•25 - Figlio di suo padre.

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«Il giorno in cui sono nato, mio padre stava giocando d'azzardo.
Quando ha saputo che mia madre era stata portata in ospedale, non ha fatto niente.
Sapete, la mia nascita non è stata semplice. Mia madre stava per morire in sala parto e io con lei, ma grazie a qualunque dio esista...entrambi ce l'abbiamo fatta.

A sei anni, potevo sentire quanto quell'uomo desiderasse solamente che fossi morto ancora prima di nascere.
Sentivo questo suo costante odio profondo nei miei confronti.

Qualunque bambino della mia età che conoscessi, andava al parco, alle partite di basket, al cinema o alla sala giochi con suo padre. Come se fossero stati i loro piccoli principi.
Io questa sensazione non l'ho mai provata.

Ogni volta che provavo ad avvicinarmi a mio padre, lui mi mandava via con parole e gesti.
Quando chiedevo a mia madre perché mi odiasse così tanto,  lei cercava di nascondere quanto questo fosse vero.

Sapete cosa diavolo significa essere consapevoli, a soli otto anni, che vostro padre voleva che moriste?

Ho avuto un'infanzia difficile, costellata di moltissime ferite che invece di chiudersi non facevano altro che diventare sempre più profonde sino a raggiungere la mia parte più nascosta. Quella parte pura che doveva rimanere intatta.

Quella ferita fu alimentata da un dolore fisico. Questo successe quando avevo undici anni.

Una sera, stavo per andare a dormire e in quel momento mio padre era sotto l'effetto di alcool e al tempo stesso arrabbiato per qualcosa che era successo a lavoro.

Quando mi sono fermato a guardarlo, lui non ha fatto altro che urlarmi addosso e onestamente nemmeno ricordo cosa...e poi mi ha spinto contro ad un tavolino di vetro.

Quella volta, potevo morire seriamente e sarebbe stato il mio stesso padre ad uccidermi.

Dopo quella sera, il mio rapporto con lui...se così si può definire, è diventato sempre più complicato e mia madre faceva di tutto per non farmi rimanere da solo con lui.

Sono cresciuto con l'esempio sbagliato di uomo e questo ha influenzato la mia relazione con le altre persone ma soprattutto con me stesso.

Da adolescente, credevo che il mondo fosse contro di me e in un certo senso credevo anche di meritare quel dolore.
Ho iniziato a fare cose sbagliate. A frequentare le persone sbagliate.

Alla soglia dei miei diciassette anni, ero dedito all'alcol, a fare a botte e ad essere piuttosto violento verso me stesso.
E questo, a dire la verità, è durato sino a poco tempo fa.

Quando mi arrabbiavo, facevo di tutto per nasconderlo e poco alla volta la rabbia aumentava fino a quando non riuscivo più a contenerla e finivo per prendere a pugni qualsiasi cosa o persona mi capitasse davanti.

La cosa più difficile era essere convinto di essere uguale a mio padre e quindi non potevo fare altro.
Era veramente doloroso, in quei momenti, essere consapevole di essere figlio di mio padre. Avrei dato qualsiasi cosa per non esserlo.

Tutt'ora, nonostante io sappia che non è così, la mia paura più grande è quella di essere uguale a lui o di diventarlo...un giorno.

Quando ho ripreso in mano la mia vita, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era di dovermi realizzare, per diventare migliore di mio padre, per fare in modo che lui provasse ancora più odio per me, per essere diventato più di lui. E sa una cosa, signor giudice? Ci sono riuscito.

Da quel momento, non faccio che guardarlo dall'alto e sentirmi soddisfatto per essermi riuscito a rialzare dopottutto quello che quell'uomo mi ha fatto passare.

In ogni caso, ogni volta che ci vedevamo finivamo sempre per litigare e a volte ad alzare le mani l'uno contro l'altro.

Quando ero un ragazzo, facevo di tutto per evitare di far passare a mia sorella lo stesso che avevo passato io. E ammetto che, anche se è stato difficile, ci sono riuscito.

Per quanto riguardava me, ormai il danno era fatto e l'unica cosa che potevo fare era riuscire ad andare avanti. Pronto o no.

Sapete, signor giudice, giuria, avvocato, l'unica cosa da fare per riuscire veramente a farla pagare a qualcuno che ti ha ferito è fargli vedere quanto quello che ti ha fatto, non abbia significato niente per te, nonostante tu abbia sofferto.

Ed è così per me, Seokmin. Perché è questo il tuo nome. E non hai la minima idea di quanto mi disgusti pronuciarlo, ma sai una cosa? Non mi farà mai così tanto schifo, quanto chiamarti "papà".

Perché, tu...tu non sei mai stato mio padre. Sì, hai messo incinta mia madre ma poi? Niente. Esattamente come hai fatto con centinaia di altre donne.

Avete idea di quanti figli quest'uomo abbia sparsi per il mondo? E probabilmente della maggior parte, non ne ha conoscenza nemmeno lui.

Lui, non è altro che un assassino, uno stupratore...è solo una bestia. Non un uomo e sicuramente, non un padre.
Molti uomini che tu hai fatto uccidere erano padri e avresti potuto imparare molto da loro.

Sai, vorrei veramente sapere se sei sempre stato così oppure qualcosa ti ha seriamente fottuto il cervello. Perché se sei così, senza aver subito qualche trauma allora il tuo posto non è nemmeno in prigione ma in un ospedale psichiatrico. Tu sei un sadico, uno psicopatico e meriti di pagare per tutto quello che hai fatto.

Vorrei chiedere una cosa alla giuria. Siate sinceri con voi stessi, sareste davvero così corrotti da lasciare che quest'uomo, dopo tutti i crimini che ha commesso nei confronti di così tante persone, vaghi libero per questo mondo? Avreste il coraggio di guardarvi allo specchio, sapendo di essere responsabili di aver commesso un errore irrimediabile? Potreste andare avanti, consapevoli di aver fatto il suo gioco?

Io credo proprio di no. Nessun essere umano con un cuore, potrebbe mai vivere in pace con sé stesso.

E quindi se siete d'accordo con me, vi scongiuro di fare la cosa giusta. Si tratta di giustizia per le sue vittime.
Dovete aver provato qualcosa dopo aver sentito tutte le storie che sono state raccontate in quest'aule, durante tutto questo tempo. Qualsiasi cosa: odio, disgusto, pena, rabbia. Non m'importa. Ma sono certo che sappiate tutti certamente, quanto sia sbagliato credere solamente che meriti compassione.

Io sono l'ultimo testimone delle sue atrocità e dopodomani, probabilmente voi sarete coinvolti in un altro processo. Ma vi prego, oggi dovete fare la cose giusta.
Fate in modo che non resti impunito.»

«Ha qualcosa da aggiungere, signor Kim?»

Scuoto la testa, incrociando le mani.
«No, è tutto.»

STRIP 3 | Madness-Lies Where stories live. Discover now