•13 - Il party della Elektra.

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Allento il nodo della cravatta, poi mi massaggio gli occhi

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Allento il nodo della cravatta, poi mi massaggio gli occhi.
Nonostante sia già tardi e tutti siano già a casa, io sono rimasto alla Elektra a pensare come  poter mettere apposto le cose.
Però, mentre l'odore del tabacco riempe le mie narici e guardo le macchine che sfrecciano sulla strada dalla vetrata del mio ufficio, la mia testa è come fumo.

Non riesco a pensare, a riflettere e a restare lucido.
I miei problemi mi hanno portato a tenere sempre una fiaschetta di vodka con me, nella tasca interna della mia giacca come se fosse uno sciroppo contro la rabbia e il dolore.

Tutto intorno a me, sembra solo uno sfondo sfumato come un dipinto in cui il pittore cerca di far puntare tutta l'attenzione sul soggetto del quadro e così tralascia gli altri dettagli.

Aggrotto le sopracciglia, guardando il riflesso dal vetro.
«Non dovresti essere al club?» Gli chiedo, mentre mi giro.
Fa spallucce, «volevo sapere se stavi bene.»
Si avvicina a me, ma sembra diverso dal solito. Sembra che stia provando a non far trasparire alcuna emozione e non è da lui.
«So che stai affrontando un brutto periodo.»

Nonostante mi stia cercando di far capire quanto sia preoccupato, la verità è che io non riesco a vedere alcuna preoccupazione, alcun sentimento nei suoi occhi.
E così tremo. Perché ha quello sguardo così freddo?

«Sto bene» gli rispondo, appoggiando una mano sulla sua guancia.
Posa gli occhi su di me, con un'espressione che trasmette solamente disgusto.
Disgusto per me.

Sento il mio corpo irrigidirsi.
Scuote la testa, «per favore, è ora di finirla con questa sceneggiata.»
Ingoio un groppo, mentre penso solo a quanto questo Jungkook non abbia nulla a che fare con il mio.
«Allora è vero...tu sei stato con quello stronzo.»
Fa spallucce, «sì e allora?»

Si posa le mani sulla bocca ridendo, così stringo un pugno. «Oh mio Dio - sospira - non dirmi che credevi davvero che ti amassi.»
«Taehyung, nessuno potrebbe mai amarti. E io meno di tutti. Non sono mai stato tuo. Odio quando mi tocchi, vorrei vomitare. Odio persino la tua voce. Io ti odio.»
Io ti odio.
Io ti odio.
Io ti odio.

«Tae!»
Apro di scatto gli occhi, mettendomi seduto sul letto con il respiro pesante e il sudore addosso.
«È tutto okay, era solo un incubo.»
Accarezza i miei capelli, così lo guardo e deglutisco.
I suoi occhi brillano, mentre mi osservano preoccupati. Davvero.

«Scusa» sussurro e con le mani mi copro il viso. «Va tutto bene» dice.
«Sono veramente un casino, cazzo.»
«Non dire così, non è vero.»
Poso i miei occhi su di lui e sospiro, per poi accarezzargli la guancia con il pollice.
Lui sorride, con le gote rosse e così sento un peso in meno sul petto.
«Torna a dormire, bambolino. Adesso sto bene.»

Scuote la testa, «mi diresti se ci fosse qualcosa che non andasse, vero?»
Resto in silenzio per qualche istante, consapevole di stargli per dire l'ennesima stronzata.
«Certo» rispondo.
«Ti va di parlarmi dell'incubo?»

STRIP 3 | Madness-Lies Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora