» rispondo, ormai non ho più le forze per ribattere.
«spero mi farai entrare nel camerino», ridacchia, ed io lo guardo male, facendolo solo ridere ancora di più.

Spazio autrice

Questo è decisamente uno dei capitoli più lunghi che ho scritto, ma doveva essere così.
Forse è un po' ripetitivo ma è questo quello che mi sentivo di scrivere. Come avete letto nessuno dei due è morto e si è inserita Rosa nella storia.
Vi aggiorno sul fatto che mancano solo pochi capitoli alla fine della storia, ora lo so con certezza.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e alla prossima!

Ps. Ricordatevi di supportarmi lasciando commenti e stelline!

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now