Paradiso, quarto giorno.

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POV CIRO

«quale è il tuo numero preferito?» mi chiede ed io spalanco gli occhi.
«perché cazzo dovrei avere un numero preferito, Clarì.» gli rispondo forse troppo brusco, lei però alza le spalle. «il mio è 27, lo vedo ovunque.» afferma.

Non so neanche perché sto cercando di pensare al mio numero preferito ma al momento non importa molto.
«mi piace il 9», dico e lei annuisce.

«canzone preferita?», infondo dato che ci sono prendo informazioni, come aveva richiesto mio padre.
«beh ce ne sono tante: Another Love di Tom Odell, Iris dei Goo Goo Dolls oppure... Crudelia di Marracash e Pleasentville di»

«di Nitro, è anche la mia preferita.»

Devo ammettere che sono sorpreso, non immaginavo che Clarissa ascoltasse Pleasentville.
Non mi sembra il tipo a cui piace l'hip pop-rap, insomma lei fantastica sull'amore la maggior parte del tempo e... Non me l'aspettavo.
Sul suo viso si allarga un sorriso.
«perché ti piace?»
«l'ho sempre trovata, vera. Insomma non sono quel tipo di persona che pensa che in una relazione è tutto perfetto e Nitro lo descrive benissimo.» spiego, con un po' di menefreghismo.

«ieri il club è andato bene», aggiungo dopo un po' di silenzio.

«già, mi hanno portato tutti i disegni tranne i tuoi amichetti, che hanno portato più uno scarabocchio che un disegno.» afferma lei ed io ridacchio.
«il mio quindi lo ritieni quanto meno apprezzabile?» lei mi guarda con attenzione e molto sorpresa. «scherzi era perfetto il tuo disegno. L'ho persino rubato.» alzo le sopracciglia, cosa?

«come?»

«gli altri gli ho dati al comandante per farli incollare ad uno dei tanti corridoi del IPM, ma il tuo no. Ce l'ho nella valigia.» sorrido compiaciuto, per poi andare vicino a lei e baciarla. Siamo in sala comune e a quest'ora non c'è nessuno, dato che è venerdì sono tutti fuori al campetto.
Tutti tranne io e Clarissa.
Mi faccio trasportare troppo da quello che doveva essere solo un bacio dolce a stampo e quindi prendo Clarissa da sotto il culo e me la metto sopra.

Continuiamo a baciarci intensamente, metto le mani sotto la sua maglietta e mi avvicino ai suoi seni. Lei mi guarda. Ritraggo le mani, forse ho esagerato.
«ehi perché smetti?»
«ho visto come mi hai guardato, non sei ancora pronta.»
«andiamo, vieni con me.»

Corrugo la fronte e la seguo, finché mi accorgo, ci stiamo dirigendo verso il dormitorio femminile. «ci sono poche guardie, sarà facile aggirarle.» io rido.
«se vuoi scopare, credi che non urlerai dal piacere il mio nome? Ci sentiranno.» lei mi guarda indignata.
«gne gne non ti sto portando dove pensi, è una scorciatoia per andare nel laboratorio d'arte, lì non c'è mai nessuno a quest'ora.»

In silenzio ci incamminiamo verso il laboratorio d'arte e quando entriamo, chiudendoci la porta dietro le spalle, Clarissa mi si butta letteralmente addosso. Mi bacia con foga, come a farmi capire che è pronta.
Ma non lo è, ed io lo so.
«facciamo stasera, Clarissa, per me non c'è problema.» mi stacco, lei alza le sopracciglia confusa. «sicuro che lo fai per me e non per te?»

La domanda mi devasta, cazzo.

Credo che Clarissa abbia ragione.
«io penso che tu abbia paura di venire a letto con me.» io ridacchio.
«non mi fai paura» ma vengo stoppato da lei che mi da uno schiaffo dietro la testa. «non in quel senso, Ciro. Io credo che tu abbia paura di venire a letto con me perché sai che dopo non si torna più indietro. Hai paura di andare oltre, di spingere troppo oltre il tuo cuore.» rimango senza parole perché ha ragione.

Lei ha sempre ragione su queste cose.

«io non ho paura.»
«se per il tuo orgoglio questo è troppo possiamo farlo anche stasera, non ho molti problemi.»
«e dove vorresti farlo di sera? Ci scoprirebbero subito.»
«allora... Aspetterai, boss.» assottiglio gli occhi. Scuoto la testa, non ha proprio capito nulla. «no, allora ora andremo in un posto di cui mi fido molto di più di questo, scoperemo e tu starai molto attenta a stare zitta.» dico.

Lei sorride e poi scoppia a ridere.
Poi corriamo verso un magazzino, quello più esterno del IPM.
Lì nessuno ci sentirà.

******
POV CLARISSA

Sento il cuore rimbombarmi nelle orecchie, sono così felice.
Sorrido come un ebete da quando stamattina Ciro ha deciso di rimanere con me nella sala comune.
Cazzo se sono innamorata di lui.
Sul serio è come volare in cielo pieno di stelle, come il vento in una giornata calda è... Fantastico.

Arriviamo davanti ad una porta, ma c'è una guardia che non ho mai visto.
«Rinù, vattenn».
«Cì, n'atra uaglion?» il mio cuore si spezza ma cerco di non farlo vedere, mi volto solo verso Ciro. «si Rì famm entrà», Rino ci fa passare ma entro solo io.

«Rinù lasciac soli».

Ciro entra nel magazzino ed io gli do uno schiaffo sul viso così forte che mi formicola la mano, lui si tocca la guancia ma non emette nemmeno un fiato. «mi hai portata seriamente dove ti sei scopato altre mille ragazze? Forse anche le mie amiche?»
«Clarissa qui è l'unico posto dove puoi urlare il mio fottuto nome così forte da farmi venire. Cazzo, non credere che ti abbia portata qui per farti soffrire. Perché ora, qui, voglio solo farti gemere dal piacere.» afferma ed io rilascio un sospiro.
Mi mette le mani sui fianchi e avvicina il viso al mio. Una lacrima mi scende sulla guancia e lui fa una faccia disgustata per poi toglierla dal mio viso, baciandomi un punto sotto l'occhio. «no, no, no. Non devi piangere per me. Non devi soffrire per me. Non è così che dovrebbe essere, tu... Tu dovresti...» le sue parole mi fanno sorridere debolmente ma mi allontano.

«dovrei fare cosa, Ciro? Io sono innamorata di te. Lo sono da quando mi hai parlato sulla barca!» urlo, frustata. Lui scuote la testa rassegnato. «smettila, allora!»
«perché? Ti sei già stufato di me? Non abbiamo scopato e ormai ti stai rompendo i coglioni di rincorrermi, non è così?» chiedo con il veleno che mi brucia la gola.

«no cazzo! Non mi sono stufato di te e non me ne importa niente di scopare con te Clarissa! Perché non lo capisci?
Mi hai letteralmente rubato il cuore e fottuto la mente! Sei come un cazzo di virus ti sei insediata dentro di me e non sei più uscita! Perché io...» si blocca di colpo, come sorpreso e... Spaventato. Sbarro gli occhi.
Una speranza, una luce.

«tu sei cosa?»

«niente.» mi mordo il labbro inferiore. «dillo, ti prego non avere paura.» mi avvicino, cercando di toccargli il viso ma si scansa. Riprovo e lui dopo aver cercato di opporr resistenza mi bacia con foga. «perché io sono innamorato di te.»

E questo mi basta.

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now