Capitolo Undici: "About Damn Time"

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Stranamente mi ero svegliata nel mio letto, e non intendo nel letto che condivido con Martino da giorni ma il mio vero letto. Mi era mancato tutto questo: le pareti verde scuro, i mobili bianchi e tutte le mie cose. Anche se a casa di Martino non mi facevano mancare niente, qua mi sento al completo e devo ammetterlo: mi era mancata casa. Ieri mattina sono tornata soprattutto per lasciare i vestiti sporchi e prenderne altri ma poi ho incontrato Nina. Era sdraiata sul divano con una ciotola di popcorn poggiata sul ventre, indossava ancora il pigiama, lo si poteva capire perché era il classico a quadretti rossi e neri, aveva i capelli avvolti nei bigodini. Quando avevo chiuso la porta non avevo nemmeno girato la testa per capire chi fosse entrato e io non feci niente per farle capire la mia presenza. Andai velocemente in camera e mentre misi dei vestiti puliti in borsa la vidi appoggiata alla porta. Non aveva portato con sé gli snack e la sua espressione non faceva capire niente di quello che frullava nella testa. Vedevo tutto ma non capivo niente.


Il suo sguardo indagatore mi mise ansia tant'è che in fretta e furia misi le cose all'interno della borsa evitando di piegarle e me ne uscii dalla camera, evitando un possibile contatto. Mi dispiaceva anche non parlarci più e averci litigato, perché rimane sempre la mia sorellona, ma mi ha dato un sacco fastidio quello che ha detto sulla mia persona, parlando come se fossi un'ingrata e paragonandomi a una puttana. In cucina rubai un po' di merendine, per evitare di prendere quelle a casa del mio migliore amico, già ero d'intralcio a loro, anche se non mi avevano dato niente da cui capirlo, non volevo neanche rubare cibo. Stavo anche per rubarmi qualche fragola appena lavata quando mia sorella parlò ed ero sicura al cento per cento che non stava né mandando unmaudio né facendo una chiamata, stava parlando con me, proprio con me. Il mio sguardo si illuminò, me lo sentivo, ma prima che lei arrivasse vicino a me tramutai il mio sguardo in qualcosa di apatico e stanco.

<< Mi sento male riguardo quello che è successo >>
Alzai gli occhi al cielo e dovevo ringraziare tutti i santi che io sia ancora di spalle, mi morsi il labbro intenzionata a correre da lei ed abbracciarla e perdonarla subito ma invece deve soffrire come lei ha fatto con me. << Quindi, ti stai scusando? >>
Mi girai verso di lei e sperai di vedere qualche differenza nella sua espressione rispetto a prima, invece era identica. Annuì velocemente, come se avesse aspettato da troppo questa domanda. << Si, mi dispiace >>
Questa volta sono stata io ad annuire e a sorriderle beffarda << Okay, non ti perdono >> alzai le spalle e presi la mia borsa, lei sgranò occhi e bocca non aspettandosi una risposta del genere da me: la sua cara sorellina che è sempre stata buona. La superai e mi diressi verso la porta di casa << Ma mi dispiace >> mi fermò poggiando una mano sul mio avambraccio. Annuii, come prima e sorrisi tristemente mentre pronunciai queste parole
<< Si e non ti perdono >>

La casa è vuota, mi sono accorta di questo alle nove in punto di sabato mattina ed era abbastanza normale in casa mia che non c'era nessuno, mia sorella al lavoro e i miei a fare la spesa. Avevo un problema, ogni sabato o domenica o - soprattutto - giorno festivo non riuscivo a svegliarmi oltre le dieci. Mi ricordo quando la mattina di Natale, dell'anno scorso, mi sono alzata alle sette di mattina senza l'aiuto di una sveglia o del pensiero che dovevo preparare qualcosa per il pranzo. Semplicemente i miei occhi si sono aperti di botto e ho provato e riprovato a girarmi e rigirarmi nel letto e nel piumone, di cui in inverno non posso farne a meno, ma niente, i miei occhi erano ancora aperti e il mio cervello non voleva sapere niente di rimettersi a dormire, così come una pazza mi sono alzata e mi sono rivista per l'ennesima volta la terza stagione di Teen Wolf. Quello che è successo a natale dell'anno scorso è accaduto di nuovo stamattina, solo che oggi è un sabato come tutti gli altri e non il giorno della nascita di Gesù, che in realtà è nato ad Agosto e non a Dicembre. Proprio come quella volta io mi sono rimessa a guardare la mia serie preferita anziché prendere dei libri e iniziare a studiare italiano o storia, materie in cui sono una merda e ci metto anni per capire anche solo una frase.

Amare è come volare Where stories live. Discover now