•2 - Fragola.

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Mentre l'acqua scorrere calda lungo il mio corpo, non posso fare a meno di essere soddisfatto di me stesso e ciò che ho detto stanotte a quelle puttane con cui lavoro.

Metto l'asciugamano e raggiungo la cucina per cercare qualcosa da mangiare, anche se sono le tre di notte passate.
Faccio per mangiare il pezzo di pizza rimasto nel forno da chissà quanto tempo, ma qualcuno decide di suonare il campanello facendomi scampare una morte certa per avvelenamento da cibo avariato.

Apro la porta, aggrottando le sopracciglia.
«Wow, mi stavi aspettando?» Domanda, riferendosi al fatto che indosso solo un asciugamano.
«Stavo cercando di non morire di fame.»

Torno verso la cucina, cercando qualcosa nel frigo. «Sei tornato adesso?»
«Mezz'ora fa, circa» gli rispondo, aprendo la confenzione di gelato. «Non ti da la nausea?»
«Mi da gioie.»

Porto il cucchiaio alla bocca e faccio spallucce.
«Tu perché sei qui, a quest'ora?» Gli chiedo, appoggiando la schiena contro al bancone.
«Perché tu mi hai detto di venire da te se avessi sentito il bisogno di bere.»

Lo guardo subito e sospiro, appoggiando il bicchiere. «Sì...è bello che tu mi abbia ascoltato.»
Afferro la sua maglietta, così si avvicina a me.
«Ne vuoi un po'?» Gli porgo il cucchiaio, inclinando la testa di lato.

Prendo il lembo della maglietta tra le mani, la sollevo lentamente e gliela sfilo.
Le mie dita sfiorano la sua pelle e sorrido compiaciuto quando rabbrividisce e si irrigidisce.
«Bambolino» mi richiama, seriamente abbassando il suo sguardo scuro su di me.
Non dovrei sentirmi così soddisfatto ogni volta che lo porto al limite, ma non posso fare a meno di adorare di riuscire a provocarlo in questo modo.

«Dimmi» sussurro, mentre prendo il bicchiere e il cucchiaio.
Percorro il suo petto con il gelato, facendogli stringere i denti. «Rilassati» gli dico, appoggiando le mani sulla cintura dei suoi jeans. «Ti farò smettere di pensare.»

Lecco la sua pelle, pulendo il suo addome dal gelato alla fragola e panna, mentre scendo lentamente fino all'elastico dei boxer.
«Non giocare» sibila.
Appoggio una mano sul suo petto, incastrando i miei occhi nei suoi con le ginocchia piantate nel pavimento. «E chi sta giocando?»

Avvicino le mie labbra alla sua intimità, senza mai smettere di guardarlo. Perché gli sguardi sono la base dell'erotismo stesso, insieme all'odore dei corpi.
La mia lingua lo percorre, come se stesse tracciando un percorso.

Lui respira pesantemente, con le labbra dischiuse e lo sguardo di chi sta guardando un'apparizione divina. E questo non fa altro che rendermi ancora più soddisfatto: il fatto che lui mi veneri.

Prendo la sua intimità tra le labbra, così lui afferra i miei capelli con una mano e si lascia uscire un gemito roco.
«P-porca puttana» sibila mordendosi la bocca, forse troppo forte.
Lo guardo negli occhi, muovendo la lingua e le labbra.

La soddisfazione che provi quando vedi il tuo uomo che brucia di piacere a causa tua, è sopra a qualsiasi altro tipo.
E io amo vedere il mio perdere la testa per me.

Succhio con più forza, muovendo le labbra più velocemente. «C-cazzo, bambolino.»
Tira i miei capelli, tenendo ferma la mia testa e stringe i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche.

Mi allontano, passando le dita sulle mie labbra.
Afferra i miei fianchi, facendomi sedere sul bancone e tirando il mio corpo verso il suo.
Infilo la lingua nella mia bocca, mentre divarica le mie gambe.

Mi toglie l'asciugamano, stringe le mie anche e si abbassa.
«Occhio per occhio, bambolino.»

Passa la lingua sulla mia entrata, facendomi gemere.
Appoggio le mani sulla sua testa e stringo i suoi capelli, mentre lui tiene le mani salde e ferme sulle mie cosce.

Il suo tocco brucia, ma non fa male è quasi un bisogno. E mi sento come non potesse farne più a meno, di lui e di quello che mi fa sentire.

Getto la testa all'indietro, graffiando le sue spalle e mi mordo il labbro inferiore.
So bene che il mio corpo riesce a comunicargli cosa voglio, senza che io debba parlare.

Si alza e avvicina le sue labbra alle mie.
Entra in me, così afferro il bordo del bancone mentre si muove con forza.

Bacia il mio collo e stringe le mie gambe.
«Muoviti contro di me» sussurra, al mio orecchio.
Infilo le dita tra i suoi capelli e assecondo i suoi movimenti, facendo come ha detto.

Graffio il suo petto, chiudendo gli occhi e sentendomi come se stessi viaggiando su una moto a trecento chilometri orari e come se l'adrenalina stesse divorando il mio corpo.

Stringe la mia guancia, passando la lingua sulle mie labbra e mordendo la mia bocca.
«C-cristo» sbotto, intrecciando le gambe dietro alla sua schiena.
«Non cercare la benedizione nella dannazione» sibila, tirandomi verso di sé.

Ruoto la testa, lasciandomi divorare dal piacere.
Stringe le mie gambe, cercando le mie labbra.

Mi aggrappo alla sua schiena, conficcando le unghie nella sua pelle.
Ringhia, muovendosi con più forza e facendomi gemere con voce più alta.

«Merda, piccolo - sussurra - non stringerti c-così.»
Appoggio le mani sulle sue guance, muovendo il mio bacino contro al suo e ansimo vicino alle sue labbra.
«E t-tu scopami p-più forte» sibilo. Sul suo viso si fa largo un'espressione talmente compiaciuta che mi fa tremare il corpo.
«Se continui così i vicini ti sentiranno urlare il mio nome.»

Mi mordo il labbro, «s-sta zitto.»
Tira il mio corpo verso il suo e spinge con più velocità e profondità.
«M-merda - sbotta - quanto cazzo ti amo.»
Sorrido, circondando il suo collo con le braccia mentre il mio corpo trema. «T-ti amo, Tae.»

Fa scontrare le nostre labbra, lasciando che il mio corpo venga scombussolato dall'orgasmo.

[...]

Butta in aria il fumo, mentre accarezza la mia schiena nuda.
Percorro il suo petto con le dita e sorrido, senza riuscire a smettere.

«Stanotte ho quasi ucciso quattro spogliarellisti.»
Ridacchia, «e questo istinto omicida da dove ti è nato?»
Mi guarda, così mi lecco le labbra.
«Dal fatto che sono quelle troie, pensavo di poter fottere con me. Voglio dire, io posso distruggerli con un soffio, come se fossero tessere del domino.»

«Già, non stento a crederlo» dice, con un sospiro. «Anche perché io sono la puttana che sta insieme all'uomo più voluto al mondo.»
Alza il mio mento con due dita, così lo guardo.
«La cosa ti piace, vero?»
«Non ne hai idea di quanto, amore.»

Spingo la lingua contro la guancia e sorrido soddisfatto, «perché sono io a scopare con te e sono io quello per cui tu hai perso la testa.»
«L'umiltà?»
«Non fa per me.»

Ride, portandosi la sigaretta tra le labbra e facendo un tiro.
Soffia in alto e mi guarda, accarezzando la mia bocca con il pollice. «Sono l'uomo più fortunato del mondo, ma non per i soldi.»
«E per cosa?»
«Per te, come se non lo sapessi.»
Gli stampo un bacio sulle labbra.

«Per questo quelle puttane possono solo leccarmi i piedi. Io sono una fottuta regina e nessuno può dire il contrario.»
Alza le mani, «io no sicuro, bambolino.»

«Dio, tu sei tutto quello che c'è di bello nella mia vita» sospira, scuotendo la testa.
Appoggio le mani sulle sue guance, guardandolo negli occhi. «Potresti seriamente far innamorare qualsiasi ragazzo, con questo sguardo» dico.
«A me basta che un solo ragazzo sia innamorato di me.»

Stringe la mia schiena con un braccio.
Sorrido, annuendo. «Sono perdutamente e pazzamente innamorato di te, Kim Taehyung.»
Faccio unire le nostre labbra, con il cuore che mi esplode.

STRIP 3 | Madness-Lies Where stories live. Discover now